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5/24/2019 | Luca Guerrasio
Oggi sui mercati si susseguono fasi di acquisto e di vendita.
E’ lecito domandarsi se il riacuitizzarsi delle tensioni fra Washington e Pechino spegnerà le speranze di crescita in un contesto di inflazione contenuta e di attendismo delle Banche Centrali.
Quali sono i vari scenari che si potrebbero delineare?
A questa domanda risponde Ann-Katrin Petersen, vice president, Global Economics & Strategy di Allianz Global Investors spiegando che "si potrebbero porre in essere due scenari: uno costruttivo ed uno pessimista".
Nello scenario costruttivo:
• "La politica monetaria sarebbe caratterizzata da una linea più paziente delle Banche Centrali, soprattutto della Fed, che comporterebbe una temporanea sospensione del processo di normalizzazione di tassi di interesse e bilancio. Nel 2018, dal “QE” (quantitative easing) si è passati al “QT” (quantitative tightening) e ora al “QP” (quantitative pause)
• L’attività economica risulterebbe in crescita sostenuta dall’aumento - o dalla proroga - delle misure di sostegno. Ciò comporterebbe, almeno nell’immediato, un abbassamento dei rischi di recessione
• La politica registrerebbe una, almeno temporanea, tregua tra Stati Uniti e Cina in occasione del G20 che si terrà a Osaka il 28 e 29 giugno. Un accordo aiuterebbe il settore manifatturiero, orientato all’export, a uscire dalla fase di debolezza
• Gli investitori, che dal sell-off del quarto trimestre 2018 si sono tenuti alla larga dai mercati azionari, potrebbero tornare in campo".
Nello scenario pessimista:
• "La politica monetaria sarebbe caratterizzata da un comportamento più cauto delle grandi Banche Centrali che, comunque, continuerebbero a normalizzare la politica monetaria. I dati economici continuerebbero a migliorare, la Fed riprenderebbe ad alzare i tassi sui Fed funds fino al livello “neutrale” appena inferiore al 3,00% (anche se non immediatamente). I mercati obbligazionari resterebbero, quindi, spiazzati e le condizioni finanziarie diverrebbero più restrittive
• L’attività economica sarebbe caratterizzata da dati che resterebbero eterogenei e i rischi di downside di fine ciclo sarebbero elevati
• La politica evidenzierebbe uno scoraggiamento derivante dalle incognite quali: la guerra commerciale, la Brexit e la situazione in Medio Oriente
• Le valutazioni rispetto ai fondamentali, diverse asset class rischiose (come azioni USA e corporate bond) presenterebbero ancora valutazioni onerose. I fattori tecnici indicherebbero una vulnerabilità ad eventi imprevisti”.
Sia negli USA che in Europa la pubblicazione dei risultati del primo trimestre è stata caratterizzata da minori revisioni al ribasso delle stime e una sufficiente crescita dei ricavi.
A fronte dell'attuale scenario l'analista si chiede quali saranno le implicazioni per le decisioni di investimento.
“La politica monetaria più “dovish” sosterrà gli asset rischiosi. Nell’immediato, tuttavia, sembrano possibili due gli scenari:
1. Un calo dei rischi politici imminenti e una ripresa dopo qualche ritardo del ciclo di inasprimento della Fed con un conseguente rimbalzo degli asset rischiosi grazie al miglioramento dei dati macroeconomici
2. Un’ instabilità politica comporterebbe un ribasso degli asset rischiosi causato da notizie poco incoraggianti".
Per l'esperta non è ancora chiaro cosa accadrà e - a suo avviso - "sarebbe opportuno diversificare i portafogli e adottare un assetto tatticamente neutrale sugli asset rischiosi nell’ambito di un approccio multi-asset, con una selezione titoli attiva come ulteriore fonte di reddito”.
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