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1/31/2020 | Redazione Advisor
“L’uscita del Regno Unito dall’UE è ufficiale, ma la prossima scadenza è fissata per la fine dell’anno. Non vi è alcuna ragione pratica per cui un accordo di libero commercio non possa essere negoziato quest'anno, dato che l'Unione Europea aveva già in programma un’offerta di questo tipo nel caso di un’uscita senza accordo del Regno Unito”. Steven Bell, chief economist di BMO Global Asset Management, spiega che “la Gran Bretagna lascerebbe l'Unione doganale e sarebbe libera di concordare le proprie tariffe”.
Il problema però “nasce dal fatto che in tal caso, poiché non verrebbe più applicata la tariffa comunitaria definita dall'UE per le merci importate dai Paesi non membri, il Regno Unito potrebbe fungere da ‘Cavallo di Troia’ andando a minare l’UE. Per evitare che ciò accada, gli esportatori britannici dovranno dimostrare l’origine dei beni, garantendo che una determina quota percentuale di ogni bene sia stata prodotta nel Regno Unito. Un accordo per la definizione di queste percentuali e dei tecnicismi legati all’accumulazione bilaterale e diagonale delle stesse dovrebbe essere negoziato per migliaia di prodotti. Si tratterebbe di un'impresa enorme, ma fattibile. Anche perché il Regno Unito ha un enorme deficit commerciale con l'UE sul fronte delle merci. I negoziati sui servizi saranno soggetti a misure protezionistiche molto maggiori, anche perché il Regno Unito presenta un grande surplus commerciale in questo settore nei confronti dell’Europa”.
“Qualunque sia l’accordo – prosegue l’esperto - le aziende britanniche si troveranno in una posizione più debole per competere in Europa. Ad esempio, la Commissione europea concederà l'equivalenza nei servizi finanziari, ma potrà ritirarla con un preavviso di soli tre mesi. In molti settori dei servizi la fine dell’anno non segnerà un termine ultimo, ci aspettiamo accordi semestrali con possibilità di rinnovo a scadenza e periodi di preavviso più brevi che si estenderanno ben oltre la fine del periodo di transizione ufficiale. Ciò varrà anche per il commercio di beni, dove le complesse questioni relative alle norme sull’origine saranno messe a punto nel corso dei prossimi anni. Molto dipende dallo spirito di cooperazione tra il Regno Unito e l'UE-27. Per ora i rapporti hanno toni amichevoli e costruttivi, ma è improbabile che restino tali quando si inizierà a scendere nei dettagli delle negoziazioni degli accordi”.
L’analista conclude sottolineando che “come si è già detto più volte, Brexit non porterà ad alcun vantaggio per l'economia britannica. Allo stesso modo, tuttavia, non sarà un disastro. La Gran Bretagna rimarrà una nazione altamente istruita, con un mercato del lavoro competente e flessibile e istituzioni eccezionali”.
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