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Obbligazionario, prudenti soprattutto in Europa. L'analisi

9/24/2019 | Daniele Riosa

Didier Saint-Georges di Carmignac presenta la sua strategia d’investimento


“I mercati azionari hanno registrato una correzione nel corso dell’estate con gli investitori che hanno privilegiato i rendimenti a lunga scadenza in un contesto di aumento dell’avversione al rischio”. Didier Saint-Georges, membro del comitato di investimento strategico managing director di Carmignac, concentra la sua analisi sulle strategie d’investimento e spiega che “è stato quindi necessario mantenere la prudenza, a seguito della sovraperformance dei settori più difensivi, quali quelli dei beni di largo consumo e dei servizi pubblici, a discapito dei settori delle materie prime e dei titoli finanziari”.

Inoltre “i rumours legati alle trattative commerciali, le preoccupazioni per la crescita globale e lo scarso margine di azione della Federal Reserve hanno preso il sopravvento sull’ottimismo prevalente dall’inizio dell’anno. Questi elementi di preoccupazione paiono tuttavia parzialmente scontati dai mercati azionari: posizionamento ridotto degli investitori, sottoperformance dei settori ciclici da alcuni mesi. La configurazione tecnica dei mercati potrebbe lasciare intravedere un’opportunità di ripresa dei mercati azionari a discapito di quelli obbligazionari. Manteniamo pertanto un tasso di esposizione azionaria contenuto, focalizzandoci in particolare sulla struttura del portafoglio. Di conseguenza, gestiamo il beta del portafoglio evitando i titoli più rischiosi, contenendo la portata delle nostre convinzioni e riducendo l’esposizione ai titoli che registrano già valutazioni elevate, quali Worldpay”.

Ad esempio, “all’interno del settore tecnologico i nostri investimenti sono concentrati su titoli che presentano o una valutazione molto interessante, o un profilo difensivo, quali Alphabet (Google). Infatti, l’attività di motore di ricerca sta dimostrando resilienza grazie soprattutto alla posizione monopolistica dell’azienda in questo segmento. Inoltre, la monetizzazione di YouTube, Maps e Android resta molto ridotta, mentre riteniamo che YouTube potrebbe superare Facebook per numero di utenti, diventando così la piattaforma internet più promettente”.

Sul fronte obbligazionario l’analista rileva che”il rallentamento economico globale prosegue e si sta ormai propagando agli Stati Uniti. Allo stesso tempo, i rumours relativi alla guerra commerciale e alla Brexit continuano ad alimentare i timori degli investitori. In questo contesto, i rendimenti a lunga scadenza dei titoli governativi sono fortemente calati, in particolare negli Stati Uniti e in Germania. Questo movimento è accentuato dai dubbi sulla capacità delle Banche Centrali di intervenire per contrastare la debolezza dell’inflazione e della crescita. Questo rally ci induce tuttavia a essere prudenti, in particolare in Europa. Privilegiamo pertanto le strategie incentrate sulla riduzione degli spread di società europee Investment Grade. Manteniamo inoltre il posizionamento in alcuni Paesi periferici ancora interessanti, come ad esempio la Grecia. La nostra cautela nei confronti della crescita statunitense e la previsionedi cambiamento nei toni della Federal Reserve, anche tardivo, ci inducono a posizionarci nel segmento a cinque anni della curva statunitense”.

Nell’ambito del credito, “manteniamo alcune opportunità idiosincratiche, quali Pemex. Per quanto riguarda il debito emergente le future decisioni della Federal Reserve, in termini di eventuali diminuzioni dei tassi entro la fine dell’anno, saranno cruciali per questi ultimi in quanto dovrebbero consentire a molte Banche Centrali di questi paesi di ridurre i propri tassi reali che paiono eccessivi considerato il ciclo economico".

Dal lato valutario, conclude l’economista di Carmignac, “nonostante il peggioramento degli squilibri dell’economia statunitense e la previsione di una riduzione dei tassi di riferimento da parte della Fed, quest’estate il dollaro si è mantenuto solido. Questa resilienza è in gran parte dovuta al ritardo da parte della Fed nell’attuare l’allentamento della politica monetaria. È inoltre probabile che, come nel caso dello yen, quest’estate la valuta statunitense abbia beneficiato dello status di titolo rifugio di cui ancora gode, in una fase di aumento dell’avversione al rischio. Data la crescente pressione che continua a essere esercitata sulla Banca Federale degli Stati Uniti affinché annunci l’avvio di un ciclo completo di riduzione dei tassi, e in considerazione anche del forte apprezzamento del dollaro, ai livelli attuali abbiamo preferito aumentare il posizionamento nello yen per equilibrare i rischi di portafoglio”.

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