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3/2/2023
I mercati emergenti hanno visto un solido inizio dell’anno, grazie alla riapertura della Cina e alle attese di uno scenario ‘goldilocks’ di inflazione in calo e atterraggio morbido. Tuttavia, data la difficoltà di raggiungere questo scenario positivo, permangono alcuni rischi. Gli esperti di T. Rowe Price hanno individuato le cinque aree da monitorare nei prossimi mesi.
La riapertura della Cina. “L’economia cinese sta riaprendo a un ritmo molto più veloce delle attese” osserva Chris Kushlis, chief of China and emerging markets macro strategy. “Pur essendo ragionevolmente costruttivi sulle prospettive, è probabile che la ripresa sia inizialmente orientata verso i servizi domestici. Prevediamo che la riapertura porterà ad un rialzo dell’inflazione in Cina grazie alla ripresa della domanda interna, anche se le minori pressioni sui prezzi delle materie prime e il rallentamento del mercato del lavoro probabilmente ne attenueranno l’aumento”.
Poiché l’economia globale è stata solo parzialmente colpita dalla politica zero-Covid della Cina, secondo Kushlis anche l’impatto positivo della riapertura cinese sarà probabilmente moderato. “Le ricadute della riapertura cinese saranno molto specifiche, con un probabile aumento della domanda di materie prime, in particolare di petrolio e gas”.
Geopolitica. “La guerra in Ucraina rimane in una situazione di stallo che, secondo le nostre previsioni, continuerà anche nel prossimo futuro. Il conflitto continua ad essere un rischio per i mercati emergenti e qualsiasi segnale di escalation o di nuove ricadute sulle forniture energetiche potrebbe avere un impatto negativo sul sentiment degli investitori all’interno dell’asset class. Inoltre - aggiunge Kushlis - quest’anno si svolgeranno diverse elezioni chiave, tra cui quelle in Polonia, Thailandia e Turchia, tra i mercati emergenti, e in Argentina, Pakistan, Nigeria, Paraguay e Guatemala nei mercati di frontiera”.
Crescita e fiscalità. Quest’anno, con l’eccezione della Cina, T. Rowe prevede un rallentamento della crescita dei mercati emergenti. “Ci aspettiamo che le economie aperte seguiranno in larga misura i mercati sviluppati. Le economie chiuse e più basate sulle materie prime, invece, sembrano finora resistere meglio. La riapertura della Cina dovrebbe essere di supporto anche per l’Asia, anche se molti Paesi sarebbero esposti negativamente a un calo più marcato della domanda di beni dei mercati sviluppati”. Sul fronte fiscale, “le posizioni sono generalmente migliorate grazie all’aumento delle entrate, ma i deficit rimangono leggermente elevati rispetto ai livelli pre-pandemia”.
Politica monetaria e inflazione. “Le banche centrali dei mercati emergenti hanno iniziato ad alzare i tassi prima di quelle dei mercati sviluppati e sono quindi più avanti nei loro cicli di rialzo, molti dei quali sono vicini al picco o sono terminati. In generale - prosegue Kushlis - riteniamo improbabile un taglio dei tassi d’interesse quest’anno, a meno che non si verifichi una recessione globale che spinga la Fed a tagliare i tassi. Per quanto riguarda l’inflazione, “le pressioni a monte si stanno spostando in linea con l’andamento del petrolio, mentre anche i prezzi dei generi alimentari iniziano a mostrare segni di moderazione. Il ritmo della disinflazione è più forte in Brasile e in Cile a livello core, mentre l’Europa centrale e orientale sta registrando il calo minore dell’inflazione core sequenziale, anche se potrebbe aumentare se i ribassi dei prezzi dell’energia saranno sostenuti. Le pressioni salariali sembrano tuttavia essere più forti in questa regione”.
Tassi, credito e valute. Nell’ambito del credito emergente le prospettive sono costruttive, ma “siamo consapevoli della contrazione delle valutazioni e del potenziale di ripresa in caso di atterraggio morbido. Quest’anno l’asset class ha registrato un forte rally, sostenuto dalla riapertura della Cina e dall’allentamento delle condizioni finanziarie statunitensi. Gli afflussi sono stati consistenti e gli emittenti hanno sfruttato il miglior contesto di mercato per anticipare i prestiti per l'anno in corso”.
“Per quanto riguarda le valute - chiarisce Kushlis - ci aspettiamo che la disinflazione sia un fattore di sostegno quest’anno. Anche le valutazioni rimangono molto interessanti, sebbene la recente forza abbia portato alcune valute selezionate ad avvicinarsi a livelli costosi, in particolare il peso messicano e la corona ceca. Negli ultimi tempi il momentum si è ribaltato contro il dollaro americano e si sta diffondendo l’idea che ci troviamo in un punto di flesso a medio termine dopo anni di notevole slancio. Rimaniamo cautamente ottimisti su questo fronte, ma consapevoli che uno scenario di recessione potrebbe sostenere il dollaro” conclude Kushlis.
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