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Investire sostenibile per raggiungere l’obiettivo “net zero”

5/23/2022 | Lorenza Roma

La volatilità continuerà ad aumentare sui mercati finanziari, ma siamo all’inizio di questa trasformazione e dobbiamo proseguire su questa strada. Parola di Massimiliano Comità (AISM Luxembourg)


Il conflitto in Ucraina ha messo maggiormente in luce la necessità di compiere azioni concrete e decisive per contrastare il cambiamento climatico e azzerare le emissioni nette entro il 2050. Massimiliano Comità (in foto), gestore del fondo Kyron Sustainable Long/Short European Equity di AISM Luxembourg, commenta la scelta della Commissione Europea di includere gas e nucleare all’interno della Tassonomia green e analizza l’impatto del programma Next Generation EU per l’economia dell’Italia.

 

Con il conflitto in Ucraina gli investimenti sostenibili hanno registrato forti rimbalzi. Ritiene che questo trend sia destinato a continuare?

Il conflitto in Ucraina ha mostrato la dipendenza europea dal petrolio e gas russi, che ha avuto come reazione l’impulso dell’Europa a accelerare sulle energie alternative. Ma quando parliamo di energie alternative, intendiamo solo uno dei temi a impatto che riscontriamo maggiormente negli investimenti sostenibili appartenenti al gruppo art.9, secondo la classificazione dell’SFDR, piuttosto che a quelli più generici rientranti nella classificazione art.8. Infatti l’indice Stoxx 600 ESG ha avuto lo stesso andamento del tradizionale Stoxx 600, mentre l’indice S&P Clean Energy, legato alle fonti rinnovabili, ha registrato una performance del 25% dal 24 febbraio, scoppio della guerra, fino ai primi di aprile, mentre lo Stoxx 600 è rimasto pressoché invariato. Purtroppo questa overperformance è quasi totalmente evaporata, perché i problemi del costo delle materie prime, di supply chain e di tassi in rialzo penalizzano società legate alla crescita futura. Ma non c’è dubbio che se si vuole raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050 non si può prescindere da queste tecnologie. Siamo all’inizio di questa trasformazione e sappiamo che la volatilità può essere molto alta, ma la direzione è segnata.

 

Cosa ne pensa della scelta della Commissione Europea di includere gas e nucleare all’interno della Tassonomia green? Intravede potenziali criticità?

Il 15 gennaio 2020, il Parlamento europeo approvava a grande maggioranza il Green Deal, bollando nucleare e gas come fonti non sostenibili. Il 31 dicembre scorso, invece, la Commissione ha incluso di fatto le due fonti controverse all’interno della Tassonomia. Questa decisione, oltre a creare disaccordi tra i paesi membri, una parte a favore, capitanata dalla Francia, e una contraria, con a capo la Germania, potrebbe allungare i tempi della transizione energetica che l’Europa ha tanto declamato, con la possibilità di perdere credibilità di fronte agli investitori. Se infatti i fondi del Next Generation EU fossero spesi per aprire nuove centrali nucleari o progetti legati al gas, ce ne saranno meno per sviluppare quelle tecnologie, oggi costose, necessarie a raggiungere l’obiettivo finale. Bisognerebbe distinguere i problemi contingenti, dai piani per lo sviluppo futuro. I fondi del Next generation EU non dovrebbero essere spesi per tecnologie consolidate, che si sono autosostenute finora anche senza finanziamenti eccezionali, bensì finanziare quei progetti che ci faranno centrare l’obiettivo trentennale prefissato: zero emissioni.

 

L’approvazione del programma Next Generation EU potrebbe risollevare l’economia dell'Italia e riparare i danni causati dalla pandemia?

L’Italia ha da poco ricevuto il primo assegno da 21 miliardi dal Next Generation EU, che sommati ai 25 miliardi di prefinanziamento dell’agosto scorso fanno 46 miliardi. Di questi, 12 miliardi sono stati spesi nel 2021 e per quest’anno si prevede una spesa di 27 miliardi, più del doppio. Entro il 2026, i miliardi saranno ben 191 miliardi, quindi altri 145 miliardi in 4 anni, più di 35 miliardi l’anno. Ciò non significa automaticamente che l’economia si risolleverà. Bisogna perseguire metodicamente gli obiettivi delle 6 missioni prefissate. Anche perché se questi soldi non frutteranno dei miglioramenti in termini di minori costi e maggiori entrate per lo Stato, il fatto che due terzi di questi fondi siano sotto forma di prestiti renderebbe il nostro debito un fardello ancor più gravoso. Possiamo dire che questa occasione è l’ultima chance per l’Italia per avere ancora credito da parte degli investitori internazionali. A favore, l’assegno del 2022 è arrivato perché gli obiettivi del 2021 sono stati raggiunti. È già una nota positiva. Speriamo si continui in questa direzione.

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