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Emergenti, ancora troppi ostacoli da superare. Ecco cosa fare

11/15/2019 | Redazione Advisor

Simon (Lazard AM): "Mercati emergenti? L'approccio più prudente è attendere con pazienza ed essere resilienti"


Nel 2019 i rendimenti del debito dei mercati emergenti sono stati sostenuti da un contesto favorevole per gli asset a reddito fisso. Ma cosa ha in serbo il futuro per questa classe di attivi? Denise Simon, managing director, portfolio manager del team emerging markets debt di Lazard Asset Management, ha spiegato che "la performance degli asset dei mercati emergenti è fortemente influenzata dal contesto economico globale. Le condizioni finanziarie a livello mondiale, la politica monetaria, le dinamiche commerciali, le oscillazioni del prezzo delle materie prime, i rischi geopolitici, ma soprattutto la crescita globale esercitano un’influenza significativa sul debito dei mercati emergenti". "Nonostante ciò, prosegue il manager, l’inflazione positiva e le solide misure di supporto alla liquidità intraprese dalle banche centrali hanno creato un contesto favorevole per gli asset obbligazionari, compreso il debito dei mercati emergenti che, dall’inizio del 2019, ha generato rendimenti a doppia cifra".

 

Chi investe nel debito dei mercati emergenti deve tuttavia chiedersi se questa classe di attivi può continuare a generare solidi rendimenti ponderati per il rischio, in un contesto in cui la crescita nel mondo sviluppato continua a muoversi in una traiettoria discendente. "Alla luce del contesto globale attuale e della solida performance registrata di recente dal debito dei mercati emergenti, riteniamo sia importante ridimensionare le aspettative di rendimento futuro", aggiunge Simon. Ad ogni modo, i segmenti dell’asset class maggiormente correlati con i tassi di interesse dei mercati sviluppati dovrebbero continuare a offrire rendimenti ponderati per il rischio interessanti, sia su base assoluta che in rapporto ad altre alternative a reddito fisso. "Questo è uno dei motivi per cui, nel contesto attuale, riteniamo che il debito dei mercati emergenti sia destinato a generare rendimenti compresi tra il 4% e il 6%, trainati dal carry elevato sull’asset class", sottolinea il manager.

 

"In linea generale, riteniamo sia troppo presto per virare nettamente verso il segmento high yield e le valute dei mercati emergenti", prosegue il director. "A nostro avviso, infatti, il mercato deve superare ancora un paio di grandi ostacoli prima che vi siano tutti gli elementi necessari affinché i mercati emergenti possano mettere a segno una sovraperformance pluriennale. Nello specifico, aspettiamo di vedere un miglioramento nei livelli delle valutazioni del segmento high yield o qualche segnale di una ripresa sostenibile nella crescita globale". "Quando la crescita dei mercati sviluppati registrerà l’inevitabile ripresa, i differenziali di crescita tra i mercati emergenti e quelli sviluppati potrebbero ampliarsi in favore dei primi. Un contesto di questo tipo tenderà a favorire nettamente gli afflussi di capitali nei mercati locali, determinando un apprezzamento sostenibile e significativo delle valute dei mercati emergenti. Fino ad allora, l’approccio più prudente consiste nell’attendere con pazienza e mettere a frutto il carry interessante sui segmenti di qualità più elevata del debito dei mercati emergenti", conclude Simon.

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