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8/1/2011 | Roberto Abate
C’è una luce nel buio della crisi del debito sovrano di vari Paesi europei. L'economia più grande d'Europa, la Germania, sta vivendo infatti un boom. Anche se i salvataggi verso il Sud Europa, spiega Anthony Doyle, team fixed income di M&G Investments, sono la moneta di scambio per i risultati di crescita positiva e più alti standard di vita.
"Inizialmente, il deprezzamento dell'euro causato dalle preoccupazioni relative ai Paesi dell'Europa periferica ha posto le basi per un'impennata delle esportazioni tedesche. Oggi, la base di crescita si è ampliata, con i consumi e gli investimenti nazionali sempre più a sostegno della crescita. Dal nostro punto di vista se non ci fosse l'euro il marco tedesco sarebbe la più forte moneta al mondo" spiega Doyle.
"Certo, il PIL è un indicatore basato sul passato: è importante valutare anche ciò che ci stanno dicendo gli indicatori che guardano al futuro. Le indagini sulle aziende tedesche - prosegue Doyle - sono un buon punto di partenza. Nonostante le attuali condizioni avverse, gli indici relativi alle vendite e alla produzione (PMIs – Purchasing and Manufacturing Indices) della Germania, sia per il settore manifatturiero sia dei servizi, continuano a suggerire che la crescita dell’economia tedesca è continuata nel secondo trimestre del 2011. Non si tratta della crescita stellare vista all’inizio dell’anno, ma un tasso di crescita intorno allo 0,5% nel secondo trimestre non è male se si considerano i timori generati dalla Grecia. A dispetto delle preoccupazioni, l'indice IFO relativo al clima aziendale e alle aspettative suggeriscono che c'è serenità tra le imprese tedesche".
In un certo senso, quindi, la crescita della Germania è direttamente collegata ai guai dei Paesi periferici. L'euro è oggi troppo debole per la Germania, e ciò implica che l'economia tedesca è fortemente competitiva, si trova in una fase di boom e la sua inflazione ha iniziato ad accelerare. Per questo motivo la BCE ha iniziato a rivedere al rialzo i tassi di interesse e potrebbe incrementarli ancora prima della fine dell’anno.
"Ma il rovescio della medaglia della crescita tedesca è lo scarsissimo tasso di crescita in tutto il Sud Europa, causato dall'euro davvero troppo forte per queste economie assolutamente poco competitive", conclude Doyle. Per rendersene conto - fa notare - basterebbe confrontare la stime sui tassi di crescita di Fernanda Nechio, economista alla Federal Reserve Bank di San Francisco, sull'analisi della regola di Taylor, che suggerisce un tasso di riferimento della BCE di circa il 3% per i Paesi dell'Europa più forti (Germania e Nord Europa), e di circa il -3% per l'Europa periferica (paesi mediterranei).
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