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La guerra tra Russia e Ucraina renderà le banche centrali più ‘dovish’

2/24/2022 | Daniele Riosa

Lo scoppio del conflitto apre numerosi interrogativi. Vediamo quali implicazioni vedono i gestori su mercati e investimenti


Alla fine, Putin ha sfidato l’Occidente e, dopo aver portato i suoi carri armati nella regione del Donbas, nella notte fra mercoledì e giovedì ha iniziato un attacco su larga scala alle postazioni difensive Ucraine. Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR, sottolinea che “di sicuro le sanzioni finanziarie comminate finora, difficilmente avranno effetti tangibili. L’economia russa ha un debito pubblico ridotto, una bilancia dei pagamenti in surplus e lo stock di riserve in valuta estera più alto nel panorama dei Paesi Emergenti. La sua dipendenza dal capitale esterno è quindi irrilevante e ogni misura mirata a limitare gli afflussi di capitale possono avere un effetto assai contenuto”.

Per il manager, “diverso invece, è l’impatto del blocco del Nord Stream 2. Putin sta facendo pressione ormai da diverso tempo affinché la Germania dia il via libera definitivo al gasdotto sottomarino più lungo del mondo. L’opera è fortemente osteggiata da Stati Uniti, Ucraina e alcuni stati membri della Nato, perché ritengono aumenterebbe di molto la dipendenza dell’Europa dalla Russia. Se per quest’ultima il danno economico è facilmente quantificabile, parliamo di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno di mancati guadagni, sono invece da valutare quali saranno gli effetti della nuova impennata dei prezzi di petrolio e gas sulla crescita europea”.

“In questa fase - conclude Brusa - occorre quindi estrema prudenza, fino a quando la situazione non si stabilizzerà e la diplomazia potrà tornare nuovamente a lavorare per una risoluzione politica della crisi, la volatilità sui mercati resterà elevata. A questo punto c’è molta attesa anche per le reazioni delle principali Banche Centrali: se da un lato l’aumento dei prezzi delle materie prime alimenterà ulteriormente le spinte inflazionistiche, dall’altro una stretta monetaria aggressiva diventa sempre meno probabile in una situazione di mercato già fortemente condizionata. Se la crisi dovesse protrarsi a lungo, un impatto negativo sulla crescita economica, in particolare dell’Eurozona, sarà inevitabile”.

Altaf Kassam, EMEA head of investment strategy & research di State Street Global Advisors, osserva che “gli sviluppi geopolitici sono molto preoccupanti e hanno portato i mercati a muoversi al ribasso su tutta la linea, con il MICEX russo in calo del 30%, il rublo che si indebolisce a circa 88/USD e i futures dell'Eurozona indicati in calo del 4-5%, ma anche il NASDAQ e l'S&P500 in calo del 2-3% attualmente. L'effetto principale delle sanzioni, che ci aspettiamo vengano annunciate più tardi, dovrebbe essere sul mercato russo, ma l'Eurozona (specialmente la Germania a causa della sua dipendenza dall'energia russa) dovrebbe essere più colpita dal conflitto tra tutti i mercati sviluppati”.

“La debolezza dei mercati statunitensi - constata l’analista - sembra la più evidente, e tale movimento sembra essere causato dal sentiment piuttosto che da fattori economici, in cui sembra che i mercati siano passati dalla modalità ‘wait and see’ a quella del panico, e i movimenti potrebbero essere in realtà esagerati, spingendoci ad aggiungere un po' di rischio in modo misurato”.

“In particolare - nota Kassam - nonostante l'effetto che l'impennata dei prezzi dell'energia dovrebbe avere sull'aumento dell'inflazione globale in un contesto inflattivo già complicato, il mercato sta ora valutando che l'azione della Banche Centrali dovrebbero diventare più dovish, e che il numero di rialzi dei tassi e il loro ritmo dovrebbero diminuire”.

Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, si sofferma sulla reazione dei mercati e spiega che “siamo in una seduta di fortissima volatilità: l’indice di volatilità Vix ha segnato nuovi massimi annuali superando il limite di 36. Consigliamo quindi forte cautela sui mercati, poiché vediamo alcune commodity salire notevolmente e alcuni titoli azionari scendere vertiginosamente: siamo di fronte ad una giornata caratterizzata da una fortissima instabilità, in cui opportunità potrebbero presentarsi soprattutto tra le materie prime (energetiche petrolio e gas, metalli alluminio, palladio e platino e soft commodities grano mais semi di soia e olio di soia)”.

“Dal punto di vista tecnico - continua - non vediamo positivamente la rottura dei 25000 punti per il FTSE Mib, e se si dovesse tornare sotto questa soglia si potrebbero creare i presupposti per ulteriori ribassi con target a 24850 e 24500. Le azioni che la comunità internazionale intraprenderà contro la Russia determineranno lo scenario dei prossimi giorni: escalation del conflitto, sanzioni troppo pesanti e l’ipotizzata esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT penalizzerebbe molto il mercato azionario ed il settore bancario italiano, motivo per cui l’Italia è la più tiepida nei confronti di eventuali sanzioni. Sui mercati, potremmo considerarci all’interno di un ambiente in ripresa solo se superiamo i 26000 punti, ma al momento siamo di fronte ad uno scenario fortemente ribassista”.

Per gli esperti di Natixis, “il mercato globale del gas sarà molto probabilmente in una posizione molto diversa. Infatti, ci si aspetta che il mercato globale del gas rimanga teso fino al 2024, ma non oltre. Nel 2025 si aggiungerà una grande fornitura supplementare di LNG (in particolare la gigantesca espansione del campo nord del Qatar) e allenterà il mercato in modo significativo. Come tale, il potere di mercato della Russia sarà significativamente diminuito. Si intuisce quindi che lo spostamento della Russia verso la Cina per mitigare i suoi problemi con l'Occidente, specialmente per quanto riguarda il collegamento dei gasdotti russi, non è possibile oggi e, quando finalmente diventerà realtà, potrebbe essere troppo tardi, poiché l'offerta globale di GNL sarà molto più grande”.

“Inoltre, l'UE sarà anche più avanzata nei suoi sforzi di decarbonizzazione, il che ridurrà la quota di gas nel paniere energetico dell'UE", concludono gli analisti di Natixis.

Stefan Kreuzkamp, chief investment officer di DWS, rileva che "poiché l'economia europea è molto più dipendente dalle forniture energetiche provenienti dalla Russia, ci aspettiamo una maggiore pressione sui rendimenti europei rispetto agli Stati Uniti. Per i treasury ci aspettiamo un appiattimento nella parte più lunga della curva (da 10 a 30 anni). Siamo anche diventati più cauti sulle obbligazioni societarie europee".

Anche per le azioni gli asset europei sono al centro della tempesta: "I paradisi sicuri (azioni USA, Giappone, mercato svizzero, Health Care, Consumer Staples) e i sensibili al petrolio (Regno Unito, settore energetico) dovrebbero sovraperformare, mentre i settori ciclici e l'Europa ex-UK dovrebbero affrontare un ambiente più difficile. I comparti finanziari dell'Eurozona potrebbero essere danneggiati dai ritardi nei rialzi della BCE e dal districarsi delle relazioni con il sistema finanziario russo. Gli investitori adatteranno il loro premio di rischio per i singoli titoli a seconda della loro esposizione diretta o indiretta alla Russia e all'Ucraina, come mercato finale o come fonte di approvvigionamento. I titoli russi sono scesi di oltre un terzo, ma rappresentano meno dello 0,5% del MSCI AC World e meno del 3% del MSCI Emerging Market".

