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10/26/2020 | Redazione Advisor
Groupama AM ha una lunga storia green alle spalle. Dal 2006 fa parte dei firmatari fondatori dei Principi per l’Investimento Responsabile (PRI), e negli ultimi anni ha sviluppato un dipartimento interno al Gruppo dedicato alle strategie di sostenibilità con una metodologia di ricerca interna che integra sistematicamente un approccio ESG nell'analisi finanziaria. Così ci ha spiegato Marco Ambrosioni, multi-asset portfolio manager, che ha raccontato come l’interesse nei confronti del tema sia dimostrato anche dai numeri. Al 31 dicembre 2019 la società è arrivata a gestire investimenti ESG per circa il 72% delle attività, rispetto al 32% di fine 2018.
Per il gestore l’integrazione di criteri ESG nel processo di investimento è un valore aggiunto perché consente di valutare l’emittente prendendo in considerazione non solo parametri finanziari. Tra i plus riconosciuti anche la possibilità di mitigare i rischi e cogliere maggiori opportunità. “Il nostro approccio si prefigge di integrare l’ESG in tutte le asset class (azioni, credito e obbligazioni sovrane). Si basa su una ricerca che porta a un’unica raccomandazione che combina analisi finanziaria ed ESG. Grazie alla diffusione della ricerca interna attraverso strumenti proprietari, i criteri ESG sono integrati nei processi di investimento, secondo le specificità di ogni gestione” precisa Ambrosioni, che evidenzia come il peso dei fattori “E” e “S” dipenda dalla tipologia di attività economica dell’emittente, mentre quello della governance è sempre del 33%.
Nel passato tale approccio ha consentito a Groupama AM di evitare delle perdite. “Alcuni anni fa l’approccio integrato dei tre fattori ci ha permesso di evidenziare una mancanza di trasparenza sui processi decisionali e di controllo di una società del settore auto. Quindi abbiamo deciso di rimuovere il titolo azionario dal nostro portafoglio. Decisione premiante, visto che negli anni successivi l’emittente ha avuto dei problemi proprio legati alla governance, che hanno impattato negativamente sul prezzo di mercato del titolo” racconta il portfolio manager. Tale episodio è la dimostrazione che la considerazione di un fattore extra-finanziario nell’analisi può consentire di evitare perdite finanziarie.
Dal punto di vista dell’attività di investimento Ambrosioni sottolinea come su tutti i portafogli siano presenti dei presidi ESG, rappresentati per esempio dai criteri di esclusione per le società che hanno un fatturato che dipende per più del 20% da energie fossili (carbone), e dall’instaurazione di un dialogo continuo (engagement) con il management delle società. Sul lancio di strategie specifiche, la società sta adottando una duplice logica: l’approccio tematico e l’impact investing. Nel primo caso si è studiato un fondo multi-asset globale focalizzato sulle tre transizioni (mega-trend) che stanno modificando i modelli delle imprese: quella energetica e ambientale; quella demografica e quella digitale. In primo luogo individuando nella transizione energetica e ambientale il passaggio da un’economia fondata sulle energie fossili a un’economia fondata sulle energie a basso tenore di carbonio. Sul lato digitale, focalizzandosi sulla profonda modifica dei processi interni delle imprese, per effetto dell’utilizzo di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale che offrono l’opportunità di gestire e conservare dati a grandissima scala. E infine la transizione demografica, che comprende le conseguenze degli sviluppi della società, l’invecchiamento della popolazione, l’urbanizzazione, l’incremento delle disuguaglianze.
“Sono trend irreversibili che avranno un impatto nel medio e lungo termine” continua il portfolio manager che sottolinea come l’esperienza della pandemia abbia “accelerato nelle autorità politiche l’attenzione verso questi temi. Basti pensare che il Recovery Fund impone dei vincoli agli Stati proprio su questi temi, stabilendo che il 37% dei contributi sia investito sulla transizione energetica e il 20% sulla transizione digitale” prosegue Ambrosioni.
Groupama AM è attiva anche sull’approccio di impact investing: “Oggi l’interesse verso il tema è cresciuto sensibilmente. L’investitore è disposto ad avere un tasso di rendimento di qualche basis point inferiore rispetto a quello dei bond classici, essendo sicuro di quale sia il progetto che sarà finanziato e dell’utilizzo del denaro che sarà fatto. Anche questa nuova consapevolezza rappresenta un trend crescente” commenta Ambrosioni che conclude “Nei primi sei mesi del 2020, quelli maggiormente colpiti dall’effetto Covid, l’indice azionario globale SRI ha generato una performance più alta rispetto all’indice tradizionale, a conferma che le società e i settori più attenti ai criteri ESG si sono dimostrati particolarmente resilienti”.
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