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9/19/2022 | Marcella Persola
Mentre continua la corsa ai voti degli indecisi dal punto di vista dei candidati alle elezioni politiche italiane, gli esperti si chiedono quanto rispetto al passato oggi dobbiamo "prezzare un rischio Italia", in considerazione di chi è dato vincente dai sondaggi e dalle diverse posizioni assunte. Per gli esperti rispetto al passato sono cambiti due fattori fondamentali: l'antipatia nei confronti della moneta unica, tanto che non la campagna elettorale non è si è concentrata sull'Italexit e l'atteggiamenti nei confronti dell'Unione Europea, viste le risorse che raggiungeranno il paese proprio grazie alla presenza in Europa.
Alvise Lennkh-Yunus, executive director e Giulia Branz, senior analyst di Scope Ratings “La coalizione di centrodestra guidata da Fratelli d'Italia (FdI) della leader dell'estrema destra Giorgia Meloni, dalla Lega di Matteo Salvini e da Forza Italia (FI) di Silvio Berlusconi è in netto vantaggio nei sondaggi, con oltre il 45% dei voti secondo i sondaggi più recenti. Sebbene le preferenze politiche pre-elettorali dichiarate da questa coalizione potrebbero indebolire le prospettive economiche e fiscali dell'Italia, riteniamo che i vincoli che qualsiasi governo italiano dovrà affrontare una volta al potere limiteranno notevolmente il suo margine di manovra, determinando così, in ultima analisi, una serie ristretta di opzioni di politica economica”.
Per Matteo Ramenghi, chief investment officer di UBS GWM in Italia "La campagna elettorale in Italia sinora non ha creato eccessive turbolenze per i titoli di Stato per via delle promesse di gran parte dei partiti di non aumentare il deficit al di fuori di quanto concordato con l’Unione europea. Si tratta di elezioni politiche diverse dal solito: è la prima volta da oltre 70 anni che si tengono nella seconda parte dell’anno, periodo in cui bisognerebbe lavorare sulla legge di bilancio; il numero di parlamentari scenderà di un terzo; ed è capitato di rado che, come questa volta, i sondaggi suggeriscano la vittoria netta di una coalizione. Inoltre, e questa forse è la differenza più importante, in questi anni è salita di molto la popolarità dell’euro: secondo i sondaggi dell’Eurobarometro di 18 punti percentuali dal 2014. Probabilmente per questo, diversamente dalle elezioni del 2018 o del 2013, non sono emerse posizioni nette contro l’euro o contro l’Unione europea, che dal canto suo ha varato il Recovery Fund dando all’Italia moltissime risorse" spiega l'esperto.
"Gran parte dei partiti sembra comunque aver compreso che una politica fiscale troppo aggressiva porta a uno spread elevato, sottraendo risorse allo Stato e zavorrando l’intera economia: i tassi elevati pagati sul debito pubblico si trasferiscono al settore bancario e da lì a famiglie e imprese, bloccando gli investimenti. L’implementazione del PNRR è l’altro aspetto critico: accedere alle risorse del Recovery Fund richiede anche la capacità di varare riforme. Finora l’Italia ha rispettato pienamente la tabella di marcia, ma se il nuovo governo rallentasse la corsa si perderebbero punti di PIL per strada".
Ma lo spread secondo alcuni è il grande assente di queste elezioni. La pensa così il team di Fineco AM. "I candidati politici in Italia hanno inviato messaggi rassicuranti ai mercati, e l’introduzione del Tpi (il cosiddetto scudo antispread) presentato in estate dalla Bce può contribuire a scoraggiare un ampliamento legato a reinvestimenti in altre direzioni dei titoli in scadenza".
Con messaggi rassicuranti ai mercati e scudo BCE sembra quindi essere accantonato un "rischio" Italia.
