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9/6/2011 | Massimo Morici
Atene e Roma tengono in ostaggio l'Europa. Va giù duro il Wall Street Journal oggi nella pagina dei commenti in cui "gravi rischi per l'economia globale" legati ai calcoli politici nelle due capitali. La Grecia, scrive il quotidiano newyorkese, ha "imparato che ogni volta che la crisi minaccia l'area euro l'Europa è costretta a rimangiarsi le promesse fatte e a soccorrerla con un nuovo salvataggio".
E ora "l'Italia sembra fare lo stesso calcolo", con i ministri che "mostrano di non tenere in alcuna considerazione l'urgenza di riforme strutturali" e "invece parlano incessantemente degli eurobond come soluzione alle disgrazie che attribuiscono a forze esterne". Ma probabilmente i titoli di debito comuni dell'eurozona, caldeggiati da Tremonti e recentemente anche dall'ex premier Prodi, resteranno "una fantasia fino a quando non tornerà la fiducia fra gli stati membri" dell'area euro.
Secondo Joe Prendergast, responsabile Currency and Commodity Strategy presso il Credit Suisse, invece, queste obbligazioni comuni sono logiche da un punto di vista teorico, ma spinose sotto il profilo politico."L'introduzione di obbligazioni comuni per l'eurozona - spiega - risolverebbe numerosi problemi, soprattutto dal punto di vista dei creditori. Ma da una prospettiva politica, questa soluzione non è effettivamente praticabile al momento".
"Angela Merkel - prosegue - ha recentemente descritto le obbligazioni comuni dell’eurozona proprio come la risposta sbagliata al problema, ma ritengo che intenda questo sotto il profilo politico. Infatti, da un punto di vista teorico gli eurobond appaiono quantomeno sensati. Forse assisteremo a qualche forma di emissione comune dell’eurozona attraverso un veicolo come il Fondo di stabilizzazione finanziaria, ma ritengo che qualsiasi soluzione di più ampia emissione comune sia estremamente improbabile al momento, nonostante gli evidenti vantaggi a più lungo termine".
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