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3/26/2020 | Lorenza Roma
La Cina ha dichiarato guerra al Coronavirus ormai due mesi fa, ed è stata piuttosto efficiente nel contenimento di questa crisi. Ma dopo diverse settimane di chiusura delle attività, possiamo avere un'idea del danno economico riportato. Il commento di Dmitriy Vlasov, portfolio manager di East Capital, sulla prova di resilienza del mercato delle A-share con un focus sulle misure messe in campo dal governo cinese a sostegno dell’economia. I dati sull’attività economica di gennaio e febbraio sono pessimi. Le vendite al dettaglio, fino a questo momento il fiore all’occhiello del paese, hanno subito un crollo pari al 24%, la produzione industriale è in calo del 15% circa. Secondo il manager, per l’intero anno la crescita potrebbe aggirarsi intorno all’1-3%, un serio decremento rispetto alle aspettative iniziali.
L’interruzione della produzione è stata la prima ricaduta sul piano economico emersa allo scoppio dell’epidemia, ed è stata pressoché risolta, ma è sul fronte della domanda che si gioca la partita più difficile con il ripristino della fiducia per un ritorno dei consumi da parte delle famiglie e delle imprese. Infatti, la domanda locale ha registrato una ripresa, ma il dato globale resta una grande incognita, che si ripercuoterà sulle tempistiche di questo ritorno alla normalità.
Dunque, il mercato è relativamente in buone condizioni poiché gli investitori locali sono piuttosto fiduciosi che la Cina sarà in grado di contenere il virus e che l’economia riceva un adeguato sostegno. Naturalmente la volatilità si fa sentire ma resta gestibile. Peraltro, l’universo delle A-share è popolare agli investitori al dettaglio. "L’Asia sta innegabilmente attraversando un periodo difficile, ma questo non riguarda tale asset class che sta dando prova di una buona tenuta a questo contesto", spiega Vlasov. "Basti pensare che il 2018, o anche il 2015, sono stati dei momenti molto più difficili e ora la pressione nei mercati non è di questa portata. Inoltre, il mercato delle A-share presenta una bassa correlazione rispetto agli altri indici e una considerevole diversificazione – una proprietà poco enfatizzata in precedenza. E la relativa esigua presenza degli investitori globali, pari a circa il 3%, fornisce resilienza a questa asset class, conclude il manager.
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