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12/11/2020 | Daniele Riosa
“Nel 2021 l’oro continuerà a beneficiare di molti dei fattori che lo hanno spinto a toccare nuovi massimi storici nel 2020, superando circa 2.200 dollari entro fine anno”. Come spiega Peter Kinsella, global head of forex strategy di Union Bancaire Privée (UBP), “questo è in linea con la futura crescita della massa monetaria M2 negli Usa e la politica monetaria dovrebbe continuare a essere di supporto. Inoltre, la prospettiva di ulteriori quantitative easing, tassi negativi sui depositi e le aste di titoli di Stato a tassi negativi stanno aumentando il potenziale di rialzo dell’oro”.
“Le tensioni geopolitiche in generale – argomenta il gestore - caratterizzano ormai il nuovo panorama mondiale e giocano in favore dell’oro in quanto bene rifugio. Anche se le economie riapriranno con l’arrivo del vaccino contro il Covid-19, ci attendiamo che l’oro possa beneficiare dalla ripresa della domanda dei consumi, soprattutto in Asia. Prevediamo rischi al rialzo sul prezzo dell’oro. Gli investitori stanno mantenendo considerevoli posizioni lunghe sull’oro ma come nel 2020, continueranno a preferire l’oro fisico rispetto a quello finanziario e questo significa che possiamo aspettarci una forte domanda sottostante”.
Per l’argento, invece, “riteniamo poco probabile un calo dei prezzi, mentre ci aspettiamo un aumento verso i 32 dollari l’oncia entro fine anno con rischi nettamente al rialzo. L’argento dovrebbe essere sostenuto da una graduale ripresa dell’economia globale, dal moltiplicarsi dei modelli di green economy nei principali Paesi e dagli stessi fattori monetari che sostengono l’oro. Ci attendiamo che le misure di stimolo saranno fortemente orientate alle attività sostenibili offrendo un supporto nel medio termine per l’argento che è un componente essenziale per i pannelli fotovoltaici. Inoltre, con il rapporto tra il prezzo dell’oro e argento ancora al di sopra della media trentennale, l’argento resta sottovalutato rispetto al metallo giallo”.
Nel 2020 il platino “è stato uno dei metalli preziosi e industriali con la peggiore performance, non riuscendo a eguagliare il rally per esempio dell’oro, dell’argento e del palladio. La deludente performance del platino è riconducibile al crollo della domanda di gioielli, alla frenata dell’industria automobilistica e a un notevole surplus dell’offerta. Questi fattori, unitamente all’abbandono dei motori a diesel, rendono poco probabile una significativa accelerazione nel 2021”.
Passando al settore delle miniere d’oro, il manager prevede che “dovremmo assistere nel 2021 al verificarsi diversi elementi di supporto, indipendentemente dall'aumento dei prezzi dei metalli. A differenza di quanto solitamente avviene con i mercati rialzisti dell’oro, i prezzi bassi dell'energia e il calo dei costi di produzione in valuta locale fanno sì che le società minerarie vedranno diminuire i propri costi del 13% a quasi 900 dollari l’oncia, o oltre il 50% al di sotto degli attuali prezzi spot dell’oro. Questo incremento della redditività si è dimostrato fondamentale per il rialzo del mercato dell’oro dopo i minimi toccati a marzo 2020”.
“Inoltre, dopo che le miniere sono rimaste chiuse per gran parte del secondo trimestre del 2020, con le riaperture i volumi dovrebbero tornare a corrispondere ai margini ciclicamente elevati del settore e guidare la prossima fase di crescita degli utili nel 2021”, conclude Kinsella.
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