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BCE in pausa. Le previsioni dei gestori sulle mosse future

7/18/2024 | Daniele Riosa

La Banca Centrale Europea lascia i tassi invariati, quello sui finanziamenti principali rimane al 4,75%, quello sui depositi al 3,75%. Gli analisti scommettono su un taglio a settembre


Nessuna sorpresa dalla Banca Centrale Europea che ha lasciato invariati i tassi di interesse. Il tasso sui finanziamenti principali rimane al 4,75%, quello sui depositi al 3,75% e il tasso sui prestiti marginali al 4,50%. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese dall’istituto di Francoforte.

Ulrike Kastens, european economist di DWS, sottolinea che “come previsto, oggi la BCE non ha abbassato i tassi di interesse e non ha apportato modifiche alla sua comunicazione monetaria. Le dichiarazioni sull'inflazione rimangono equilibrate. A nostro avviso, la BCE è in attesa di ulteriori dati, in particolare di un rallentamento dell'aumento dei salari. Ciò potrebbe lasciare spazio a un ulteriore allentamento delle restrizioni di politica monetaria. Prevediamo ancora il prossimo taglio dei tassi di interesse a settembre”.

Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners, si concentra sulle reazioni future dei mercati: “Guardando avanti, in particolare al mese di settembre quando il mercato sconta una riduzione del costo del denaro sia da parte della BCE che della Fed, i titoli ciclici potrebbero beneficiarne: settori come l'industria, i materiali e i beni di consumo discrezionali tendono a performare meglio in un contesto di politica monetaria più accomodante. Potremmo assistere dunque ad una rotazione verso titoli più ciclici o meno legati al boom dell'AI. Gli investitori potrebbero spostare i capitali dai titoli tecnologici ad alta crescita verso settori più tradizionali e ciclici. Indici come l'S&P 500 Equal Weighted o il Russell 2000 potrebbero vedere un miglioramento relativo rispetto all'S&P 500 tradizionale, dominato dai giganti tech. Nel mercato obbligazionario, ci si aspetta una discesa dei rendimenti e un rialzo dei prezzi. Alcuni investitori potrebbero chiudere le loro posizioni prima della scadenza per realizzare profitti: con l'aumento dei prezzi delle obbligazioni, gli investitori potrebbero preferire vendere in anticipo per sfruttare i guadagni di capitale piuttosto che attendere la scadenza. I rendimenti dei titoli di stato scenderanno gradualmente, come visto recentemente, ma saranno influenzati anche dai fattori geopolitici. Eventi globali come tensioni politiche e conflitti possono infatti influenzare i rendimenti dei titoli di stato, rendendo il mercato più volatile”.

Martina Daga, macro economist di AcomeA SGR, spiega che “la Bce rimane strettamente dipendente dai prossimi dati per le future decisioni di politica monetaria, che saranno basate in particolare sull'outlook di inflazione, le dinamiche di inflazione sottostante e sulla forza del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. La Bce non dà indicazioni sulle prossime mosse, nemmeno sul prossimo meeting che sarà a settembre, sulla decisione peseranno inoltre le nuove proiezioni macroeconomiche di settembre. Lagarde sottolinea che ci sia molto consenso all'interno del consiglio direttivo sul fatto che non sia in questo momento appropriato impegnarsi su determinate mosse per il futuro”,

Nicolas Forest, cio di Candriam, rileva che “dopo un primo taglio dei tassi a giugno, il mercato prevede altri due tagli entro la fine dell'anno. Ciò corrisponde alle nostre aspettative, poiché le dinamiche dell'inflazione dovrebbero continuare a sostenere un ulteriore allentamento. L'attuale tasso di interesse reale rimane significativamente alto, il che potrebbe giustificare una normalizzazione della politica monetaria. Nella sua conferenza stampa, Christine Lagarde è rimasta relativamente cauta, sottolineando un approccio dipendente dai dati. La conferenza stampa è stata anche l'occasione per ricordare ai Paesi europei le regole fiscali che devono rispettare, un messaggio rivolto ai governi tentati di perseguire un maggiore allentamento fiscale, soprattutto se i tassi scenderanno ulteriormente. L'allentamento monetario sta quindi iniziando per i mercati sviluppati. La BCE ha aperto la strada a un nuovo capitolo della politica monetaria, prima della FED e della BoE”.

