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Fed, tassi inalterati e appuntamento a settembre

7/29/2021

Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha lasciato i tassi di interesse nel range 0-0,25% e il piano di quantitative easing a 120 miliardi di dollari di acquisti mensili.


È stata una due giorni tranquilla e (quasi) scontata quella del FOMC (la branca della FED che si occupa di politica monetaria) conclusasi ieri. Le strategie monetarie sono rimaste inalterate e la politica monetaria resterà accomodante.

Nel dettaglio, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha lasciato i tassi di interesse nel range 0-0,25% e il piano di quantitative easing a 120 miliardi di dollari di acquisti mensili, di cui 80 miliardi di Treasury e 40 miliardi di mortgage backed securities.

 

“Poche novità da parte di Powell che ha confermato per l’ennesima volta che la politica monetaria continuerà ad essere accomodante - riassume Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia - La FED mantiene così un approccio data-driven valutando i prossimi dati macroeconomici.

Il presidente della FED decide di rimanere colomba ancora per un po’ di tempo per valutare i possibili effetti dell’espansione della variante delta sulla crescita economica e l’andamento dell’inflazione.

 

“La Fed ha nuovamente presentato la sua visione di un'economia in ripresa, con solo temporanee pressioni sull'inflazione - aggiunge Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments – Rileva che il recupero dell’economia è ancora incompleto, ma segnala anche che si avvicina il momento opportuno per ritirare il sostegno.

Powell ha osservato che i "sostanziali ulteriori progressi" nel mercato del lavoro che la Fed deve registrare prima di ridurre lo stimolo non sono stati ancora raggiunti. L'ampio scollamento tra l'elevata disoccupazione e il boom dell'offerte di impiego è dovuto al fatto che una quota elevata di disoccupati sta assumendo un nuovo lavoro piuttosto che tornare al precedente, e questo crea limiti alla velocità delle assunzioni.

Inoltre, i freni legati alla paura residua del COVID, alla chiusura delle scuole e ai generosi sussidi per l'occupazione stanno svanendo. Il FOMC prevede una forte ripresa del mercato del lavoro nei prossimi mesi, ma c'è ancora lavoro da fare”.

 

“Il FOMC ha però precisato l’intenzione di continuare a valutare questi progressi nelle prossime riunioni – precisa Tiffany Wilding, economista di PIMCO - Pensiamo che questi cambiamenti nella dichiarazione lascino aperta la possibilità che la Fed possa annunciare la prima riduzione del ritmo dei suoi acquisti di obbligazioni già a settembre, ma abbiamo riaffermato la nostra opinione che dicembre è il momento più probabile per qualsiasi annuncio.

Nella sua conferenza stampa post-riunione, il presidente della Fed Jerome Powell ha confermato che il FOMC intende ancora dare un "preavviso" prima di qualsiasi decisione, pur affermando che il mercato del lavoro ha ancora della "strada da fare” prima di raggiugere un progresso sostanziale”.

 

Nei prossimi due mesi ci sono tre appuntamenti infatti da monitorare con attenzione.

 

Il primo è già nel pomeriggio di oggi, giovedì 29 luglio: alle 14.30 ora italiana verranno comunicato parecchi dati macroeconomici Usa. Innanzitutto la prima lettura del Pil del secondo trimestre, che il consensus dà all’8,5% (in accelerazione dal precedente 6.4%, grazie al contributo della domanda domestica), oltre al consueto dato del giovedì sulle nuove richieste di disoccupazione: i jobless claims dovrebbero confermare il trend decrescente (consenso: 385.000) dopo l’interruzione di scorsa settimana (419.000). Alle 16, poi, l’indice delle vendite di case in sospeso (atteso a +0,3%) che servirà a fare il punto su un comparto, quello dell’immobiliare, che desta le maggiori preoccupazioni alla Federal Reserve.

 

Il secondo è costituito dal consueto appuntamento di agosto a Jackson Hole (quest’anno tra il 26 e il 28 del mese). “Anche nel forum Powell e gli altri banchieri centrali statunitensi potrebbero ripetere le dichiarazioni odierne” mette però in guardia Diodovich.

 

Il terzo appuntamento sarà la riunione di settembre del FOMC, che potrebbe rappresentare il punto di svolta della politica monetaria Usa. “A nostro avviso lo scenario più probabile diventa ora un annuncio dell’inizio del processo di tapering nel prossimo meeting di settembre (21-22 settembre) quando saranno pubblicate anche le nuove stime su PIL, inflazione e disoccupazione degli esperti della FED - aggiunge Diodovich - Riteniamo che l’avvio del processo a fine dicembre colpirà maggiormente gli acquisti di MBS che saranno ridotti notevolmente per sgonfiare la bolla che si è creata sul settore immobiliare Usa”.

 

“I dettagli su come sarà il piano di tapering, compreso il ritmo e la tempistica per diminuire e terminare gli acquisti di Treasury e MBS, dovrebbero diventare più chiari nelle prossime settimane e mesi, potenzialmente quando verranno rilasciati i verbali della riunione di luglio - aggiunge l’economista di PIMCO - Ci aspettiamo che la Fed annunci una riduzione approssimativamente proporzionale del ritmo mensile degli acquisti di Treasuries e MBS, e che le riduzioni del ritmo di acquisto mensile continuino per circa tre trimestri.

Per quanto i policymaker della Fed probabilmente creeranno una guidance per darsi la massima flessibilità per reagire all'evoluzione delle condizioni economiche, pensiamo che lo scenario più probabile sia una riduzione relativamente morbida del ritmo, simile al modo in cui la Fed ha ridotto il suo portafoglio a partire dal 2017”.

 

Del resto, la principale preoccupazione dei mercati finanziari, ovvero l’inflazione, non sembra spaventare la Federal Reserve.

“Il giudizio sull'inflazione rimane invariato – conferma Zanghieri - Il picco attuale è dovuto a fattori transitori limitati a pochi settori, pesantemente colpiti dalla riapertura dell'economia, e ad effetti base che già si stanno attenuando. Tuttavia, il presidente Powell ha ammesso che è difficile prevedere quando l’inflazione si normalizzerà.

Qualsiasi discussione sul fatto che l'inflazione media abbia raggiunto l'obiettivo spetta al FOMC, ha sottolineato il presidente Powell. Ma questo è rilevante solo per il primo aumento dei tassi, che non è sul radar della Fed.

 

Sia i mercati finanziari sia le famiglie stanno infatti diventando più fiduciosi nella natura temporanea dell’alta inflazione, rivedendo al ribasso le aspettative a lungo termine. L'indicatore delle aspettative di inflazione introdotto dalla Fed è tornato nel secondo trimestre ai livelli del 2014 (poco sotto il 2,1%). La nostra previsione per il terzo trimestre 2021 indica un ulteriore, ma molto più contenuto, aumento” conclude l’economista di Generali Investments.

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