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11/25/2022
Il 2023 sarà un anno di inversione. Ne spiega i motivi Mondher Bettaieb -Loriot, portfolio manager del reddito fisso di Vontobel AM. “Inversione dell’inflazione, che dopo il picco raggiunto quest’anno ha già iniziato a scendere; inversione delle politiche delle banche centrali che si muovono come reazione all’inflazione.
Infine inversione della crisi energetica nell’Unione Europea che dovrebbe pian piano risolversi dopo le recenti vicende al G20. Intanto la crescita della money supply il prossimo anno dovrebbe azzerarsi e l’inflazione quindi ne seguirà il trend”.
E l’inversione da parte delle banche centrali è già programmata: “Vedremo ancora due rialzi, uno a dicembre di 50 basis point e infine uno da 25 bp. Ci aspettiamo si arrivi al 4,50-4,75%”.
Del resto, il 2022 è stato tra le peggiori annate dal punto di vista dei mercati finanziari: in tutti e tre i primi trimestri, si è registrata una discesa contemporanea di azioni e bond, un fatto che storicamente non si era mai verificato.
“Nessuna diversificazione settoriale, fattoriale o geografica avrebbe salvato il portafogli, l’unico comparto che è salito è stato l’energy - commenta Gianluca Ungari, Head of Portfolio Management Italy di Vontobel - E solo da metà 2022 gli analisti hanno iniziato a rivedere al ribasso le stime sugli utili, soprattutto sul tech.
I principali temi sul mercato sono quindi tre. La crescita, visto che siamo in un ciclo economico molto avanzato, l’inflazione che sta già rallentando, e infine le banche centrali che dopo l’inflazione potrebbero ora spostare il proprio obiettivo sul mercato del lavoro quando l’economia entrerà in recessione”.
Come posizionarsi allora? “Per quanto riguarda il mercato obbligazionario, gli spread che rileviamo sul credito societario europeo sono tipici dei periodi di recessione e prezzano già una grande debolezza del settore, anche se i fondamentali rimangono robusti - commenta Mondher Bettaieb -Loriot - Veramente eccessivi per la situazione attuale visti gli yield al 6%, tanto che ipotizziamo che il prossimo anno rendimenti molto importanti, e con basso rischio, considerando un restringimento degli spread e una possibile riduzione dei tassi di interesse.
Inoltre vediamo come le società non utilizzino tutti i flussi di cassa a disposizione, quindi la necessità di nuovi capitali appare limitata.
All’interno dei corporate poi, i finanziari appaiono il comparto migliore: le banche sono ben capitalizzate e pronte ad affrontare eventuali scenari negativi, inoltre i tassi in aumento aiutano il conto economico”.
“Nei portafogli sovrappesiamo liquidità, oro, anche se quest’anno non ha dato soddisfazioni, ed emissioni governative fino a 3 anni - aggiunge Ungari – Viceversa sottopesiamo l’azionario, in particolare quello europeo alla luce dello scenario economico atteso e della recessione che ci aspettiamo. Lato bond, sottoponderiamo anche high yield e mercati emergenti.
E proprio sul comparto obbligazionario assisteremo a mio avviso a un importante cambiamento.
Finora l’asset class costituiva una parte fondamentale e inamovibile di un portafoglio e la sua correlazione bassa o negativa con l’equity garantiva solidità, senza contare che negli ultimi 20 anni ha restituito mediamente un 4% annuo.
Ora invece siamo di fronte a un cambio di paradigma, con i bond che non verranno messi in portafoglio ‘a prescindere’, ma solamente se garantiranno rendimento. Non saranno quindi necessariamente un elemento strutturale”.
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