Ann-Katrin Petersen, chief investment strategist for Germany, Austria, Switzerland and Eastern Europe di BlackRock Investment Institute, non crede che “la BCE taglierà i tassi in modo rapido e deciso. Come il ciclo di rialzi, questo non è il tipico ciclo dei tagli. Non si tratta di un ritorno al mondo di una volta, in cui l'inflazione era costantemente ben al di sotto dell'obiettivo del 2%. Con un mercato del lavoro ancora rigido e una produttività debole, le pressioni interne sui prezzi potrebbero mantenere l'inflazione vicina o superiore al 2%, anche se pensiamo che la crescita dei salari scenderà dai livelli attuali. Dato che la BCE ha alzato i tassi a livelli altamente restrittivi, un ritmo costante di tagli dei tassi nei prossimi trimestri, compreso uno potenzialmente a settembre, lascerebbe ancora la politica a pesare sulla crescita. Questo anche dopo aver tenuto conto di quello che probabilmente ora è un tasso neutro più elevato a causa dei cambiamenti strutturali”.

Secondo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, “se il prossimo taglio arriverà già a settembre o si dovrà aspettare ottobre dipenderà anche dalle decisioni della Fed, che a settembre si pronuncerà sei giorni dopo l’Eurotower. Ad ogni modo, la riunione BCE di settembre sarà preceduta dal simposio di Jackson Hole (22 - 24 agosto), che potrebbe anticipare le future mosse della Fed. Indicazioni ulteriori potrebbero arrivare anche dalla riunione della Fed del 31 luglio, quando ad esempio potrebbe essere modificato o addirittura omesso l’aggettivo “elevata” che finora ha sempre accompagnato l’inflazione. L'anno potrebbe concludersi con un totale di tre tagli sia per la Bce che per la Fed. La prima potrebbe effettuare i prossimi tagli in settembre e dicembre, in corrispondenza dell'aggiornamento delle stime su PIL e inflazione, ipotizzando un'apertura forte della Fed al taglio di settembre a Jackson Hole, insieme a qualche indizio nella riunione del 31 luglio”.

David Chappell, senior fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, rileva che “gli ultimi dati sull'inflazione da servizi e salari non hanno mostrato segni di moderazione, come inizialmente sperato dopo il taglio dei tassi di giugno. Sebbene i rischi per la crescita restino orientati al ribasso, in alcuni settori le retribuzioni dei lavoratori stanno ancora recuperando terreno come conseguenza tardiva dell'impennata dell'inflazione post-Covid. La BCE resta fiduciosa che i salari si attenueranno nei prossimi trimestri, tornando a livelli che consentiranno all'inflazione di rientrare in maniera sostenibile verso l'obiettivo del 2%. Man mano che vedremo compiersi questo processo, la banca centrale adotterà ulteriori misure di normalizzazione, la prossima delle quali avverrà probabilmente a settembre”.

Konstantin Veit, portfolio manager di PIMCO, ricorda che “le riunioni di politica monetaria della BCE a luglio tendono ad essere poco movimentate e, come ci aspettavamo, quella di oggi non ha fatto eccezione. La BCE ha mantenuto invariati i tassi sui depositi al 3,75% e non ha fornito molte indicazioni. Un mercato del lavoro solido suggerisce che la BCE non ha fretta di tagliare ulteriormente i tassi. Il flusso di dati dei prossimi mesi deciderà la velocità con cui la BCE eliminerà ulteriori restrizioni. Data la funzione di reazione della BCE, prevediamo che continuerà a prevedere tagli dei tassi nelle riunioni sulle stime degli esperti dell’Eurosistema; ci aspettiamo il prossimo taglio del tasso sui depositi a settembre. Contrariamente a quanto avvenuto all'inizio dell'anno, l'attuale valutazione del mercato sembra ragionevole e sostanzialmente in linea con la nostra previsione di base, che da tempo vede tre tagli per quest'anno”.

Gero Jung, chief economist di Mirabaud Asset Management, mette in luce che “la Bce ha mantenuto i tassi d’interesse di riferimento invariati (una decisione differente sarebbe stata una grande sorpresa), in linea con le chiare comunicazioni precedenti, tra cui quelle di Sintra, che i tassi d’interesse non sarebbero cambiati.  La dichiarazione ufficiale non prevede alcun impegno anticipato per ulteriori interventi, senza fornire indicazioni sulla tempistica delle prossime mosse e/o sulla loro portata. Ci aspettiamo altri due tagli dei tassi entro la fine dell'anno, il prossimo sarà annunciato il 12 settembre”.

