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8/2/2019
In un contesto di rischi elevati per la crescita a livello globale a causa di molti fattori come quello commerciale o relativo a Brexit, c'è cauto ottimismo per i mercati emergenti, dopo trimestri non esattamente floridi.
Secondo Maarten-Jan Bakkum, senior emerging markets strategist di NN Investment Partners: "Nel mondo emergente, il nostro indicatore di crescita è ancora vicino allo zero, confermando che nel complesso non è in peggioramento. La Cina, la più grande economia emergente, ha pubblicato numeri leggermente migliori per la produzione industriale, gli investimenti fissi e la crescita delle vendite al dettaglio. Anche l'ampia crescita del credito ha guadagnato terreno in giugno, anche se ancora lentamente, passando dall'8,3% all'8,5%. Restiamo dell’opinione che gli sforzi di stimolo da parte delle autorità cinesi porteranno a una crescita della domanda interna più robusta nella seconda metà dell'anno, compensando l’attuale debolezza del commercio estero".
Se guardiamo alle recenti mosse della Fed e della Bce in direzione espansiva, si capisce il recente aumento dei flussi di capitali verso gli emergenti, consentendo alle banche centrali di questi paesi di ridurre i tassi (o accingersi a farlo).
"Un significativo stimolo monetario dovrebbe tradursi in una crescita del credito più forte e in grado di compensare in parte la debolezza causata dall'incertezza commerciale. Le nostre previsioni di crescita per gli emergenti rimangono caute, ma la stima del 4,8% per il 2020 è notevolmente superiore al 4,4% previsto per quest'anno.Questi sviluppi hanno impattato sul posizionamento dei nostri portafogli globali sul debito dei mercati emergenti. Nel campo delle valute forti, nello specifico, preferiamo il debito societario delle imprese statali rispetto a quello sovrano" conclude Maarten-Jan Bakkum.
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