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2/24/2023
Il divieto delle commissioni di retrocessione non è una soluzione per combattere le pratiche di miss-selling. È quanto rileva la ”Global Survey on Inducements” condotta dal CFA Institute interpellando oltre 1.000 investitori professionali europei.
L’indagine esamina le implicazioni di eventuali normative che limitino gli incentivi alla vendita di specifici prodotti di investimento. I risultati suggeriscono che un divieto totale delle commissioni di retrocessione non avrebbe successo nel difendere i consumatori da pratiche scorrette di vendita, e che le autorità di regolamentazione dovrebbero piuttosto concentrarsi sul miglioramento degli standard di divulgazione dei costi.
Tra i punti chiave, la ricerca evidenzia che le attuali strutture retributive dei distributori sono considerate la causa principale delle pratiche di miss-selling. Legare la remunerazione alla vendita di specifici strumenti finanziari o al loro volume di vendita non incoraggia i distributori a fornire servizi nel migliore interesse dei clienti. Le due riforme normative più auspicabili per affrontare il problema sono secondo la maggior parte degli investitori professionali l'imposizione di una comunicazione più chiara e completa di tutte le commissioni e spese pagate e migliorare le informazioni sulle caratteristiche principali dei prodotti, comprese le strutture dei costi, per i clienti.
Il divieto assoluto di riconoscere incentivi ai consulenti finanziari non è invece considerato una soluzione. Una percentuale consistente di intervistati ritiene infatti che una misura del genere potrebbe avere un impatto negativo sulla varietà di prodotti offerti ai clienti. In particolare, i distributori potrebbero smettere di proporre prodotti di terzi, o cumnuqe ridurne l'offerta. Tuttavia, oltre un terzo (39%) dei partecipanti al sondaggio ritiene che un divieto delle retrocessioni potrebbe portare a un mercato degli investimenti migliore e più trasparente e a una maggiore concorrenza tra gli emittenti.
Secondo la survey, i regolatori dovrebbero concentrarsi sul miglioramento e sul chiarimento degli standard relativi all'informativa sui costi, simili a quelli già in vigore per le informazioni riguardo alle performance. Infine, un forte accento è posto sul rafforzamento dell'educazione finanziaria degli investitori, che è una priorità e dovrebbe essere l'obiettivo principale dei regolatori prima di introdurre nuove misure normative.
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