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10/27/2020 | Redazione Advisor
Scopriremo presto se Regno Unito e Unione Europea riusciranno a raggiungere un accordo quadro di un nuovo rapporto commerciale che entri in vigore il 1° gennaio 2021, o se si rassegneranno a uno scenario di no-deal su dazi e quote, come definito dall'Organizzazione Mondiale del Commercio. Peter Westaway, chief economist e head of investment strategy di Vanguard Europe, analizza i due possibili scenari e le loro potenziali ricadute sui mercati.
Innanzitutto, osserva Westaway, in assenza di un qualche tipo di accordo la sterlina e mercato azionario britannico potrebbero essere messi sotto pressione. “Gli svantaggi economici di un no deal superano quelli di un accordo quadro” prosegue l’esperto. “Uno scenario di "no deal" creerebbe, a tutti gli effetti, un confine doganale tra Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda (un membro dell'Unione Europea) e comporterebbe probabilmente disagi sotto forma di rigorosi controlli alle frontiere, code nei porti e un possibile sell-off sul mercato azionario. Ma anche un accordo quadro potrebbe introdurre dei cambiamenti. Come nel caso di un no deal, limiterebbe la circolazione transfrontaliera delle persone tra l'Unione e il Regno Unito e creerebbe un confine doganale tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito”.
Vanguard stima che un accordo quadro provocherebbe un calo superiore al 6% del Pil inglese nei prossimi dieci anni, rispetto alle aspettative del Pil formulate nel caso in cui il Regno Unito fosse stato in grado di mantenere le attuali regole commerciali con l’UE. L’ipotesi del no deal, invece, potrebbe peggiorare il calo a circa l’8%.
“Per dare un’idea della situazione, gli impatti immediati della Brexit sul Pil sono decisamente inferiori rispetto agli effetti economici della pandemia COVID-19. Ma mentre lo shock pandemico potrebbe attenuarsi una volta che la crisi si sarà placata, è probabile che gli effetti di Brexit persisteranno nel prossimo decennio e oltre”.
Anche se non si dovesse raggiungere un accordo con l'UE nel breve termine, ciò non significa che in futuro non possa esserci un accordo commerciale permanente. "Quando si cerca di agevolare il commercio, il primo con cui avere buoni rapporti di scambio è il proprio vicino di casa, che rappresenta circa la metà del proprio commercio. È chiaro che un accordo quadro sarebbe comunque un buon punto di partenza" sottolinea l'esperto.
Quali sono in questo contesto le implicazioni per gli investitori? “Come spesso accade quando si verifica un importante evento di mercato, gli investitori dovrebbero aspettarsi un certo grado di volatilità nei prossimi mesi. Le specificità di Brexit sono difficili da prevedere e la percezione del rischio può cambiare rapidamente” evidenzia Westaway, secondo il quale tuttavia le aspettative sull'effetto di Brexit nel tempo sui fondamentali, come i profitti futuri, sono già state largamente prezzate dal mercato. “Per gli investitori non si tratta quindi di sapere se Brexit influenzerà ulteriormente i prezzi delle varie asset class, ma di sapere se si pensa di avere una visione migliore degli altri di ciò che accadrà in futuro. Si tratta di un compito arduo che rafforza la convinzione di Vanguard che gli investitori debbano mantenere un portafoglio equilibrato tra classi di attività e aree geografiche in linea con un ben ponderato piano d'investimento a lungo termine” conclude Westaway.
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