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Tanti buoni motivi per investire nell’equity europeo

4/21/2023

Federated Hermes analizza le principali opportunità d’investimento che si svilupperanno in Europa nei prossimi mesi


Un sondaggio condotto tra 400 fund selector evidenzia che nel 2023 quasi nessuno prevede di allocare le proprie risorse sulle azioni europee. Tra le motivazioni che hanno portato a questa posizione, le prospettive di crescita economica modeste previste per l'Europa rispetto ad altre regioni, le sfide geopolitiche, l'inflazione strutturalmente più elevata e la cosiddetta "non competitività" di fondo del Vecchio Continente. Pur concordando sul fatto che si tratti di preoccupazioni legittime, da integrare però con un'analisi dei singoli titoli azionari Chi Chan, european equities portfolio manager di Federated Hermes, ritiene che queste non siano garanzia di una sottoperformance dei mercati europei.

 

Per illustrare questo punto, Chan confronta il Pil nominale di Europa, Cina e India dalla fine del 2009. Da allora, il Pil europeo si è mosso appena, mentre l'economia indiana è più che raddoppiata e quella cinese più che triplicata. Ciononostante, l'indice Msci Europe ha sovraperformato le sue controparti indiana e cinese. Perché la performance del mercato europeo non è strettamente correlata alla performance economica della regione? Il motivo è evidente osservando le maggiori società quotate e la percentuale di ricavi generati al di fuori dell'Europa. “Collettivamente, queste società rappresentano oltre il 50% dell'indice Msci Europe e, in media, generano meno di un terzo dei propri ricavi in Europa. Di conseguenza, l'investimento in società europee offre in genere un'esposizione geografica molto diversificata. Poiché inoltre queste società hanno la flessibilità di scegliere dove espandersi, si posizionano dove le opportunità di crescita sono più fertili”.

 

La vera domanda da porsi è il motivo per cui l'Europa sia in grado di incubare e far crescere società di successo. La risposta è secondo Chan molto semplice....

 

Infrastrutture: l'Europa dispone di eccellenti infrastrutture di trasporto, servizi e comunicazioni. Secondo il programma Global Quality Infrastructure Index (GQII), cinque Paesi europei si collocano tra i primi dieci per qualità delle infrastrutture. Le società europee possono concentrare i propri sforzi sullo sviluppo di nuovi prodotti e canali di vendita, piuttosto che sulle sfide logistiche.

Forza lavoro istruita: i Paesi europei occupano 14 delle prime 20 posizioni nella classifica dell'istruzione (rapporto annuale Best Countries, condotto da US News and World Report, BAV Group e Wharton School). La disponibilità di una forza lavoro qualificata e competente è un enorme vantaggio per le società sulla scena globale.

Popolazione benestante: anche se le economie europee non crescono molto rapidamente, sono ricche in termini di popolazione, il che le rende mercati eccellenti in cui vendere. I Paesi europei rappresentano 20 dei primi 30 luoghi per patrimonio finanziario pro capite.

Ambienti politici e finanziari stabili: secondo l'indice di percezione della corruzione pubblicato da Transparency International, i Paesi dell'Europa occidentale rappresentano il 70% dei primi 20 Paesi meno corrotti (con gli Stati Uniti al 24° posto).

 

“La combinazione di tutti questi fattori positivi fa sì che le società europee possano concentrarsi sulla produzione dei migliori prodotti e sullo sviluppo di innovazioni per far crescere le loro attività, dando vita a un numero sproporzionato di società leader a livello mondiale” commenta Chan. “Ma se investendo in Europa si ottiene una diversità geografica al di fuori dell'Europa, perché non fare di meglio e investire nel globale? È emerso che il mercato europeo è più diversificato geograficamente di quello globale. Ci rendiamo conto che questo può sembrare illogico, ma il motivo torna alla spiegazione precedente: il mercato azionario globale non è rappresentativo dell'economia mondiale. L'indice Msci Europe genera il 31% dei ricavi dall'Europa, il 30% dal Nord America e il 26% dall'Asia. Nel frattempo, le società statunitensi rappresentano il 63% dell'indice Msci ACWI7 , l'Europa occidentale il 18%, l'Asia-Pacifico il 16% e l'America meridionale e centrale meno dell'1%”.

 

Tornando al punto sollevato all'inizio - conclude Chan - è ironico che i fund buyer preferiscano gestori che non seguono il gregge, ma non siano disposti ad allocare in Europa in un momento in cui è ingiustificatamente sfavorita”.

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