Tempo di lettura: 4min

Meeting BCE: falchi contro colombe

9/12/2023

La vittoria degli uni o degli altri nella prossima riunione dipenderà dalla loro rispettiva efficacia nel conquistare i voti necessari per ottenere la decisione sui tassi che preferiscono. Le previsioni dei gestori


Nell'ultima riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo della BCE, i policy maker concordavano sulla necessità di perseguire una politica di stretta dipendenza dai dati. Tuttavia nelle minute di quella riunione è emerso chiaramente che la dispersione dei pareri a livello trasversale stava aumentando. Chi prevarrà tra falchi e colombe nel meeting del prossimo giovedì?

 

Secondo Felix Feather, european economic analyst di abrdn, è improbabile che si raggiunga un accordo in seno al Consiglio direttivo. “La vittoria delle colombe o dei falchi dipenderà dalla loro rispettiva efficacia nel conquistare i voti necessari per ottenere la decisione sui tassi che preferiscono”.

 

Sono due secondo l’economista i fattori che favoriscono la linea "attendista". “In primo luogo, questa settimana diversi funzionari, di norma propensi a un atteggiamento da falco, non avranno diritto di voto in virtù del sistema di rotazione della Banca. In secondo luogo, l'unica decisione di compromesso possibile per la Banca - una pausa abbinata a messaggi da falco – è quella di evitare un rialzo immediato. Riteniamo pertanto che quest'ultimo sia lo scenario più probabile”.

 

“Tuttavia – avverte – c'è ancora una possibilità significativa di un rialzo. Una simile mossa rischia di esacerbare una recessione che a nostro avviso è già in corso. Un'ampia serie di indicatori suggerisce che l'economia dell'Eurozona subirà probabilmente una contrazione nel terzo trimestre. Con l'impatto della passata stretta monetaria ancora in atto e senza alcun segnale di miglioramento, ci aspettiamo che la contrazione si aggravi nel corso dell'inverno".

 

Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, sottolinea che la riunione della BCE di giovedì avrà luogo in un momento che registra segnali fortemente divergenti provenienti sdall'economia. “Da un lato, le misure circa le aspettative di inflazione rimangono ostinatamente elevate e la crescita dei salari superiore al 4% su base annua non ha precedenti nella storia della moneta unica. Ciò implica chiaramente minacce per la stabilità dei prezzi a medio termine e quindi un inasprimento delle politiche in corso”.

 

“D’altro canto – puntualizza – gli ultimi dati sull’attività economica, come l’indice PMI, e la revisione in negativo della crescita del secondo trimestre hanno sorpreso al ribasso e spingeranno la BCE a rivedere drasticamente le sue prospettive generali ottimistiche di crescita. Le misure proprietarie della BCE circa l’inflazione sottostante hanno cambiato direzione, così come l’inflazione PPI. Le azioni politiche introdotte in passato continuano inoltre a sprigionarsi sull’economia e, secondo uno studio della BCE, continueranno a farlo nel 2024 con una portata quasi invariata”.

 

Anche se si tratterà di una decisione molto serrata, “ci aspettiamo che alla fine il Consiglio Direttivo si astenga da un altro rialzo nella riunione di settembre. Detto questo, la decisione di lasciare i tassi invariati dovrebbe essere accompagnata da un’inclinazione aggressiva volta a chiarire che la scelta non deve essere interpretata come la fine del ciclo di rialzi ma piuttosto come una pausa e che ulteriori misure di inasprimento potrebbero essere riprese in qualsiasi momento, se necessario”.

 

Secondo Antonio Cesarano, chief global trategist, Intermonte, in vista del meeting occorre tenere in considerazione due fattori principali: la spaccatura tra falchi e colombe e la diversa composizione del board dei votanti tra settembre ed ottobre.

 

“Sul primo punto, la componente "falco" (capeggiata dalla Bundesbank) spinge per un rialzo dei tassi, attribuendo il calo della domanda interna, in atto da fine 2022 (soprattutto in Germania), ad un atteggiamento preventivo volto all'estrema cautela da parte dei consumatori, per il timore di un'inflazione alta e persistente. Di conseguenza, nell'ottica della Bundesbank, un rialzo dei tassi servirebbe a cercare di convincere i consumatori che la BCE fa sul serio nella lotta all'inflazione. A tal proposito, un rialzo dei tassi servirebbe anche nella misura in cui potrebbe frenare il deprezzamento dell’euro, riducendo i rischi di inflazione importata, in modo particolare ora che il Brent è ritornato a 90 dollari al barile. Discorso diametralmente opposto da parte delle colombe, un atteggiamento tipicamente espressione del Sud Europa, dove il calo della domanda è stato molto più recente”.

 

Il secondo fattore da considerare secondo Cesarano riguarda la composizione del board dei votanti della BCE: “a settembre, in base alla consueta turnazione mensile, alcuni "falchi" (ad esempio Germania e Belgio) non voteranno. Discorso opposto per ottobre, quando invece non voteranno alcune “colombe”, come Spagna ed Irlanda”.

 

Cesarano ritiene che l'incontro potrebbe comunque chiudersi con un esito più “falco”: “Lagarde potrebbe infatti alternativamente procedere già ora ad un rialzo, oppure effettuare una pausa, dipingendola nella conferenza stampa come molto probabilmente non definitiva. In questo modo lascerebbe implicitamente intendere che il rialzo sarebbe solo rinviato alla riunione del 24 ottobre”.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?