Álvaro Sanmartín, chief economist di Amchor IS, spiega che “la Bce prevede che il tasso d'inflazione su base annua si mantenga su livelli simili a quelli attuali per il resto dell'anno, prima di iniziare a scendere sensibilmente nel 2025. Chiaramente, la Bce non avrà bisogno di vedere un calo a breve termine del tasso d'inflazione annuale per tagliare i tassi a settembre. È sufficiente che non si verifichino sorprese negative significative. Allo stesso modo, il fatto che la Bce veda rischi al ribasso per l'attività economica fa pensare che voglia ridurre i tassi a settembre, purché l'inflazione si comporti come previsto. Gli indicatori anticipatori dei salari segnalano già segnali di moderazione. I salari stanno recuperando terreno rispetto all'inflazione passata, ma non si prevede una crescita particolarmente forte se si guarda al 2025. Secondo la stessa Lagarde, la Bce riceverà “molte” nuove informazioni da qui a settembre, il che pone implicitamente le premesse per un taglio dei tassi in quel mese, a meno di sorprese di rilievo.”

Anche secondo Fabio Castaldi, senior investment manager di Pictet Asset Management, non c’è stata “nessuna sorpresa in occasione della riunione della BCE. Tassi invariati e nessuna forward guidance su come la Banca Centrale approccerà il meeting di settembre. Gli elementi che guideranno le decisioni della BCE saranno l’osservazione del trend sull’inflazione e l’evoluzione dei dati che impatteranno le proiezioni future della stessa. La prima riunione al rientro della pausa estiva sarà senz’altro “live” e data dependent. Rimaniamo dell’idea che, al di là dei dati europei, saranno altrettanto importanti quelli provenienti dagli Stati Uniti e la conseguente decisione della Federal Reserve. Lo scenario centrale, a nostro avviso, è quella di un taglio da parte di entrambe le banche centrali nel mese di settembre”.

Antonella Manganelli, a.d, di Payden & Rygel Italia, rileva che “Christine Lagarde ha lasciato ben intendere che non si possono fare promesse sull’andamento della politica monetaria: i giornalisti in sala erano ansiosi di parlare di settembre, ma l’argomento è stato accuratamente arginato; le porte in questo senso restano letteralmente “spalancate”. Per il resto, si sono visti commenti molto equilibrati sull'andamento dell’inflazione, ricordando che è sì in discesa, ma ancora elevata e al di sopra dell'obiettivo. Forse l’unica sorpresa è stata sulla crescita, per la quale i rischi sono stati indicati al ribasso. Le reazioni del mercato hanno visto quotazioni invariate o marginalmente in salita sui governativi, ma i movimenti erano iniziati già in tarda mattinata. Per quanto riguarda le attese degli investitori sulle prossime mosse della BCE, dopo la riunione il mercato prezzava 47 punti base di ribassi entro la fine dell’anno, ovvero un taglio a settembre e uno a dicembre – attesa che ci trova d’accordo. Nettamente più aperta la questione 2025”.

Guy Stear, head of developed narkets Ssrategy di Amundi Investment Institute, rileva che “la riunione e la conferenza stampa della BCE hanno avuto un impatto limitato sui mercati, con i prezzi delle obbligazioni e il cambio euro-dollaro che sono rimasti pressoché invariati dopo l'evento. In Amundi ci aspettiamo un taglio dei tassi di 25 punti base alla prossima riunione di settembre, e anche i mercati scontano una tale mossa con una probabilità di quattro su cinque.Sebbene la crescita dei salari sia ancora elevata e costante, la Presidente Lagarde sembra considerarla un indicatore tardivo della pressione inflazionistica e sia lei che il Consiglio sembrano più preoccupati per il rallentamento della crescita economica”.

Peter Goves, head of developed market debt sovereign research di MFS IM, spiega che “il nostro scenario di base prevede un taglio a settembre. In questo senso, non crediamo che settembre sia necessariamente “wide open”. In effetti, un taglio è previsto all'80% per settembre. Riteniamo che i prossimi dati dovrebbero confermare la narrativa disinflazionistica e consentire un taglio alla prossima riunione. Insieme alle crescenti probabilità di un taglio da parte della Fed (con i “global drivers” che trascinano i rendimenti verso il basso), vediamo i rendimenti dei Bund in calo nel corso della seconda metà dell'anno, con un obiettivo a fine anno del 2,25%. Questo ci mantiene costruttivi sulla duration dell'area euro.Gli spread EGB (Francia esclusa) rimangono relativamente solidi, con i BTP-Bund a 10 anni che sono tornati a livelli stretti. La politica dei QT è stata comunicata in modo trasparente con un'attuazione prevedibile. Anche l'offerta continua a essere assorbita bene e le pressioni stanno diminuendo nei mesi estivi. Continuiamo a vedere una potenziale volatilità localizzata negli spread degli OAT-Bund, che continuano a rimanere vulnerabili ai processi di formazione del bilancio e del governo francese”.

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