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BCE di fronte a un arduo dilemma. Le previsioni dei gestori

7/20/2022 | Daniele Riosa

Cresce l’attesa per le decisioni che prenderà la Banca Centrale Europea giovedì sui tassi e sul cosiddetto 'scudo antispread'. Vediamo che cosa si aspettano gli esperti dal meeting


Cresce l’attesa per le decisioni che prenderà la Banca Centrale Europea giovedì sui tassi e sul cosiddetto 'scudo antispread'. Vediamo che cosa si aspettano gli esperti dal meeting.

Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, prevede che “nella riunione di giovedì il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea darà finalmente il via alla normalizzazione dei tassi di riferimento, avendo preannunciato un rialzo di 25 punti percentuali. Tuttavia, visti i diversi fattori dello scenario economico tra cui l'inflazione record dell'8,6% a giugno (anno su anno) nell’Eurozona, si è chiaramente orientati verso un rialzo di 50 punti percentuali a settembre. La presidente Lagarde dovrebbe chiarire che il ciclo di rialzi è appena iniziato, ma che la tempistica e l'estensione dei futuri rialzi dei tassi dipendono dalla combinazione crescita-inflazione prevista. I mercati ascolteranno quindi con attenzione i commenti sui rischi di recessione. Come già annunciato, il nuovo strumento anti-frammentazione della Banca Centrale Europea sarà al centro della scena. Finora non si conoscono molti dettagli e ci aspettiamo che la Banca Centrale Europea sia più esplicita o addirittura già annunciare l’operatività di tale strumento. Intravediamo il rischio però che questo nuovo strumento possa non corrispondere alle aspettative del mercato. In tal caso, il debito periferico potrebbe essere messo sotto pressione”.

Per Robert Lind, economista di Capital Group, si profilano all'orizzonte tre rischi principali: “un'interruzione delle forniture di gas dalla Russia; un'inflazione persistente e diffusa; l'aumento degli spread obbligazionari tra gli Stati membri dell'Unione Europea. In particolare, la debolezza dell'economia italiana rende ancora più difficile il lavoro della BCE. Non c'è accordo all'interno della BCE su come dovrebbe configurarsi lo strumento ‘anti-frammentazione’. A complicare le cose c'è anche la ferma opposizione dei politici tedeschi e olandesi, che ritengono che la banca centrale non debba sovvenzionare il governo italiano. È anche vero che i policymaker hanno imparato dagli errori commessi nel 2010 e riconoscono che una crisi del debito italiano sarebbe molto più pericolosa per l'Eurozona; tuttavia, una combinazione tra la diminuzione del sostegno della BCE e la rigida resistenza politica a qualsiasi misura fiscale per aiutare l'Italia potrebbe aumentare la tensione sui mercati obbligazionari, facendo aumentare gli spread”.

Secondo Peter Goves, fixed-income research Analyst di MFS Investment Management, “un rialzo di 25 pb questa settimana sembra più o meno un evento acquisito. Ci aspettiamo un altro rialzo nella riunione di settembre, nella quale potrebbe essere necessario un ‘incremento maggiore’. Tuttavia, tutto questo è ampiamente noto e prezzato. Ciò che riveste maggiore importanza per i movimenti di mercato sono i dettagli relativi al nuovo strumento anti-frammentazione, ora denominato TPM (Transmission Protection Mechanism). È plausibile che uno strumento completo non sia ancora operativo, ma è molto probabile che la Lagarde fornisca alcuni dettagli sul meccanismo e la sua applicabilità. Naturalmente, gli sviluppi politici idiosincratici dell'Italia non sono arrivati al momento giusto e potrebbero mantenere ampi gli spread nonostante questa nuova iniziativa della BCE. I commenti della BCE non hanno lasciato intravedere un allontanamento dalla tabella di marcia preannunciata per luglio. Considerato lo scenario incerto e il fatto che si tratterà del primo rialzo in un decennio, è probabile che la BCE si attenga al suo piano: un rialzo di 25 pb questa settimana. Una svolta più restrittiva, tuttavia, potrebbe derivare da un'eventuale accelerazione dei successivi rialzi e dalla sua strategia sull'inflazione”.

