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8/3/2022
Indipendentemente dalle politiche della Fed, l’economia globale ha iniziato il suo percorso verso uno scenario recessivo ed Europa e Stati Uniti sono già entrati in recessione da qualche mese. Ma Maurizio Novelli, gestore del fondo Lemanik Global Strategy esprime un giudizio molto severo, e ritiene che “sperare che la recessione sia un male accettabile pur di non avere tassi d’interesse al rialzo è non capire cosa c’è effettivamente dietro questa crisi, innescatasi senza avere neanche alzato veramente i tassi o iniziato vere politiche monetarie restrittive. Anche la Cina non riesce a recuperare un passo di crescita accettabile a causa del rallentamento globale e per i problemi del settore immobiliare, accentuando così i rischi che le tre economie più importanti del pianeta saranno impantanate in problemi strutturali per un lungo periodo di tempo”.
Novelli osserva che siamo stati abituati a periodi di crisi violente e profonde (2001, 2008 e 2020) ma anche abbastanza brevi. “Le politiche monetarie e fiscali avevano ampio margine di manovra per intervenire a risollevare il ciclo ma oggi i margini di manovra sono molto ristretti o quasi nulli. Mentre si tende a far credere che i mercati sono pronti a riassorbire le perdite perché sono già scesi molto, in realtà è il quadro fondamentale che si è modificato radicalmente e le crepe di questo cedimento si vedono nel settore del Private Equity e dei Leverage Loans. Questi ultimi sono la causa principale dei risultati deludenti delle banche di Wall Street che, infognate con prestiti speculativi sostenibili solo da prospettive di IPO a prezzi stratosferici, sono ora in ritirata strategica su tutti i fronti”. Secondo il gestore proprio l’attività di Private Equity di questi anni è probabilmente l’epicentro della bolla speculativa che ha sostenuto il Nasdaq e le valutazioni di società quotate che non hanno mai fatto un bilancio in utile, acquistate tuttavia a piene mani da investitori retail e Mutual Funds. “Dal 2010 in poi le banche di Wall Street hanno semplicemente “spostato” la loro attività speculativa dai MBS del 2006/2007 ai Leverage Loans del 2020/2021. In particolare gli ultimi tre/quattro anni sono stati particolarmente intensi per IPO e “Unicorni” (società a valutazioni altissime e con business model sempre in perdita)”.
L’attività è stata cosi intensa da produrre secondo Novelli una emissione di prestiti speculativi mai vista nella storia. “Oggi si stimano 1,3 trilioni di dollari di Leverage Loans in circolazione (6,5% del PIL USA), che sommati a 1 trilione di Fondi di Private Credit Subprime (5% del PIL USA) e un 30% di Subprime nelle cartolarizzazioni degli Asset Back Securities (ABS), che sostengono il credito al consumo USA, sono una fonte di instabilità sistemica nettamente superiore a quella in confronto generata dai “dilettanti” dei MBS Subprime del 2007”. Si stima che oltre il 30% di tutto il credito circolante negli Stati Uniti sia di tipo speculativo o subprime, “un’orgia speculativa che è stata scatenata da una banca centrale che non ha mai fatto il suo mestiere negli ultimi dieci anni e, come al solito, davanti a questa operatività si è girata dall’altra parte per non vedere”. Bisognerà quindi attendere con ansia la recessione in arrivo per vedere come verrà gestito il problema delle insolvenze emergenti già ora, ma tenute ben nascoste negli strumenti di securitisation come nel 2006/2007, al fine di far credere che “il sistema è solido”.
“La crisi che sta arrivando sarà molto diversa da quelle che abbiamo visto negli ultimi vent’anni” sottolinea Novelli. “La lunga fase di recessione/stagnazione, procurata dall’avvio di una balance sheet recession molto simile a quella vissuta dal Giappone negli anni Novanta, provocherà una significativa correzione dei mercati azionari. Le politiche di QE delle banche centrali hanno trascinato nella trappola del debito speculativo l’intero sistema che, spinto dalla strategia della “caccia al rendimento” si è riempito di debiti sostenibili solo con i tassi a zero. Ma i tassi a zero non bastano, devi avere anche un’economia che cresce. Oggi stanno per venire a mancare tutte e due le cose. Rimango quindi focalizzato sui target di mercato già evidenziati in precedenti note, che vedono livelli indicativi di 3.500 per S&P500, 12.000 per il Nasdaq 100, 3.200 per Eurostoxx e 12.000 per il DAX. I mercati potrebbero anche percepire in modo positivo il probabile calo dell’inflazione procurato da una recessione, ma la recessione o la stagnazione economica che ci attende, renderà la colossale mole di debito speculativo in circolazione non ripagabile e questo farà iniziare una balance sheet recession. La lunga fase di deleverage che ci troveremo ad affrontare sarà un fenomeno caratterizzato da ristrutturazioni di debito e insolvenze, esattamente come in Giappone dopo il boom del leverage degli anni Ottanta”.
La strategia d’investimento del Global Strategy Fund rimane dunque orientata a mantenere significative posizioni short sui mercati azionari. “La view di una balance sheet recession è comunque coerente con un impatto deflattivo di lungo periodo sull’economia mondiale” chiarisce Novelli. “Per questo motivo abbiamo iniziato ad accumulare posizioni long sui bonds decennali di USA e Germania. L’oro, nonostante i vari tentativi di manipolazione da parte delle autorità USA, rimane una posizione long di lungo periodo in un contesto che sarà caratterizzato da una crisi di solvibilità del colossale stock di debito speculativo accumulato nel sistema in anni di QE scellerato delle banche centrali”.
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