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L'impermeabilità dei mercati azionari

2/25/2020

Perché i mercati azionari sono sempre più abili nell’aggirare gli ostacoli alla crescita? L'analisi di Didier-Saint Georges, Carmignac


Come si spiega la resistenza dei mercati a qualunque evento negativo e agli ostacoli che minacciano la crescita? Didier Saint-Georges, managing director e membro del comitato strategico di investimento di Carmignac, cerca di dare una risposta all'apparente dilemma. "Tutti sanno ormai che la gestione del rischio di deflazione da parte della Banche centrali a seguito della crisi finanziaria del 2008 ha prodotto effetti limitati sulla crescita economica, contribuendo tuttavia a un’espansione di portata storica dei mercati azionari" , in una sorta di spirale quanto meno perversa. "E ancora peggio, la finanziarizzazione delle economie sviluppate ha reso queste ultime ostaggio di mercati finanziari dinamici. I banchieri centrali non si fanno quindi molti scrupoli a favorire i mercati. Gli investitori hanno imparato a prendere con molta filosofia le battute d’arresto e la frenata dell’economia provocata dalle misure draconiane volte a prevenire i rischi di contagio da coronavirus, in particolare in Cina, non fa eccezione". 

 

"Il crescente divario tra realtà economica e conseguenze finanziarie ha avuto effetti profondi, anche sociali e politici, uno dei quali difficilmente contestabile: ampliando la differenza in termini di ricchezza tra coloro che da dieci anni detengono asset finanziari e coloro che non ne detengono, questa divergenza ha alimentato tra questi ultimi una crescente ribellione, che in alcuni paesi ha assunto forme impreviste. Donald Trump sarebbe stato eletto nel 2016 senza la promessa fatta ai colletti blu degli Stati del Midwest di aumentare il loro reddito? E cinque mesi prima i britannici avrebbero votato a maggioranza per la Brexit se l’Unione europea avesse registrato una maggiore crescita economica?" si chiede ancora il managing director di Carmignac.

 

"Il problema oggi è che né Donald Trump né Boris Johnson, per limitarsi a questi due esempi, hanno in mano la soluzione per sostenere una crescita economica che a livello globale è inesorabilmente in fase calante (non si riducono ovunque gli investimenti produttivi per dieci anni senza importanti conseguenze). L’Amministrazione Trump lo sa bene e ha modellato la sua politica economica di conseguenza: considerando l’attività globale come una torta destinata a rimpicciolirsi, non esita a utilizzare la sua posizione di forza nei confronti dei partner commerciali per impadronirsi di una fetta sempre più grande."

 

"Si capisce pertanto come, tra tutti questi mercati azionari favoriti da politiche monetarie molto favorevoli, i grandi vincenti siano i mercati americani" sottolinea Saint-Georges. "I tassi di interesse costantemente bassi stimolano un’economia statunitense già di per sé più vivace che altrove; il governo può facilmente finanziare un deficit di bilancio che sfiora ormai il 5% del PIL; il successo immediato della politica commerciale di Trump attira i capitali esteri, che si orientano ancora più massicciamente verso asset targati USA. Si capisce anche perché i titoli growth, insensibili alla fragilità macroeconomica globale, continuino i loro volteggi e il dollaro USA rimanga un asset ricercato nonostante l’accumularsi dei deficit. Mancava solo la crisi cinese del coronavirus - che concentra il costo economico in Asia ma canalizza ancor più capitali verso gli asset rifugio statunitensi - per accrescere ulteriormente il vantaggio del paese".

 

"Un giorno forse le Banche centrali si preoccuperanno di questa fuga in avanti da loro generata e tenteranno di nuovo di fare un passo indietro, come hanno cercato di fare nel 2018. Un giorno, sicuramente, gli stessi mercati cominceranno a dubitare della sostenibilità di una traiettoria borsistica alimentata dalla creazione monetaria infinita a dispetto delle prospettive di contrazione della crescita economica globale. In attesa di quel giorno, di cui nessuno può prevedere la data, possiamo solo raccomandare agli investitori di assicurarsi della reale e concreta capacità di generare profitti delle azioni inserite in portafoglio" conclude Saint-Georges.

 

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