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Azionario Emergenti, ecco dove puntare nel nuovo anno

12/29/2023

Cina e Asia sembrano un must, ma ci sono anche altre aree interessanti da osservare con attenzione.


Gli Emergenti non sono solo la Cina ovviamente, ma il colosso asiatico rimane comunque il motore immobile dei Paesi in via di sviluppo. E difficilmente ci potrà essere una forte ripresa dell’Asia senza Pechino. La domanda è quindi d’obbligo: come sta la Cina?

“Nel terzo trimestre l’economia cinese è cresciuta del 4,9%, ben al di sopra delle previsioni negative degli analisti” Donatella Principe, Director - Market and Distribution Strategy di Fidelity International.

“Il governo ora immette liquidità per sostenere le banche e a breve dovrebbe partire anche un fondo sovrano che avrà tra gli obiettivi quello di sostenere il mercato nazionale. Governo e PBoC, la banca centrale cinese, non usano il bazooka perché non serve. In Occidente abbiamo bisogno dello stimolo cinese, ma la Cina non ne ha bisogno per sé”. Il Paese sta sfruttando un driver di lungo periodo, quello della Belt & Road, la nuova via della seta, che compie 10 anni e ha ormai superato i 1000 miliardi di dollari di investimenti.

“L’economia cresce, il governo e la PBoC aiutano e la sostengono e anche la raccolta di capitali è positiva. Stiamo superando la fase retorica, gli investitori stanno tornando ad avere una visione più costruttiva sul Paese. Ai valori attuali si compra la ripresa cinese sul picco del pessimismo e a valutazioni basse rispetto alla media borsistica del Paese e vicino ai minimi dei multipli dell’area asiatica” si sbilancia l’esperta di Fidelity.

 

Mickael Nouvellon, Senior Portfolio Manager di Man Numeric (Man Group), approfondisce poi il “derby azionario” tra Cina e India, con quest’ultima che ha visto crescere la propria economia di 10 volte in 25 anni e ormai ha un indice azionario (MSCI India) che presenta valutazioni doppie rispetto al suo omologo cinese.

“L'impennata del suo mercato azionario riflette principalmente la forza dell'economia, con una classe media urbana che vanta un crescente reddito disponibile e una popolazione giovane pronta a sostenere un'ulteriore crescita” spiega l’esperto.

“In assenza di misure concrete di allentamento, l'economia cinese potrebbe certamente subire maggiori pressioni al ribasso - riassume la situazione l’esperto di Man - Tuttavia, dato che il governo si sta concentrando sulla crescita economica, un adeguato sostegno politico potrebbe potenzialmente aumentare la fiducia del settore privato, il che potrebbe portare a una ripresa del mercato azionario. Considerando l'attuale valutazione del mercato, che si avvicina ai minimi storici, ci sono motivi per ritenere che le azioni cinesi siano destinate a una rivalutazione”.

 

“Anche se abbiamo rivisto al ribasso le prospettive di crescita a breve termine della Cina, prevedendo una crescita del 4% per il 2024, e pur avendo contabilizzato un calo del 10% del PIL potenziale dovuto ai persistenti effetti della pandemia, manteniamo il nostro relativo ottimismo sulle prospettive a lungo termine del Dragone” riassume Robert Gilhooly, Senior Emerging Markets Economist di abrdn.

 

“La Cina continuerà a dominare la scena, ma stanno emergendo nuove opportunità in India, Indonesia e Messico, in cui la crescita delle infrastrutture sta accelerando, i bilanci dei governi sono più solidi e i cambiamenti nella catena di fornitura stanno stimolando le economie locali” interviene Jared Franz, economista di Capital Group.

“Le opportunità di investimento spaziano dalle banche ai produttori di componenti per aerei, dagli immobiliaristi alle società minerarie e di consumo. Al contempo, la rapida espansione delle piattaforme tecnologiche basate sulla telefonia mobile sta facendo leva sulla domanda di servizi per i consumatori”.

 

“Gli Emergenti diventano uno strumento di diversificazione importante, grazie all’indebolimento del dollaro statunitense e alla prevista stabilizzazione dell’economia cinese nei prossimi trimestri - spiega Kevin Thozet, membro del comitato di investimento di Carmignac - Potrebbero presentarsi opportunità su mercati che in precedenza hanno registrato vendite indiscriminate, come quelli asiatici o dell’America Latina, dove il trend delle bilance commerciali è positivo”.

 

Ma parlando di Emergenti, non si può dimenticare l'Europa emergente: una regione che nel 2023 ha registrato rendimenti eccellenti.

“Dal punto di vista degli investitori, l'Europa emergente comprende la Repubblica Ceca, la Grecia, l'Ungheria, la Polonia e la Turchia, sebbene nella regione vi siano anche mercati di frontiera investibili. L'Europa emergente può essere più piccola in termini di capitalizzazione di mercato rispetto al mercato emergente globale, ma racchiude alcune interessanti opportunità strutturali a lungo termine”. A illustrare lo scenario è Rollo Roscow, Emerging Markets Fund Manager e Andrew Rymer, Senior Strategist, Strategic Research Unit, Schroders.

“Le banche centrali delle economie CE3, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, hanno aumentato significativamente i tassi di interesse da quando è iniziata la stretta monetaria nel 2021, per contrastare l'aumento dell'inflazione. La situazione è stata complicata dallo shock dei prezzi dell'energia seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Di conseguenza, il grado di inasprimento della politica monetaria è stato piuttosto significativo, in particolare in Ungheria, dove i tassi sono stati aumentati di oltre 12 punti percentuali. Come altrove, quest’anno la pressione inflazionistica è diminuita e il calo significativo del prezzo del gas naturale è stato un notevole sostegno. I tassi di riferimento in Polonia e Ungheria rimangono in territorio negativo.

Non siamo ottimisti su Turchia e Repubblica Ceca. Abbiamo una visione positiva su Grecia, Polonia e Ungheria, con valutazioni complessive interessanti in tutti e tre i mercati. In Grecia, le solide prospettive a lungo termine rimangono inalterate, grazie al continuo sostegno dei fondi di ripresa di Bruxelles e allo slancio delle riforme. In Polonia, le prospettive di crescita a medio termine sono positive, sostenute dal miglioramento del flusso di fondi europei e dal nearshoring. Infine, in Ungheria, il rischio politico continua a preoccupare, mentre la crescita economica è stata debole. Tuttavia, l'inflazione sta scendendo da un livello elevato e la banca centrale ha iniziato ad allentare la politica monetaria”.

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