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2/25/2021 | Lorenza Roma
Un oceano di cambiamenti sociali, tecnologici, monetari è passato sotto il ponte e la sfida adesso è capire quanto il Nuovo Mondo sarà diverso dal Vecchio. Senza conoscere ancora la portata di questi cambiamenti, è prematuro stabilire quando e da quale livello l'economia riprenderà organicamente la propria traiettoria di crescita. Eppure, i mercati finanziari apparentemente ignari della carneficina hanno raggiunto livelli che sembrano ottimistici in modo addirittura irrazionale. In scia al Covid-19, gli investitori hanno iniziato a domandarsi se i rischi posti dall'inflazione, a lungo assopiti, riemergeranno presto. Il commento di TCW e Schroders sull’impatto negativo degli stimoli fiscali e su come preparare i portafogli al ritorno dell'inflazione.
"Finora, questa è stata forse la più donchisciottesca delle recessioni: una crisi in cui il reddito, i prezzi dei beni e la liquidità si sono espansi, grazie naturalmente all’immensa quantità di stimoli fiscali e monetari adottati per far fronte alla crisi", ha dichiarato Tad Rivelle, chief investment officer fixed income di TCW. "Nel frattempo, siamo stati abbandonati sulle rive di una nuova terra, che ci presenta nuovi pericoli e opportunità. Ad esempio, un recente studio di Cushman & Wakefield ha stimato che ben il 37% della forza lavoro statunitense potrebbe passare a una modalità di lavoro remoto", ha aggiunto l'esperto.
Le misure adottate hanno indubbiamente tenuto la nave a galla; ma arriverà mai un momento opportuno per lasciare che la natura faccia il suo corso? Rivelle ha sottolineato che "la Fed non ha motivo di farsi da parte, poiché il costo di sostenere artificialmente l’economia è percepito come trascurabile. Stampare nuova moneta non ha ancora causato alcun problema evidente". "La Fed continuerà ad “alimentare il mostro” e i mercati dei capitali, per ora, ricambieranno l'amore. Tuttavia, una semplice riduzione del tasso di spesa in disavanzo – ad esempio, dal 15% al 10% del Pil - potrebbe innescare una doppia recessione", ha concluso Rivelle.
"Le aspettative sull'inflazione, misurate secondo la differenza di rendimento tra i Treasury USA nominali e quelli protetti dall'inflazione, sono rimbalzate bruscamente rispetto ai minimi toccati durante la pandemia e si trovano ora su livelli superiori rispetto alla media del 2% degli ultimi dieci anni", ha dichiarato Ben Popatlal, multi-asset strategist di Schroders. "A nostro avviso, tuttavia, è necessario distinguere tra reflazione e stagflazione. Un contesto reflazionistico sarebbe positivo per gli asset rischiosi e negativo per i bond, via via che l'inflazione si muove verso il target della Fed (2%). Invece, un contesto stagflazionistico (in cui la crescita è contenuta ma l'inflazione è elevata) sarebbe molto meno positivo per gli asset rischiosi e altrettanto negativo per i bond", ha aggiunto lo strategist.
"La composizione di portafoglio ottimale dipenderà dal tipo di scenario inflazionistico che si svilupperà. Al momento, non temiamo particolarmente un'inflazione incontrollata, quindi il nostro portafoglio per un "ritorno dell'inflazione" per ora si baserebbe su uno scenario di reflazione - cioè, un contesto di inflazione moderata con crescita", ha precisato Popatlal che ha concluso "il portafoglio vedrebbe un sovrappeso sull'azionario e in particolare sul value rispetto al growth e sulle small-cap USA rispetto alle large-cap USA, un sottopeso sull'obbligazionario, favorendo i bond inflation-linked rispetto alle obbligazioni nominali, e una posizione lunga sulle commodity".
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