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3/10/2023 | Marcella Persola
L’Arabia Saudita potrebbe diventare un finanziatore più “esigente”. Per questo gli investitori di obbligazioni dei paesi emergenti dovrebbe prestare più attenzioni ai progressi fatti dai paesi oggetto di finanziamento da parte dei sauditi. E’ questo uno dei suggerimenti contenuti in Vanguard Global Note a cura di Nick Eisinger (nella foto) co-head of emerging markets active fixed income di Vanguard, che riflette sulle implicazioni delle nuove condizioni di prestito dell’Arabia Saudita per i mercati emergenti.
Per l’esperto della casa di gestione “nonostante la forte disponibilità nel concedere prestiti, i finanziamenti sauditi sono ora soggetti a condizioni molto più stringenti rispetto al passato e non sono più un semplice fattore di "soft power". Ciò significa che i prestiti saranno sempre più legati ai progressi delle riforme, come il rispetto degli obiettivi del programma del Fmi (ad esempio in Egitto). I finanziamenti hanno anche una valenza più commerciale, come parte della strategia dell'Arabia Saudita volta a rafforzare le proprie attività estere a lungo termine e a diversificare i flussi di reddito”.
Ad oggi i paesi che hanno ricevuti finanziamenti importanti da parte dell’Arabia Saudita sono: Egitto, Bahrein, Oman, Giordania, Pakistan, Turchia e Libano. Nello specifico si è trattato di prestiti, depositi in contanti e investimenti generici per il Bahrein, di linee di credito in contanti a favore di Pakistan e Giordania, di alcuni finanziamenti al Libano e, cosa più rilevante, di una serie di consistenti depositi in contanti e (probabilmente) di investimenti diretti in Egitto.
Cosa potrebbe comportare il cambio di passo dell’Arabia? “Naturalmente, l'adesione ai progetti di riforme strutturali dovrebbe avere un'influenza positiva a medio termine sui fondamentali del credito dei paesi debitori, ma il ritardo o la riluttanza a rispettare le condizioni di queste riforme potrebbero essere eccessivamente penalizzati” evidenzia Eisinger. ”Inoltre, sebbene sia ancora ragionevole supporre che i finanziamenti sauditi esistenti (spesso strutturati con un'opzione di rimborso a breve termine) saranno rinnovati, i mercati dovrebbero essere consapevoli che potrebbero verificarsi situazioni in cui i prestiti potrebbero essere richiamati con breve preavviso, con conseguenze negative per la liquidità in valuta estera dei paesi interessati” continua l’esperto di Vanguard. “Attualmente l'Arabia Saudita è protetta da un calo dei prezzi del petrolio, ma se tale calo dovesse essere ampio e prolungato la capacità e la volontà delle autorità di concedere nuovi finanziamenti ad alcuni dei propri debitori emergenti potrebbero essere compromesse. L'Arabia Saudita è diventata uno dei principali creditori di alcuni paesi, in particolare dell'Egitto, il che potrebbe complicare le cose in caso di insolvenza o ristrutturazione del debito di questo paese. La situazione presenta alcuni primi parallelismi con la Cina, che negli ultimi anni ha concesso ingenti prestiti ai paesi "di frontiera" e che ora rappresentano una leva potenzialmente dirompente in alcune ristrutturazioni del debito in corso in quei paesi” conclude Eisinger.
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