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Greenwood (Invesco): "Sfatiamo qualche mito sulla politica monetaria"

11/8/2019 | Greta Bisello

Tassi di interesse, inflazione e debito sono solo alcuni dei temi affrontati dal capo economista di Invesco in occasione dell'European Press Trip organizzato a Londra


"Molte delle cose che credevamo in fatto di politica monetaria sono errate", è questo uno dei messaggi di John Greenwood (nella foto durante la conferenza), capo economista di Invesco in occasione dell`European Press Trip organizzato nella sede di Londra  della società. 

Sono molti i punti toccati dall'economista soprattutto quelli relativi alla liquidità intesa come una vera e propria trappola per la quale la risposta non sembra essere la spesa fiscale. 

"La politica monetaria non si basa soltanto sui tassi di interesse come dimostrano i casi di Svizzera e Argentina, né su sul debito nonostante in molti ne siano davvero spaventati e tanto meno sul QE".

Greenwood spiega che recentemente ci sono stati due cambiamenti importanti: "negli USA l'indicatore M2 è aumentato di media del 7% da maggio. Da gennaio invece l'indicatore M3 relativo all'eurozona ha accelerato dal 4% al 5,9% (di agosto). Ad ogni modo nel caso di quest`ultimo il contributo maggiore è relativo ad asset stranieri e non domestici".

 

Per quel che riguarda una futura recessione il capo economista spiega che ci sono al momento quattro segnali chiave da tenere d'occhio: la debolezza della politica monetaria, l'eccessiva crescita del debito provato, una spesa ciclicamente troppo elevata e infine i livelli di inflazione. Al momento però nessuno di questi fattori si sta manifestando nell'economia statunitense. 

 

Per concludere Greenwood spiega che in Eurozona sono stati commessi due errori "il QE si è rivolto alla controparte sbagliata non risultando efficace, i tassi negativi non hanno contribuito all`innalzamento della spesa e dell`inflazione". La ricetta vincente per l'economista di Invesco è quella relativa alla crescita monetaria e tassi positivi, infatti "una crescita monetaria comporterebbe l'incremento del PIL nominale (inclusa l'inflazione), l'innalzamento dei tassi di interesse e dei bond". 

Nel 2020 (e probabilmente anche oltre) negli Stati Uniti continuerà a splendere il sole e il ciclo espansivo proseguirà, i timori relativi a una recessione sono esagerati secondo Greenwood e questa crescita sarà in qualche modo benefica anche per l'Eurozona. 

 

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