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3/2/2023
Secondo la stima flash di Eurostat l'inflazione annuale dell'area dell'euro dovrebbe attestarsi all'8,5% nel febbraio 2023, in calo rispetto all'8,6% di gennaio ma superiore alle attese del mercato fissate all’8,2%, con un nuovo record della componente core a +5,6%.
Osservando le stime sulle variazioni delle contribuzioni tra gennaio e febbraio sull'andamento del dato generale, Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, rileva innanzitutto che il forte impatto (nel senso di contribuzione positiva) della componente servizi (con peso 45%) e di quella alimentare (peso 20%) sull'intero paniere spiega il rallentamento del calo dell'inflazione generale.
Il rialzo della componente servizi spiega, a sua volta, la continua risalita della componente core.
Il peso della componente servizi consente a tale categoria di più che bilanciare l'andamento in senso opposto di energia (10%) ed utenze (15%). In sintesi, secondo Cesarano “sono tutti argomenti a favore dei falchi BCE per sostenere l'ipotesi di un rialzo del tasso sui depositi di 50 punti base non solo a marzo ma anche a maggio, oltre alla necessità di arrivare al terminal rate di almeno il 3,5%”.
Questa argomentazione è condivisa da Tim Graf, managing director, head of macro strategy for EMEA di State Street Global Markets: “L'inflazione core che sale a un nuovo record sarà un vero problema per la BCE. L'inflazione di fondo è sempre forte a febbraio e marzo, quando si inverte lo sconto sulle vendite di gennaio. Tuttavia, la maggior parte di questa inversione avviene a marzo. Il CPI core è aumentato dello 0,8% a febbraio, il più grande aumento di febbraio mai registrato. Un rialzo di 50 punti base a marzo è ormai cosa fatta e si prevede che la riunione della BCE di maggio risulterà in un rialzo di 40 punti base. Ci aspettiamo che la comunicazione della BCE non solo confermi questo dato, ma accenni con forza a un ulteriore rialzo di 50 punti base a maggio, proprio come si è effettivamente impegnata a 50 punti base a marzo” chiarisce Graf.
È netto anche il giudizio di Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia: “Il dato odierno sull’inflazione di febbraio, a nostro avviso, porta ulteriori argomenti a favore dei membri più falchi all’interno del Consiglio Direttivo della BCE (soprattutto Nord Europa e in particolare la Germania). Le mosse restrittive della BCE effettuate negli scorsi mesi hanno avuto poco effetto sull’economia reale. L’inflazione soprattutto core continua a essere persistente su livelli alti. E dai dati pubblicati dalla BCE non è più solo un’inflazione legata da fattori dal lato dell’offerta ma anche a quelli della domanda. La BCE dovrà necessariamente cambiare passo sia nelle scelte sui tassi di interesse ma soprattutto nella comunicazione. E qualcosa in effetti è cambiato nelle ultime dichiarazioni da parte dei membri del Governing Council. Nelle ultime ore il governatore della banca centrale francese Villeroy ha affermato che il picco del livello dei tassi potrebbe essere raggiunto in estate, al massimo nel mese di settembre”.
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