Edward Glossop, emerging market economist di abrdn, prevede che “indipendentemente da come si dipanerà la crisi attuale, ci potrebbero essere conseguenze a lungo termine. La crisi potrebbe accelerare il decoupling, una riduzione dei legami economici e commerciali, tra la Russia e gli Stati Uniti. È probabile che l'UE si trovi ad affrontare una forte pressione per ridurre la sua dipendenza energetica da, e la cooperazione con, Mosca. Potrebbero esserci anche implicazioni sulla velocità del decoupling tra gli Stati Uniti e la Cina, dato che le relazioni tra Pechino e Mosca sembrano essere più strette che mai. Un mondo più frammentato sperimenterebbe, senza dubbio, più fiammate di tensioni geopolitiche, portando potenzialmente a una maggiore volatilità del mercato”.

Per Luca Tobagi, Investment Strategist di Invesco, “Lo scoppio delle guerre è spesso stata un’opportunità di acquisto in un’ottica di lungo periodo per investitori che avessero un tale orizzonte temporale e una tolleranza del rischio elevata. Nel breve è assolutamente probabile che la volatilità e la percezione dei rischi prevalga e ci possa essere ancora una fase ribassista sui mercati o comunque di grande volatilità. Vogliamo però suggerire di analizzare queste situazioni con disciplina e con un orizzonte temporale più esteso. Nella costruzione di portafogli diversificati e di strategie di investimento articolate non rischiare di commettere l’errore di trascurare un’opportunità nel lungo periodo perchè prevale la percezione dei rischi di breve periodo”.

Secondo William Davies, global chief investment officer di Columbia Threadneedle Investments “mentre la situazione in Ucraina si evolve, rimaniamo concentrati sul nostro processo di investimento: gestione attiva, essere investitori a lungo termine in società con forti bilanci e solidi fondamentali, utilizzando le nostre capacità di ricerca. Come per altre importanti situazioni geopolitiche, prevediamo volatilità nei mercati e mentre investiamo con convinzione non ignoriamo l'impatto degli eventi a livello globale sulle società e sui settori in cui investiamo, oltre all'impatto sulle economie più in generale. Inoltre, incorporiamo queste considerazioni come parte del nostro approccio di investimento responsabile, fornendo una gestione degli asset che sostiene il benessere della società. Stiamo già vedendo un sentimento di risk off in tutti i mercati emergenti, dato che la possibilità di sanzioni imposte aumenta, anche se la Russia e l'Ucraina insieme comprendono circa il 3,5% dell’indice Emerging Market Debt in valuta forte”.

Gregor Hirt, global cio multi-asset di Allianz Global Investors, si concentra sulle conseguenze sull’asset allocation. "Il nostro Multi Asset Fundamental Investment Committee aveva già raccomandato di aumentare le allocazioni sui beni rifugio come i Treasury USA e l’oro. Mercoledì, la reazione piuttosto contenuta del mercato ci ha stupito, pertanto riteniamo che al momento sia bene assumere una posizione ancora più cauta nei riguardi degli asset rischiosi. Manteniamo la nostra opinione positiva sulle materie prime, anche se la reazione del mercato potrebbe indurre l’OPEC a sostenere la produzione. Monitoreremo inoltre eventuali alterazioni nella liquidità del mercato, soprattutto nei titoli russi o correlati alla Russia, che saranno sempre più colpiti dalle sanzioni UE e USA".

"L’UE - prevede il manager - proibirà l’acquisto e la vendita diretta o indiretta di qualsiasi strumento finanziario emesso a partire dal 9 marzo dal governo russo, dalla sua banca centrale, dalle agenzie governative o da qualsiasi soggetto che agisca per loro conto, il che significa che la Russia non potrà emettere nuovo debito o rifinanziare quello esistente. Potrebbero verificarsi sostanziali deflussi dagli strumenti correlati alla Russia, con effetti a catena su strumenti ampiamente utilizzati come ETF e derivati.  Dopo anni di solide performance di azioni e altri asset rischiosi, quindi, questa crisi potrebbe indurre gli operatori del mercato a ridurre le loro esposizioni nelle prossime settimane. Continuiamo pertanto a prediligere un atteggiamento prudente".

 

 

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