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Mercato russo, ecco come le sanzioni lo strangolano

5/28/2019 | Luca Guerrasio

Secondo l'analisi di East Capital il rublo è più debole di quanto sarebbe stato senza le sanzioni


Il mercato russo è sotto la lente d’ingrandimento di analisti ed investitori.
In molti si domandano quanto abbiano pesato le sanzioni sulle valutazioni russe.

 A questa domanda ha provato a dare una risposta Jacob Grapengiesser, Partner, Head of Eastern Europe di East Capital. 

“Crediamo che due osservazioni siano particolarmente importanti. Per prima cosa occorre evidenziare come il rublo è più debole di quanto sarebbe stato senza le sanzioni. Vale la pena ricordare che oggi la correlazione tra il tasso di cambio e la quotazione del petrolio è minima, grazie alla norma di bilancio introdotta nel 2017 che impone la conversione in dollari dell’eccesso di entrane derivanti dalla tassazione del petrolio e l’accantonamento degli stessi nel fondo di bilancio.
In secondo luogo "i premi per il rischio azionario sono molto elevati perché gli investitori stanno applicando uno 'sconto russo' ancora più elevato rispetto a prima".

L'esperto ritiene che "uno dei metodi più intuitivi per valutare l'impatto del sell-off legato alle sanzioni sia confrontare le valutazioni con lo spread dei CDS, ossia il rischio di credito sottostante all'investimento nel paese. Confrontando il rapporto prezzo-utili futuro per un paniere di titoli domestici rispetto allo spread dei CDS invertito gli spunti sono diversi".

La prima osservazione interessante è "che l'attuale spread dei CDS a 5 anni per la Russia è ora inferiore all'inizio del 2014, prima delle sanzioni e del crollo del petrolio, vale a dire che il rischio di default della Russia è effettivamente diminuito da allora.
In secondo luogo, possiamo osservare che, nonostante lo spread dei CDS non abbia subito variazioni per tutto il 2018, le valutazioni sono calate del 31% dai massimi di novembre 2017".

"Stando alle nostre previsioni - prosegue l'economista - nel corso del prossimo anno, dovrebbe ulteriormente svanire la paura delle sanzioni. Ciò induce a suggerire un ritorno ai fondamentali e un rimbalzo delle valutazioni fino almeno ai massimi del 2018, quindi una prolungata sovraperformance del mercato azionario russo. Detto questo, non escludiamo il rischio di qualche evento negativo che riporterebbe immediatamente sul tavolo un pacchetto di sanzioni".

"Il principale 'cigno grigio' - sottolinea l'esperto di East Capital - che stiamo seguendo con attenzione in questo momento, è l'attività russa in Venezuela. Infine, vale la pena notare che l'analisi di cui sopra si applica principalmente ai titoli russi che sono tipicamente fuori dal benchmark e/o ricoprono posizioni di sovrappeso significative all’interno delle nostre strategie. In effetti, i titoli del comparto oil & gas hanno beneficiato dei flussi in entrata stimolati da un rublo debole e dagli elevati prezzi del petrolio e non hanno subito un declassamento così significativo".

"Investire in Russia, seguendo l’indice, potrebbe tradursi in un’esposizione al petrolio e al gas fino al 58%, ed è per questo che ci aspettiamo che il fenomeno della rivalutazione risulti estremamente positivo per gli investitori attivi”, conclude Grapengiesser. 

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