Tempo di lettura: 2min
11/13/2019 | Redazione Advisor
I crescenti dubbi sulla sostenibilità dell'attuale espansione economica hanno reso urgente un dibattito sulla risposta globale alla prossima recessione. "Dopo anni in cui ci siamo focalizzati sulla politica monetaria, l'opportunità legata ad una politica fiscale più attiva e il relativo interesse hanno certamente guadagnato terreno", spiega Silvia Dall’Angelo, senior economist di Hermes Investment Management. "I propositori di una risposta più coraggiosa in materia di politica fiscale sono emersi da scuole di pensiero più o meno ortodosse, riconoscendo un nuovo spazio comune. Adottare un approccio di attivismo fiscale non richiede un ricorso alla teoria monetaria (MMT) o all’helicopter money. Né dovrebbe consentire ai governi di indebitarsi senza limiti o di evitare riforme strutturali urgenti laddove necessario. Tale gestione della politica fiscale richiede piuttosto una valutazione pragmatica della realtà economica attuale e del ruolo che il debito pubblico può svolgere nel sostenere la crescita in un contesto caratterizzato da sfide urgenti a lungo termine", specifica l'economist.
Mentre l’era dell’interventismo di politica monetaria sembra volgere al termine, i governi hanno l'opportunità, e allo stesso tempo la sfida, di riequilibrare le politiche verso la componente fiscale e di fare buon uso del debito pubblico. "Sfruttato in modo responsabile, l'aumento del debito pubblico può essere utilizzato non solo per far fronte a un calo della domanda, ma anche per finanziare progetti di infrastrutture pubbliche, investire in iniziative volte ad affrontare il cambiamento climatico e, soprattutto, aumentare la produttività. Ritengo che abbiamo raggiunto il punto di inflessione per cui una politica fiscale attiva diventa necessariamente uno strumento proattivo piuttosto che reattivo", prosegue Dall'Angelo.
I politici non sono necessariamente pronti per questo nuovo scenario e potrebbe essere necessario del tempo per attuare un più ampio passaggio di natura filosofica in direzione di una maggiore centralità delle politiche fiscali. Il ruolo più importante di Christine Lagarde passerà da policy-setter a chief mediator, in un contesto di più stretto coordinamento tra politica monetaria e fiscale. "Una politica monetaria unica, che ha ampiamente esaurito le sue opzioni, dovrebbe essere integrata da una politica fiscale modulata e coordinata nell’ambito di un quadro sovranazionale. Tale approccio dovrebbe fornire una risposta efficace agli shock asimmetrici, garantire una funzione veramente anticiclica, e consentire la convergenza, garantendo al tempo stesso la stabilità dell’Eurozona nel suo complesso", aggiunge l'economist.
"In definitiva, il contributo di Lagarde sulla politica fiscale sarà limitato al fronte della consulenza e saranno altri soggetti decisionali, come governi nazionali e istituzioni europee, che dovranno intervenire. Dopo l'era del "whatever it takes" di Draghi, i progenitori di un quadro fiscale comune e adatto a un mondo di tassi negativi dovranno essere ugualmente attivisti e ambiziosi nell’assumere il ruolo di sostegno alla futura crescita economica", conclude Dall'Angelo.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie