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6/19/2023 | Redazione Advisor
Il rialzo dei tassi aumenta la difficoltà di ottenimento del credito che, insieme ai rischi di recessione, rende più interessanti i titoli difensivi, in particolare nel settore healthcare. È la view di Giacomo Calef, country manager di NS Partners.
“La settimana scorsa la BCE ha aumentato i tassi di 25 punti base, portandoli al 4%, mentre negli Stati Uniti invece, dopo dieci rialzi dei tassi dal 2022, la Federal Reserve ha lasciato i tassi invariati, nell’intervallo tra 5% e 5,25%”. Calef osserva che gli sforzi delle banche centrali non sono ancora riusciti a ridurre l’inflazione core. “I prezzi dell’energia sono diminuiti rispetto al 2022, abbassando i costi della manifattura, ma i prezzi dei servizi stentano a rallentare. Questo viene causato dalla crescita dei salari, il costo principale delle aziende del settore. L’economia potrebbe entrare in una spirale complessa da fermare. Inoltre, il quadro normativo del mercato del lavoro, particolarmente quello europeo, è rigido. Anche le tensioni geopolitiche aumentano le pressioni inflazionistiche. Di recente, la Opec+ ha deciso di ridurre la produzione di petrolio. Se i tagli verranno estesi o aumentati, il rincaro stimolerà l’inflazione. Inoltre, la guerra in Ucraina ha causato la distruzione di una diga, allagando terreni agricoli e mettendo fuori uso vari sistemi di irrigazione, il che alzerà i prezzi degli alimenti con il rincaro del grano”.
La trasmissione efficace della politica monetaria richiede che i tassi d’interesse elevati diminuiscano i prestiti alle aziende e ai consumatori, riducendo la domanda, gli investimenti e i consumi. “Tuttavia – chiarisce Calef – per raggiungere questo obiettivo le banche centrali devono far fronte ai rischi dei rialzi dei tassi: instabilità del sistema finanziario e recessione. Il primo è sormontabile, dato che quando ci sono stati i crolli delle banche regionali negli Stati Uniti e di Credit Suisse in Svizzera i regolatori sono intervenuti, stabilizzando la situazione. La recessione pone più problemi, influenzando sia l’intera economia domestica che quella di altri Paesi. Per esempio, la riduzione delle importazioni cinesi da parte di UE e US, sia per tensioni geopolitiche che per una riduzione dei consumi, ha contribuito al rallentamento dell’economia cinese e alla conseguente decisione della banca centrale di tagliare i tassi d’interesse. L’eurozona è già entrata in recessione tecnica (una contrazione del PIL per due trimestri consecutivi) e la BCE ha abbassato le previsioni di crescita allo 0,9% per il 2023, ma la banca centrale non fermerà i rialzi finché l’inflazione non sarà ridotta. Alcuni analisti pensano che gli Stati Uniti abbiano terminato il loro ciclo di rialzi, dati i rischi economici e finanziari. Ad ogni modo, la maggior parte degli investitori si aspetta che la Fed continui la sua politica monetaria restrittiva”.
Cosa accadrà a lungo termine? “Secondo Draghi - prosegue Calef - le tensioni geopolitiche e l’inflazione rimarranno elevate. La politica monetaria restrittiva ridurrà l’inflazione a breve termine, ma i prezzi non torneranno ai livelli del passato”.
Quale sarà l’effetto sui mercati? “Negli Stati Uniti il range dei tassi era 1,50% - 1,75% e di conseguenza il costo del rimborso del debito era molto basso, stimolando investimenti e consumi. Oggi invece il rialzo dei tassi aumenta la difficoltà di ottenimento del credito che, insieme ai rischi di recessione, rende più interessanti i settori difensivi (in particolare Healthcare). Si osservi che la performance dello S&P 500 è attribuibile quasi solamente alle prime 10 aziende per capitalizzazione, appartenenti per la maggior parte al settore tech con multipli elevati (grafico sopra rappresentato). Invece in Europa vediamo come il settore del lusso, in grado di alzare i prezzi senza diminuire eccessivamente le vendite, ha performato bene. Inoltre, il settore assicurativo non è impattato negativamente dai rialzi dei tassi, non avendo generalmente livelli elevati di debito nei bilanci. A lungo termine - conclude Calef - i trend principali rimarranno comunque digitalizzazione e transizione energetica, che impatteranno significativamente su svariati settori, come materiali, industria, energia e tecnologia”.
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