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Banche centrali ancora falco

7/4/2023 | Redazione Advisor

Ad eccezione della Bank of Japan, la scorsa settimana a Sintra tutti gli istituti hanno dichiarato che proseguiranno con i rialzi dei tassi


Nonostante i dati economici inizino a destare qualche timore, la scorsa settimana a Sintra tutte le banche centrali, con l’unica eccezione della Bank of Japan, hanno espresso toni da falco. “Sebbene abbiano scelto di rimanere evasive sulla quantità e sulla tempistica dei prossimi rialzi, sono sufficientemente preoccupate dalla persistenza dell’inflazione per mettere in guardia il mercato dal prezzare tagli dei tassi troppo rapidamente dopo il picco della stretta monetaria” commenta Gilles Moëc, AXA Group chief economist and head of AXA IM Research. “Mantenere condizioni restrittive per un lungo periodo di tempo causerà danni significativi all’economia, ma è ormai evidente che non ci sarà un atterraggio indolore”.

 

Secondo l’economista, la contrazione della domanda aggregata, che le banche centrali probabilmente ritengono necessaria, potrebbe essere ottenuta abbastanza rapidamente. “La survey della Commissione Europea pubblicata la scorsa settimana ha confermato il messaggio delle PMI: i servizi stanno ora seguendo il settore manifatturiero nella fase di contrazione. In Germania – che riteniamo sia la chiave di lettura della futura traiettoria della BCE – le intenzioni di assunzione sono in calo, preannunciando una correzione del mercato del lavoro necessaria a frenare le future trattative salariali e convincere le imprese ad assorbire nei loro margini l’aumento del costo del lavoro già previsto. Tuttavia, non c’è ancora alcun segnale evidente e il dato sull’inflazione core di giugno, migliore del previsto, difficilmente fermerà la Banca centrale europea nella riunione di luglio. Per evitare un rialzo a settembre, c’è bisogno di un chiaro ammorbidimento del flusso di dati e di ulteriori segnali che l’inflazione core stia iniziando a scendere”.

 

Moëc osserva che negli Stati Uniti, il dato di maggio del PCE core è stato rassicurante, ma è probabile che la Fed si concentri sui segnali che indicano che l’eccesso di domanda non è ancora stato colmato. “Da questo punto di vista – chiarisce – la revisione al rialzo del PIL del 1° trimestre ha rappresentato una battuta d’arresto. Tuttavia, i consumi sono rimasti praticamente fermi da febbraio, soprattutto perché il tasso di risparmio sta aumentando. Non crediamo però che questo sia sufficiente a convincere la Fed a trasformare l’attuale “pausa” in uno standby a tempo indeterminato. Proprio come la BCE, la Federal Reserve si sta concentrando sul mercato del lavoro. Questo pone l’attenzione sulla pubblicazione dei dati sui salari di questa settimana, ma sospettiamo che anche un dato inferiore alle attese dovrebbe perdurare fino all’estate per rassicurare il FOMC” conclude l’economista.

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