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Big Tech e IA, quali prospettive nel 2024

1/5/2024

Il 2023 ha consegnato agli investitori l’indice S&P500 più concentrato di sempre, con un dominio assoluto dei titoli tech che hanno recitato la parte del leone, grazie anche al boom dell’Intelligenza Artificiale generativa. La corsa proseguirà?


Il 2023 ha consegnato agli investitori l’indice S&P500 più concentrato di sempre, con un dominio assoluto dei titoli tech che hanno recitato la parte del leone. A settembre i primi cinque titoli del principale indice USA valevano un quarto del paniere e le “Big 7” (Apple, Meta, Microsoft, NVIDIA, Amazon, Alphabet e Tesla) hanno contribuito al 130% del rendimento totale dell'indice nei primi 10 mesi del 2023.

 

Dopo un anno di performance stellari è lecito domandarsi se questi titoli abbiano ancora spazio per correre. Alex Tedder, head and cio of Global and US Equities e Paddy Flood, global sector specialist, Technology, di Schroders, ritengono che le prospettive rimangano positive. Prima di entrare nei dettagli, i due esperti fanno alcune osservazioni chiave. La prima è che l’appellativo "Super 7" crea un falso senso di somiglianza: vi sono anche enormi differenze tra queste aziende. Il secondo punto è che si deve ricordare che una grande capitalizzazione di mercato può essere giustificata da grandi fondamentali. Potrebbe sembrare ovvio, ma queste aziende sono tra le più redditizie e generatrici di flussi di cassa al mondo. Infine, attribuire tutta la performance di queste azioni all'entusiasmo per l'IA generativa non rende loro onore: la forza di queste aziende nel 2023 non può essere attribuita esclusivamente all'IA.

 

Venendo ai driver che guideranno la crescita delle “Big 7”, Flood e Tedder ritengono che il cloud computing rimarrà una tendenza significativa per diversi anni a venire. “Secondo una stima di Amazon di aprile, il 90% della spesa globale in IT si basa ancora su hardware gestito localmente e di proprietà dell'azienda”. Questo apre un'enorme opportunità di crescita per le aziende che dispongono dei fondi e delle capacità tecniche per fornire l'infrastruttura necessaria a questa transizione verso il cloud, come Amazon, Microsoft e Google.

 

Gli strategist di Schroders aggiungono che oltre alle loro attività cloud, Microsoft, Amazon e Google hanno altre opportunità di crescita significative. La suite di prodotti software aziendali di Microsoft è ampiamente utilizzata da aziende di tutte le dimensioni in tutto il mondo. Amazon ha un'attività di e-commerce dominante che attualmente è sotto-monetizzata, ma che dovrebbe dimostrare un miglioramento della redditività con l'ammortamento dei significativi investimenti effettuati negli ultimi anni. Google detiene una posizione di forza grazie a Google Search e YouTube, e probabilmente continuerà a innovare e a fornire servizi pubblicitari sempre più efficaci ai clienti.

 

È comunque innegabile che il tema dell’Intelligenza Artificiale generativa è stato un grande protagonista per tutto il 2023. Lei Qiu, portfolio manager Disruptive Innovation Equities di AllianceBernstein, fa un paragone con l’ingresso sul mercato dell’iPhone. “L'IA di per sé non è una novità, ma la GAI, l’intelligenza artificiale generativa, che ha conquistato il mondo nel novembre 2022 con ChatGPT, è stata paragonata all'iPhone proprio per la sua importanza nel campo dell'innovazione. L'iPhone ha unito Internet, la banda larga mobile e lo smartphone in un unico prodotto che dava accesso a enormi quantità di informazioni, promuovendo una maggiore efficienza in diversi settori”.

 

Il lancio dell’iPhone però non ha reso subito evidenti i beneficiari effettivi (Apple a parte, ovviamente). “In effetti, nel 2007 le imprese più grandi per capitalizzazione di mercato e utile operativo erano molto diverse rispetto a oggi. Con il passare del tempo sono emersi nuovi leader con un pool di profitti molto più ampio. Lo smartphone ha dato vita a un ecosistema mobile del tutto nuovo: solo allora società famose come Meta, Spotify, YouTube e Venmo hanno davvero preso il volo. A nostro avviso, il "momento iPhone" per l'IA non è ancora arrivato”.

 

“Focalizzarsi sugli utili a breve termine può essere fuorviante - avvisa l’esperta di AllianceBernstein - Gli investitori azionari dovrebbero effettuare un'analisi prudente della redditività del capitale ed elaborare previsioni informate sui rendimenti futuri. In altre parole, le aziende non dovrebbero necessariamente essere penalizzate se investono nell'IA per rafforzare il proprio vantaggio competitivo o per creare opportunità di crescita. Tuttavia, non devono neppure essere premiate automaticamente solo in base al loro livello di spesa per investimenti. È opportuno anche esaminare le imprese per assicurarsi che i loro vantaggi competitivi non siano minacciati da nuove applicazioni dell'IA”.

 

Inoltre i veri beneficiari dell'IA potrebbero non essere le prime aziende a monetizzare la nuova tecnologia: se infatti la GAI abbatte le barriere all'entrata in diversi settori, arriveranno nuovi concorrenti. “Gli investitori attivi con un orientamento tematico e un orizzonte di lungo periodo dovrebbero guardare al di là dei colossi tecnologici per individuare le imprese con modelli di business e vantaggi competitivi davvero peculiari e destinate a beneficiare dell'impatto dirompente dell'IA nel prossimo futuro” conclude Lei Qiu.

 

Anche secondo Bruno Paulson, managing director International Equity Team di Morgan Stanley IM, è il momento di guardare più lontano, oltre le “Magnifiche Sette”. “Riteniamo che oggi vi siano altri soggetti - le cosiddette "realtà a lenta crescita" - per i quali i vantaggi dell’IA generativa (GenIA) e dell’IA in generale impiegheranno più tempo a emergere, diventando però potenzialmente significativi con il passar del tempo: si tratta, con ogni probabilità, degli utilizzatori dei modelli anziché dei leader di pensiero”.

Come dice Paulson, si tratta di realtà “a lenta crescita”, che quindi dovranno generare valore per i clienti o ridurre i costi per se stesse servendosi della GenIA e, soprattutto, dovranno disporre di un potere di determinazione dei prezzi tale da consentire ai propri azionisti di godere di una parte adeguata dei vantaggi che ne deriveranno.

 

“L’opportunità consiste nello sfruttare i vantaggi competitivi esistenti delle aziende, utilizzando la GenIA per aggiungere ulteriore valore ai loro modelli di business già eccellenti - conferma il manager di MSIM - Se invece la GenIA aumentasse il valore per i clienti o riducesse i costi per i produttori di un settore dove la capacità di determinazione dei prezzi va deteriorando, a guadagnarci sarebbero i clienti e non gli azionisti. Le pressioni competitive costringerebbero le aziende a trasferire i benefici della tecnologia ai clienti o in termini di maggiore qualità o in termini di prezzi più bassi, senza però essere ricompensate”.

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