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Guerra in Ucraina, l’impatto su Europa e materie prime

2/23/2023

Il conflitto scoppiato un anno fa è stato il catalizzatore di uno sconvolgimento dei mercati finanziari nel Vecchio Continente e altrove. L’analisi di T.Rowe Price


A un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, Razan Nasser, credit analyst di T. Rowe Price, analizza l’impatto che il conflitto ha avuto sui mercati economici e finanziari in Europa e altrove.

 

“L’economia dell’Eurozona si è indebolita, ma non così profondamente come si temeva subito dopo l’invasione dell’Ucraina” osserva Nasser. “La crisi energetica è stata finora evitata perché i Paesi europei sono riusciti in gran parte a riempire i loro depositi di gas prima dell'inverno. Questo, insieme a un inverno mite, ha aiutato i prezzi del gas all’ingrosso a scendere significativamente dai picchi del 2022. Sebbene questo sia incoraggiante, la transizione dell’Europa dal gas russo verso nuove fonti rimane una sfida importante per il 2023 e oltre, quindi sarebbe un errore pensare che la crisi energetica sia finita. Per molti versi, è solo all’inizio”.

 

Nasser evidenzia che l’infrastruttura europea per il gas è stata creata per ricevere le importazioni dalla Russia attraverso i gasdotti, e per cambiare questa situazione ci vorranno tempo e denaro. “Le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti e dal Qatar offrono una potenziale alternativa, ma è improbabile che l’offerta sia sufficiente a soddisfare la domanda europea oltre il breve termine. In Europa, inoltre, la capacità di trattamento delle importazioni di GNL è limitata e, sebbene siano previsti piani per la costruzione di nuove infrastrutture di trattamento, è probabile che ci vorranno diversi anni per completare queste opere. A lungo termine, le fonti rinnovabili sostituiranno le importazioni russe come fornitore chiave del fabbisogno energetico europeo, ma ci vorranno diversi anni per costruire le infrastrutture necessarie a questo scopo”.

 

In questo contesto, “riteniamo che i Paesi europei continueranno probabilmente a dover affrontare sfide per ottenere combustibili fossili sufficienti a soddisfare la domanda nell’inverno 2023-2024 e oltre” chiarisce Nasser. “Ciò potrebbe comportare un aumento dei prezzi, che probabilmente richiederà ai governi di continuare a sovvenzionare le bollette energetiche. Riteniamo che ciò possa pesare sulla crescita e forse portare il blocco europeo alla recessione nel corso dell’anno, soprattutto perché si prevede che la Banca Centrale Europea inizierà presto una politica restrittiva (quantitative tightening)”.

 

Passando ad analizzare l’impatto sulle commodity agricole, Nasser rileva che in linea con le altre materie prime, i prezzi dei cereali sono scesi dai massimi grazie ai raccolti abbondanti e all’accordo sul grano stipulato tra Ucraina e Russia. “Tuttavia - avverte Nasser -  questo potrebbe essere un alleggerimento solo a breve termine, poiché l’accordo deve essere rinnovato a marzo. Una sua mancata proroga potrebbe portare a un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, che potrebbe mettere sotto pressione i paesi a basso reddito. Inoltre, gli agricoltori ucraini - che sono stati un fornitore chiave di grano e altri cereali per i mercati emergenti - sono stati colpiti duramente dallo scoppio della guerra e la loro produzione potrebbe diminuire in modo significativo”. L’insieme di questi fattori, più le ulteriori pressioni sui prezzi derivanti dalla minore disponibilità e dall’aumento dei prezzi dei fertilizzanti, sottolineano la precarietà della situazione e rafforzano la probabilità di vivere in un mondo di mercati ristretti delle materie prime per un certo periodo di tempo.

 

“Nel corso del 2022, la crescita è stata lenta e ciò ha ridotto la pressione della domanda sui prezzi delle materie prime” prosegue Nasser. “Ma quando alla fine l’economia mondiale si riprenderà, anche la domanda di materie prime aumenterà e i prezzi probabilmente aumenteranno di conseguenza. Questo potrebbe tradursi in un aumento dell’inflazione, che potrebbe indebolire il potere d’acquisto delle famiglie e pesare sulla crescita. Sebbene i mercati finanziari sembrino essersi abituati a convivere con questa guerra, è probabile che i venti contrari alla crescita persistano”.

 

Nasser conclude che in assenza di un percorso chiaro verso la fine delle ostilità, è probabile che la guerra prosegua con implicazioni continue per l’economia e i mercati delle materie prime. “Prevediamo, dunque, che l’economia ucraina continuerà ad affrontare sfide significative e che, in futuro, si prospetti un’ampia ristrutturazione del debito”.

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