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BCE, incertezza sui tassi. Le previsioni dei gestori

9/13/2023 | Daniele Riosa

La riunione della Banca Centrale Europea è alle porte e mai come questa volta i gestori sono incerti su quale decisione prenderà sui tassi. Alcuni optano per un rialzo di 25 punti base, altri pensano che si prenderà una pausa in attesa di ulteriori dati su crescita e inflazione


La riunione della Banca Centrale Europea è alle porte e mai come questa volta i gestori sono incerti su quale decisione prenderà sui tassi. Alcuni optano per un rialzo di 25 punti base, altri pensano che si prenderà una pausa in attesa di ulteriori dati su crescita e inflazione. Vediamo di seguito alcune previsioni.

Patrick Barbe, head of European investment grade fixed income di Neuberger Berman, sottolinea che “la BCE non ha fornito indicazioni sull'eventualità di un nuovo rialzo nel prossimo meeting, passando ad un approccio legato all’andamento dei dati. Dall'ultimo consiglio, Francoforte ha ottenuto maggiori informazioni su due argomenti chiave: in primo luogo, per quanto riguarda l'economia, gli indicatori anticipatori hanno testimoniato che la recessione industriale si sta estendendo al settore dei servizi, cosa che fa capire come l'Eurozona non stia più vivendo una recessione tecnica ma stia sperimentando una fase di recessione più ampia. Ciò significa che la BCE è già riuscita a smorzare la domanda, il che dovrebbe sicuramente allentare presto la pressione sull'inflazione”.

In secondo luogo, “sono stati pubblicati altri due dati sull'inflazione: Christine Lagarde ne ha riconosciuto la flessione, cosa che abbiamo capito anche per quanto riguarda l'inflazione core, laddove i dati relative degli ultimi 4 mesi fotografano un aumento annualizzato inferiore al 3%, quindi molto al di sotto dell'ultimo dato del +5,3% su base annua. Inoltre, dato il ritardo dell'impatto economico dei precedenti rialzi dei tassi di riferimento della BCE, ci aspettiamo che la BCE, in una posizione di attesa, metta in pausa la sua politica di rialzo dei tassi”.

Martin van Vliet, global macro strategist di Robeco, ricorda che “come previsto, a fine luglio la BCE ha effettuato un ulteriore aumento dei tassi di 25 punti base, portando l'aumento cumulativo del tasso sui depositi presso la banca centrale in questo ciclo a 425 punti base (da -0,50% a 3,75%). ‘L'inflazione continua a diminuire, ma si prevede che rimarrà ancora alta per molto tempo’, si legge nel comunicato. Inoltre, la BCE ha sottolineato che le decisioni future garantiranno che i tassi siano fissati a (in precedenza: ‘portati a’) livelli sufficientemente restrittivi per ottenere un tempestivo ritorno dell'inflazione all'obiettivo di medio termine del 2%. Ciò ha più o meno confermato che la campagna di rialzi della BCE si sta concludendo”.

“Il presidente della BCE Lagarde - continua Vilet - ha ribadito questo concetto durante la conferenza stampa, affermando che il Consiglio direttivo è diventato completamente dipendente dai dati ed è aperto sulle decisioni che prenderà a settembre e oltre: potrebbe ‘aumentare’ o ‘fare una pausa’. Dalla riunione di luglio, la retorica dei funzionari della banca centrale ha fatto ampiamente eco a tutto ciò, anche se i governatori più hawkish sembrano ancora propendere per un rialzo di 25 punti base a settembre. Probabilmente si rendono conto che il rapporto sull'inflazione di settembre renderà più difficile (dopo un'eventuale pausa a settembre) la ripresa degli aumenti a ottobre. Infatti, i fattori tecnici, tra cui gli effetti base legati alle variazioni dei prezzi dei biglietti ferroviari in Germania e le variazioni di peso dell'IPCA (Indice Armonizzato dei prezzi al consumo) sul turismo, indicano un forte calo del tasso annuo dell'inflazione core a settembre(rapporto flash previsto per il 29 settembre). Inoltre, è probabile che le prospettive di crescita economica dell'Eurozona continuino a peggiorare rispetto allo scenario di base prevalente della BCE. Per questo motivo, sospettiamo che i membri del Consiglio direttivo della BCE, che sono più critici, vogliano spingere per un rialzo al 4%, per ‘assicurarsi’ rispetto a uno scenario in cui l'inflazione rimanga più persistente del previsto. Se la BCE opta per una pausa, ci aspettiamo un messaggio molto aggressivo, compresa la minaccia che i tagli dei tassi non sono all'orizzonte”.

Secondo Peter Goves, head of developed market debt sovereign research di MFS IM, “non si prevedono cambiamenti, ma la questione è molto complessa Ci aspettiamo che la BCE mantenga invariati i tassi di riferimento nella riunione dei prossimi giorni, sottolineando che il ciclo di inasprimento non è necessariamente giunto al termine (per non perdere il margine di manovra). Ci aspettiamo che la BCE mantenga invariati tutti gli altri parametri relativi al programma di acquisto (PEPP) e la guidance, al quantitative tightening dell’APP e alla politica di reintegrazione delle riserve. Le nuove proiezioni dovranno quasi certamente prevedere un profilo di crescita più debole e probabilmente meno ritocchi al grafico dell'inflazione. Sebbene non si possano escludere ulteriori rialzi, data la funzione di reazione dipendente dai dati, sulla base delle informazioni attuali e del nostro scenario di base, il tasso finale potrebbe attestarsi al 3,75%. Nelle prossime riunioni si discuterà di come potrebbe essere impostata la futura politica restrittiva, soprattutto in considerazione del fatto che la scadenza dei reinvestimenti del PEPP è attualmente fissata a dicembre 2024. Per il momento, la BCE dovrebbe rimane in attesa e limitare il livello dei tassi core in euro, sottoperformando i cross market”.

Per Shaan Raithatha, senior investment strategist di Vanguard, “la decisione della BCE sarà molto combattuta. A nostro avviso, il Consiglio direttivo dovrebbe optare per un ultimo rialzo di 25 punti base, che porterebbe il tasso sui depositi al 4%. La nostra opinione si basa su un'inflazione di fondo ancora ostinatamente elevata e sui rischi crescenti che pesano sulle prospettive, a causa dei recenti aumenti dei prezzi delle materie prime e delle aspettative di inflazione. Detto questo, non saremmo troppo sorpresi se fosse annunciata una pausa, considerato il forte deterioramento dell'attività economica. Pausa che sarebbe peraltro la linea meno osteggiata: al momento in cui scriviamo, i mercati valutano solo il 35% di possibilità di un rialzo dei tassi. Noi non prevediamo tagli dei tassi prima della seconda metà del 2024”.

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