"La coalizione di destra guidata da Giorgia Meloni, leader dell'unico partito di opposizione a Draghi, è probabile che esca vincitrice dalla tornata elettorale. In contraddizione con le posizioni storiche di tutto il partito di estrema destra, negli ultimi anni Meloni ha fatto di tutto per moderarne l’immagine e ridurre le preoccupazioni, cambiando posizioni e diventando filo-occidentale (abbandonando il posizionamento filo-russo) e affermando di essere pronta alla rinegoziazione delle regole del bilancio europeo e del Recovery plan, ma sempre nel rispetto delle regole dei trattati e senza mettere in discussione l'euro" sottolinea François Raynaud, fund manager multi-asset & overlay di Edmond de Rothschild Asset Management.
"I negoziati sul Recovery plan potrebbero ritardare alcuni programmi di investimento in Italia e i negoziati sul bilancio dovrebbero essere complessi, dato che l'Italia non ha margine di manovra senza i trasferimenti di denaro europei e che il programma della coalizione di destra prevede molte riduzioni fiscali e di spesa, ma nessuna indicazione su come finanziarle, se non attraverso la richiesta di nuovi fondi europei. Infine, aspetto non meno importante, lo scostamento dalle regole di bilancio potrebbe impedire l'uso del nuovo strumento anti-frammentazione della BCE, qualora necessario. Rimaniamo cauti sul debito italiano in quanto i negoziati potrebbero spingere gli spread ben oltre i 250 punti base" evidenzia il fund manager. "Da notare che un'ampia vittoria con oltre il 60% dei seggi in Parlamento per la coalizione di destra è possibile e questo aprirebbe la porta a cambiamenti costituzionali, come un sistema presidenziale con potenziali possibilità di referendum più ampi. Il ritorno di un possibile dibattito sull'euro continua a rappresentare uno scenario remoto anche in questo contesto e dovrebbe generare un impatto marginale sullo spread".
Infine per Gilles Guibout, gestore del fondo AXA WF Framlington Italy di AXA IM Italia "Da settimane lo spread a 10 anni tra BTP e Bund resta tra 220 e 230 punti base. Lo spread si sta allargando a causa dell’incertezza sulla volontà del nuovo governo che si formerà a rispettare gli impegni verso la zona euro. Restiamo comunque fiduciosi poiché i sussidi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) rappresentano oggi un forte incentivo: nessuno vuole perdere questi fondi che, secondo l’Istat, potrebbero avere un impatto sul Pil italiano tra +2,3% e 2,6% nel 2026. Abbastanza per spingere i vincitori delle elezioni a un comportamento “virtuoso”. A questo si aggiunga l’introduzione del nuovo strumento anti-frammentazione da parte di Bruxelles (Trasmission Protection Instrument), che potrebbe essere attivato per contrastare dinamiche di mercato ingiustificate che potrebbero sorgere determinando un ampliamento dello spread".
Della stessa opinione anche gli analisti di Scope Ratings che evidenziano: "In primo luogo, a livello nazionale, una coalizione di estrema destra in grado di attuare il suo programma politico per diversi anni non è scontata, anche se i partiti dovessero ottenere la maggioranza parlamentare, viste le significative differenze politiche in molti settori. In uno scenario politico in difficoltà, potrebbe emergere ancora una volta un governo di unità a guida tecnocratica. Inoltre, poiché quasi il 40% degli elettori è ancora indeciso, sono possibili sorprese che potrebbero influenzare la formazione del prossimo governo italiano. Inoltre, il Presidente Sergio Mattarella ha un ruolo influente nella gestione delle crisi e si è dimostrato risoluto in passato, ponendo il veto alla nomina del ministro delle finanze euro-scettico Paolo Savona, scettico sull'euro, durante il governo Lega-5 Stelle, nominando il governo Mario Draghi durante la crisi di Covid e ha indetto elezioni anticipate con poco preavviso a luglio. In terzo luogo, l'opinione pubblica italiana è in contrasto con alcune preferenze dei partiti estremi. La maggior parte degli italiani continua a sostenere l'euro (71%), è favorevole alla stabilità economica e ricorda che i governi populisti precedentemente votati, si sono arenati solo pochi anni fa" concludono.
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