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Terre rare, vacilla l’egemonia cinese

3/14/2023 | Redazione Advisor

Alessandro Rollo (VanEck): “Il vento potrebbe però cambiare, con le nazioni occidentali che iniziano a investire in modo aggressivo, per ristrutturare le catene di approvvigionamento e internalizzare un maggior numero di processi”


La recente scoperta del più grande giacimento di terre rare del vecchio continente in Svezia ha riacceso le discussioni sul ruolo critico di questa categoria di metalli di nicchia che sono impiegati nella maggior parte delle tecnologie moderne e rappresentano di fatto una componente significativa della transizione energetica in corso. Possiamo quindi parlare di terre rare come di una questione di sicurezza nazionale? Alessandro Rollo, product manager di VanEck, risponde che “oggi la maggior parte delle nazioni del mondo, e in particolare quelle occidentali, stanno cercando attivamente di far fronte al dominio cinese”.

“Finora - ricorda il gestore - la Cina ha fatto la parte del leone nella produzione mondiale di terre rare, assumendo quasi le caratteristiche di un vero e proprio monopolio. Solo gli Stati Uniti, l'Australia e il Canada sono riusciti a contrastare in modo molto marginale il dominio della Cina. L'Europa deve invece affidarsi completamente a partner esterni per l'approvvigionamento di questi metalli. Il vento potrebbe però cambiare, con le nazioni occidentali che iniziano a investire in modo aggressivo, per ristrutturare le catene di approvvigionamento e internalizzare un maggior numero di processi”.

L’analista sottolinea che “a differenza di molti altri materiali che possono essere scambiati, ad esempio attraverso contratti future su mercati regolamentati, questo non è il caso delle terre rare. L'unico modo per accedere a questa categoria di metalli di nicchia, ma allo stesso tempo così rilevante, è investire nelle società che si occupano della loro estrazione, lavorazione e raffinazione. La performance finanziaria di queste aziende è infatti fortemente correlata all'andamento della domanda e del prezzo delle terre rare. Investendo in più società e in diverse aree geografiche, è utile a contenere i rischi. Un altro fattore interessante e attuale per un investimento nelle terre rare è a livello fondamentale: i multipli sono scesi rispetto ai livelli precedenti, mentre i margini sono diventati più sani”.

“Naturalmente - conclude Rollo - ci sono ancora dei rischi che gli investitori dovrebbero considerare con attenzione; oltre al rischio generale del mercato azionario e a quello valutario, ce ne sono altri relativi all'investimento nei mercati emergenti e nelle aziende più piccole”.

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