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Finanza, tecnologia e cultura: la Cina verso la supremazia

10/15/2019 | Redazione Advisor

Archie Hart (Investec AM): “C’è l’opportunità di non poco conto di rafforzare lo status del renminbi come valuta di riserva globale”


“La Cina continua il percorso verso la costruzione della sua supremazia, spinta dalla rivalità con gli Stati Uniti. Data l’incertezza di questo scenario, come devono comportarsi gli investitori e quali vantaggi possono trarre?”. Archie Hart, portfolio manager di Investec AM, risponde che “i dazi e le sanzioni americane sollevano questioni di non poca importanza per la Cina. La sua politica economica enfatizza il tema del controllo, ma ora è necessario adottare nuove strategie. La Cina si trova quindi costretta ad attuare una politica di ‘soft power’ per poter affrontare un rivale forte come gli Stati Uniti”.

Se Pechino vuole accrescere il suo potere finanziario, “questo richiede da parte sua continui progressi nell’apertura dei suoi mercati finanziari, oltre all’internazionalizzazione del renminbi. Vi è inoltre l’opportunità di non poco conto di rafforzare lo status del renminbi come valuta di riserva globale, dal momento che è in corso un dibattito sulla leadership effettiva del dollaro USA, considerati gli ampi deficit delle partite correnti e fiscali americani. I depositi di renminbi in vari hub finanziari offshore sono cresciuti in maniera costante all’inizio del decennio. In seguito, si è verificato un gravoso calo che ha avuto il suo picco nel 2015, mentre negli ultimi anni si è registrata una crescita piuttosto contenuta. Il percorso di internazionalizzazione del renminbi si lega alla riforma del mercato finanziario interno e all’aumento degli investimenti nelle obbligazioni onshore cinesi e nei mercati azionari. Aumentando il suo potere finanziario, come il suo rivale americano, la Cina potrà disporre di mercati finanziari meno isolati dagli eventi mondiali e maggiormente legati alle logiche del mercato”.

L’analista sottolinea che “le principali imprese tecnologiche cinesi storicamente hanno evitato le Borse cinesi vista la volatilità del mercato azionario nazionale domestico. Molto probabilmente la nuova politica sulla quotazione dei certificati di deposito cinesi sul mercato interno potrebbe incoraggiare molte delle società tecnologiche della Cina a puntare a quotazioni primarie o secondarie sulle Borse domestiche. Questo consentirà agli investitori basati in Cina di beneficiare dell’esposizione nell’area più dinamica della sua economia collocando al contempo queste imprese più lontano dalla portata di potenziali rivali geopolitici. Il lancio dello Science and Technology Innovation Board spinge le aziende tecnologiche a quotarsi in Cina. Si prevede inoltre che le tempistiche per il processo di quotazione saranno ridotte. Il sistema è inoltre caratterizzato da regole simili al mercato statunitense del Nasdaq, allo scopo di attrarre investitori internazionali. Gli strumenti utilizzati contro le aziende tecnologiche ZTE e Huawei riguarderanno anche i le realtà leader cinesi. Senza dubbio queste raddoppieranno i loro sforzi per far crescere le industrie tecnologiche della Cina”.

“Tuttavia – conclude Hart - questo potrebbe far irritare ulteriormente gli americani. Potrebbero anche aumentare i costi di capitale e operativi. Per la Cina tutto ciò potrebbe risultare spiacevole, ma potrebbe non avere alternative se vuole evitare costanti lotte di potere con gli Stati Uniti”.

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