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7/27/2022 | Redazione Advisor
Nei prossimi due anni potrebbe verificarsi uno scenario di recessione nelle economie dei paesi industrializzati nell’orizzonte dei prossimi due anni, a causa del maggiore potenziale di turbolenze sul versante geopolitico, dell'inflazione ostinatamente elevata e della determinazione delle banche centrali a concentrarsi innanzitutto sulla lotta all'inflazione, aumentando il rischio di incidenti finanziari. A rivelarlo Tiffany Wilding, managing director e US economist di PIMCO.
"Una contrazione del PIL reale per più trimestri a partire da quest'anno, seguita da un periodo di crescita inferiore al trend, è ciò che oggi prevediamo per diversi mercati sviluppati, compresi gli Stati Uniti", spiega Wilding.
Gli indicatori economici di alta frequenza si sono deteriorati, sia negli Stati Uniti sia in altri Paesi. Anche se non riteniamo che le economie dei mercati sviluppati siano già entrate in recessione, gli indicatori dell'attività reale stanno chiaramente andando in quella direzione.
Per inciso, negli Stati Uniti, l'NBER - l'arbitro ufficiale della datazione della recessione americana - utilizza una definizione più completa rispetto alla regola empirica dei 2 trimestri consecutivi di contrazione del PIL illustrata da molti commentatori economici. In particolare, l'NBER ricerca un "calo significativo dell'attività economica" in vari parametri, tra cui il reddito aggregato reale e i consumi, le vendite del settore manifatturiero e commerciale e la produzione industriale, nonché l'occupazione basata sulle indagini presso le famiglie e le industrie.
"Gli shock inflazionistici dell'offerta sono stati più acuti di quanto inizialmente previsto", agggiunge il director. "Il tumulto geopolitico e la guerra in Ucraina hanno spinto la Russia a ridurre notevolmente i flussi di petrolio e gas verso l'UE. Secondo i nostri analisti, si prevede che la riduzione dei flussi continuerà, con la probabile conseguenza di (1) programmi di razionamento obbligatorio del gas in Germania e in altri Paesi dell'Europa Orientale che dipendono fortemente dal gas russo, e/o (2) un allentamento del controllo sui prezzi delle utility regolate, il che potrebbe realizzare una sufficiente distruzione della domanda attraverso prezzi più elevati".
"L'inflazione si sta rivelando più persistente, - prosegue Widing - il che implica che le banche centrali potrebbero aver bisogno di architettare recessioni (e non solo un periodo di crescita inferiore al trend) per ripristinare la stabilità dei prezzi. Ciò sembra particolarmente vero negli Stati Uniti, dove i membri della Fed hanno lasciato intendere che è necessaria una politica monetaria restrittiva".
Le condizioni iniziali di inflazione elevata significano che i contorni di questa recessione saranno probabilmente molto diversi da quanto sperimentato nel recente passato. L'inflazione elevata limiterà probabilmente la consueta risposta politica anticiclica da parte delle banche centrali e delle autorità fiscali (con la precisazione che diversi governi europei stanno cercando il modo di dare sussidi alle famiglie a basso reddito per l'aumento dei costi dell'energia), contribuirà ad aumentare i tassi di interesse e, più in generale, richiederà condizioni finanziarie più rigide per ripristinare la stabilità dei prezzi. Tutto ciò suggerisce che la contrazione stessa potrebbe essere più lenta, ma più prolungata, ed è più probabile che lasci il posto a un periodo di crescita lenta e inferiore al trend, in cui l'attività reale rimarrà limitata e vulnerabile agli shock economici finché l'inflazione non si modererà.
Per quanto riguarda le implicazioni a breve termine della riunione del FOMC di questa settimana, nonostante gli elevati rischi di recessione, i membri della Fed hanno indicato la probabilità di un altro rialzo di 75 punti base e non escludiamo un aggiustamento più ampio.
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