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9/14/2022
I dati sull'inflazione statunitense ad agosto sono risultati più elevati del previsto, consolidando la traiettoria della Fed per un rialzo di 75 punti base alla riunione del FOMC di settembre, e l’impatto sui mercati non si è fatto attendere, con Wall Street che ha chiuso la giornata con il peggior sell off dall’inizio della pandemia.
“Le pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti hanno registrato un rallentamento al +8,3% anno su anno rispetto a luglio ma minore delle previsioni che stimavano un valore al +8,1% anno su anno” spiega Federico Vetrella, market strategist di IG Italia. “Le pressioni inflazionistiche sono comunque in leggero calo rispetto al valore di luglio che era fermo al +8,5% anno su anno. Su base mensile, invece, l’inflazione è cresciuta del +0,1% mentre le attese si aspettavano un calo della stessa entità per il mese di agosto rispetto al mese precedente”.
Più nel dettaglio, “il paniere degli energetici è cresciuto del +23,8% anno su anno nel mese di agosto in rallentamento rispetto al dato di luglio fermo al +32,9% anno su anno. Il paniere degli alimentari, invece, ha mostrato un’accelerazione rialzista del +11,4% annno su anno, l’incremento annuale maggiore dal maggio 1979. L’indice Core (che esclude i panieri degli energetici e degli alimentari) ha invece mostrato un’accelerazione oltre le aspettative ferme al +6,1% anno su anno fino al valore del +6,3%, in rialzo rispetto al dato di luglio che era risultato al +5,9% anno su anno. Anche dal punto di vista mensile, l’incremento dell’indice Core è stato del +0,6%, maggiore delle attese del +0,3%”.
“I dati di questo mese ci dicono che i consumatori continuano a sperimentare pressioni al rialzo sul costo della vita, in quanto le case, le cure mediche e il settore dell’arredamento hanno registrato un aumento maggiore rispetto ai dati di luglio” aggiunge Jon Maier, cio di Global X. “Una nota positiva è che l'indice energetico è sceso del 5% ad agosto, con la benzina e le altre materie prime energetiche che hanno registrato uno dei maggiori ribassi degli ultimi mesi. A nostro avviso, questo indica che la Fed e i mercati sposteranno la loro attenzione sull'inflazione core, che potrebbe rivelarsi più difficile da abbattere nel breve termine”.
“La pubblicazione del dato sull’inflazione statunitense ha causato un repentino crollo della coppia EUR/USD che si dirige verso la parità perdendo ben l’1,61% e passando da 1,0168 fino al minimo intraday di 1,0004” prosegue Vetrella. “Il mercato ha già scontato un aumento aggressivo dei tassi di interesse da 75 punti base nella prossima riunione della Federal Reserve programmata per il 20-21 settembre. La banca centrale statunitense ha, infatti, chiarito che non intende rallentare la stretta monetaria a meno che non veda un deciso rallentamento delle pressioni inflazionistiche. Di conseguenza, le aspettative di un aumento aggressivo dei tassi di interesse, attualmente nel range tra il 2,25% e il 2,50%, ha riportato il dollaro a guadagnare sull’euro a causa dell’incremento dei rendimenti negli asset denominati in dollari”.
I dati sull’inflazione peggiori delle attese hanno causato un terremoto sui mercati finanziari con Wall Street che ha subito il peggior sell-off dai primi giorni della pandemia sui timori che la Federal Reserve dovrà agire in modo più aggressivo per combattere l'aumento dei prezzi. A questo punto, infatti, il consensus ha alzato la probabilità riguardo ad un rialzo da 75 punti base fino al 79% mentre sta anche considerando la possibilità di un aumento monstre da 100 punti base (stimato al 21%).
L’S&P 500 è crollato del 4,3%, il giorno peggiore da giugno 2020 con il 99% delle sue società in rosso, mentre Il Nasdaq Composite è sceso del 5,2%, poiché le aziende tech, che sono considerate le più esposte a tassi più elevati, hanno subito il peso maggiore delle vendite.
Nel reddito fisso, Il rendimento dei governativi Usa a breve termine, che riflette le aspettative sui tassi di interesse, ha raggiunto il livello più alto in quasi 15 anni, poiché gli investitori hanno aumentato le loro scommesse sul fatto che la Fed dovrà fare di più per contrastare l'impennata dell’inflazione.
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