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Gestore della settimana: “Emergenti, ecco dove trovare alti rendimenti”

10/7/2019 | Daniele Riosa

Carlo Putti, investment director del team fixed income di M&G, presenta le peculiarità del fondo M&G (Lux) Emerging markets income opportunities


“L’idea del fondo è quella di generare reddito e accrescere il capitale mettendo insieme azioni e obbligazioni dei Paesi emergenti, puntando a un income annuale tra il 4 e il 6 per cento”. Carlo Putti, investment director del team fixed income di M&G, intervistato da Advisoronline.it, presenta le peculiarità del fondo M&G (Lux) Emerging Markets Income Opportunities.

Quali sono le caratteristiche del fondo?
Faccio una premessa. Gli investitori si stanno muovendo sempre di più sugli emergenti essenzialmente per due ragioni: la prima è che i rendimenti dei Paesi sviluppati sono crollati e la seconda ha a che fare con il fatto che negli emergenti vi è ancora un potenziale alto di crescita. L’idea del fondo infatti è duplice: catturare e preservare il rendimento tipicamente più elevato degli emergenti, ma anche trarre vantaggio dalla crescita di questi Paesi”.

Come farlo?
“Mettendo insieme azioni e obbligazioni corporate. I bond ci permettono di catturare l’income degli Emergenti, che, guardando al current yield delle obbligazioni corporate, è di circa il 5%ed è, tra l’altro, abbastanza prevedibile: se il coupon è del 5%, a meno che la società vada in default, è certo che ogni anno otterrò un rendimento simile. Lo stesso non si può dire per le azioni, ed è proprio per questo che le utilizziamo principalmente per puntare al nostro secondo obiettivo, ossia crescita del capitale”.

Ovvero?
“Sebbene ci sia stato qualche segno di miglioramento negli ultimi anni, le azioni degli emergenti in generale continuano ad avere un dividendo abbastanza basso, molto instabile e poco prevedibile. Dipende molto dall’andamento del ciclo economico. D’altro canto però, le azioni dei Paesi emergenti hanno un forte potenziale di apprezzamento attraverso la crescita del loro prezzo. Ci sarebbe poi un’altra cosa importante da sottolineare...”.

Prego
“Già di default, mettendo insieme azioni e obbligazioni corporate, si ottiene un portafoglio molto diversificato. Le prime sono tutte in valuta locale, le seconde in valuta forte, principalmente in dollari. Inoltre, la diversificazione riguarda anche l’area geografica e il settore. Il mercato emergente equity, per esempio, è principalmente basato sull’Asia, mentre sul lato dei bond c’è molto Sud America. Come settore l’equity ha moltissimo tech, mentre l’obbligazionario emergente è incentrato sul finanziario e sull’energia”.

Quali opportunità trovate sul lato emergenti?
“I Paesi emergenti sono tipicamente soggetti a varie fasi di volatilità che il mercato spesso non è capace di prezzare correttamente. Questo porta a forti dislocazioni e di conseguenza opportunità per gestori attivi come noi. Di recente ne abbiamo viste diverse".

Qualche esempio?
“Sul lato obbligazionario, il settore energy ha visto un forte riprezzamento dal 2015 col crollo del prezzo del petrolio, e presenta valutazioni attraenti. In più, diverse società si sono adattate al nuovo prezzo del barile che è passato da 100 a 60 dollari. Queste aziende sono diventate molto più disciplinate con bilanci più in ordine rispetto al passato. In più, hanno livelli di break-even molto più bassi rispetto a quelli dei Paesi sviluppati. Una seconda area su cui puntiamo è quella del corporate high yield degli emergenti, anche considerati gli ultimi movimenti influenzati dai fatti accaduti in Argentina: in questo settore abbiamo assistito a una forte dislocazione sul mercato, che ha avuto un impatto anche su altri mercati, creando buone opportunità”.

Una in particolare?
“Stiamo sfruttando la dislocazione sul mercato cinese, in particolare sui titoli high yield del mercato immobiliare. Un mercato che di recente ha fatto molto male e che oggi offre degli spread elevati, tra i 700 e i 1000 basis point. In questo settore ci sono però dei problemi legati all’eccessiva leva e la guerra commerciale non ha di certo aiutato: per questo ci sono stati diversi default, soprattutto sui titoli emessi in valuta locale. Cerchiamo tuttavia di differenziare, consci del fatto che ci sono piccole società che andranno in default, ma anche altre solide che pagano spread molto elevati, e sono quelle su cui stiamo puntando”.

Visto il crollo dei rendimenti dell’obbligazionario avete pensato di ampliare il lato azionario? “Sì, in quest’area si possono ottenere buoni rendimenti in particolare puntando sui finanziari delle banche. Tipicamente le banche riflettono il contesto macroeconomico di ciascun Paese: il mercato ha un sentiment molto negativo sull’economia mondiale in generale e questo si riflette molto sulle valutazioni dei finanziari. Abbiamo una forte esposizione sulle banche degli emergenti che tra l’altro, rispetto a quelle del Vecchio Continente, sono meno penalizzate dai bassi rendimenti e dalle forti regolamentazioni”.

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