Gero Jung, chief economist di Mirabaud AM, si aspetta che “la BCE annunci un aumento dei tassi di 25 punti base, in linea con le indicazioni fornite in precedenza dalla Presidente Lagarde, e renda noti ulteriori dettagli sullo strumento anti-frammentazione. Per il futuro, nonostante l'inflazione elevata, ci aspettiamo che la BCE rimanga cauta, poiché è probabile che la crescita economica rallenti bruscamente nella seconda metà dell'anno. Ciò è dovuto al fatto che il reddito disponibile delle famiglie è in sofferenza, la fiducia dei consumatori è bassa e le imprese devono far fronte all'aumento dei costi di produzione, oltre che a un'elevata incertezza per quanto riguarda il futuro l'approvvigionamento energetico. Tutti questi motivi lasciano pensare che nel corso dell'anno l'economia dell’Eurozona rischi di scivolare verso la contrazione economica. Di conseguenza, le prossime azioni della Banca Centrale saranno probabilmente improntate alla cautela. I punti principali della riunione di giovedì saranno i dettagli sullo scudo anti-frammentazione. In particolare, ci si chiede sempre di più quale sarà la possibile dotazione complessiva di tale strumento, così come le eventuali condizionalità e i livelli di soglia specifici per gli spread sovrani. Saranno importante anche gli aspetti legali di questo nuovo strumento, tenendo conto del limite ISIN del 50%”.

Gilles Moëc, group chief economist di AXA Investment Managers, sottolinea come “il compito della BCE non sia facile. Se da un lato la decisione sui tassi, un rialzo di 25 punti base, è stata preannunciata a giugno, dall’altro la banca centrale sembra pronta a svelare i dettagli del suo strumento anti-frammentazione in un momento in cui il ritorno dell'instabilità politica a Roma sta innescando un allargamento dello spread italiano. Il nuovo strumento potrebbe quindi essere messo alla prova molto prima del previsto. Le caratteristiche del dramma politico in corso in Italia sollevano domande su almeno due questioni chiave: se la condizionalità possa essere leggera e quali siano esattamente le ‘giuste circostanze’ in cui lo strumento potrebbe essere utilizzato. In effetti, la coalizione a Roma è messa alla prova, tra le altre cose, dai dibattiti sull'agenda di riforme legata al programma Next Generation, che è ampiamente considerata il punto di partenza per una ‘condizionalità leggera’. Inoltre, la BCE sarebbe legittimata a contrastare un allargamento dello spread se questo fosse innescato da un cambiamento del profilo di rischio intrinseco di uno Stato membro determinato da scelte politiche interne? Il nostro timore è che quanto emergerà dal meeting di giovedì possa essere ancora troppo vago, o di portata troppo limitata, per segnalare al mercato che la ‘cavalleria’ possa intervenire rapidamente a sostegno del mercato obbligazionario italiano”.

Giancarlo Bilotta, portfolio manager credit strategies di Plenisfer Investments SGR, ricorda che “le ultime indicazioni trasmesse da fonti della Banca Centrale Europea segnalano che domani potremmo assistere ad un aumento di 50 bp rispetto ai 25 inizialmente stimati. Vedremo. In ogni caso, se la recessione dovesse concretizzarsi, potremmo presto tornare nella ‘trappola dei tassi’ che ha imprigionato l’Europa negli ultimi anni, ovvero uno scenario in cui è particolarmente difficile attuare una politica di rialzo dei tassi. In questo scenario assisteremmo ad una nuova discesa dei tassi nominali e ad una riduzione degli spread, sia governativi che corporate, finora penalizzati dalle preoccupazioni per le attese di crescita dei tassi che hanno sostenuto la volatilità del mercato obbligazionario. In questo contesto, ci aspettiamo che il credito investment grade di società solide e non cicliche possano rappresentare un’opportunità nel medio termine. Anche il credito High Yield potrà offrire selezionate opportunità, ma in tale ambito sarà ancora più cruciale la capacità di identificare le società penalizzate dalle dinamiche di mercato descritte piuttosto che da situazioni contingenti”.

Jim Leaviss, cio public fixed income team di M&G Investments, constata che "l'Europa si trova a dover fronteggiare il rischio di una recessione, considerando le incertezze legate all’offerta di metano che potrebbe avere un riflesso significativo in particolare sulla crescita tedesca. Tuttavia, dati i livelli di inflazione vicini al 10%, riteniamo che per il momento la BCE debba continuare a rialzare i tassi per poter mantenere la propria credibilità, deve cioè dar prova di agire. Quello che non è ancora ben definito attualmente è a quale livello l’inflazione debba scendere prima che la banca centrale possa cominciare ad allentare nuovamente la politica monetaria. Nel frattempo, potremmo assistere ad altre azioni a sostegno della crescita europea, come un nuovo stimolo fiscale".

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