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7/11/2019 | Daniele Riosa
“L'anno scorso si è rivelato in generale un anno volatile per i mercati azionari, principalmente a causa di fattori macroeconomici quali le tensioni commerciali, le incertezze sulla solidità dell'economia globale e il nervosismo per i tassi di interesse; tutti fattori che non dovrebbero influenzare il biotech”. Tuttavia, come spiega Servaas Michielssens, CFA, PhD, senior biotechnology analyst di Candriam, “alla fine del 2018 il settore non è scampato a una correzione. In realtà, lo sviluppo e le vendite dei farmaci non hanno nulla a che fare con questi fattori, e ci aspettiamo che nel lungo periodo il settore sia trainato dai fondamentali, e questo scenario si è già in parte manifestato nella prima metà di quest’anno”.
L’esperto spiega che “i fondamentali rimangono solidi, le approvazioni di farmaci da parte dell’ente governativo statunitense hanno raggiunto un livello record nel 2018, assistiamo a una sana attività di dealing e soluzioni innovative, tra cui la terapia cellulare e genica, si stanno rendendo disponibili per i pazienti. Tutto questo, congiuntamente a valutazioni ragionevoli, ci rende ottimisti sul futuro del settore, che sarà spinto in particolare da tre fattori fondamentali. Il primo è un notevole tasso di esigenze mediche non ancora soddisfatte. Esistono oltre 7000 malattie orfane, per la maggior parte delle quali non sono disponibili cure o i trattamenti sono insufficienti, cosa che rappresenta una sfida pazzesca per il settore. Allo stesso tempo la popolazione sta invecchiando e la maggior parte delle malattie è legata all’invecchiamento, il che si traduce in una domanda sempre maggiore di soluzioni innovative”.
Ciò ci porta al secondo driver cruciale, “l'innovazione: il settore sta sviluppando le soluzioni innovative di cui abbiamo così tanto bisogno. Il terzo fattore è invece legato ai costi: queste soluzioni innovative dovrebbero essere collocate sul mercato a un prezzo adeguato. Questo è stato per lungo tempo oggetto di dibattito e ha causato un certo grado di pressione sul settore. In realtà, i farmaci innovativi e di buona qualità continuano a vantare un discreto potere monopolistico di fissare i prezzi, e ci aspettiamo che i prodotti unici che effettivamente sono d’aiuto per i pazienti non cesseranno di seguire tale modello. Numerosi segmenti del settore presentano ottime opportunità, dal momento che si osserva un elevato grado di innovazione in molte aree patologiche, in aziende di diverse capitalizzazioni di mercato e appartenenti a diverse aree geografiche. Lo sviluppo di farmaci è tuttavia un processo rischioso, e la valutazione di questi rischi è cruciale. Alcuni sono intrinseci e non possono essere evitati, come qualche raro effetto collaterale, che potrebbe manifestarsi solo quando il farmaco viene testato su una popolazione più ampia”.
“È fondamentale mettere in relazione il profilo di rischio di una società con una ponderazione appropriata del portafoglio per poter creare un portafoglio ben bilanciato, in grado di controllare i rischi, ma allo stesso tempo di sfruttare il potenziale di crescita”, conclude Michielssens.
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