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Ethenea, non è il momento di vendere

5/14/2019 | Redazione Advisor

Christian Schmitt, portfolio manager del fondo bilanciato Ethna-Dynamisch, individua due motivi, ecco quali


“Se vi state chiedendo se sia arrivato il momento di vendere, dopo il rally azionario di inizio anno, bene, la risposta è no!”, così Christian Schmitt, portfolio manager del fondo bilanciato Ethna-Dynamisch, della scuderia Ethenea. “Questo per due motivi. Il primo è empirico: statisticamente, forti movimenti dei prezzi su un orizzonte di tre mesi tendono a essere seguiti da rendimenti superiori alla media nei successivi 6-12 mesi. Il secondo riguarda lo scenario di mercato”. 

 

“Certamente una piccola correzione a breve termine è possibile”, prosegue il gestore, “e i partecipanti al mercato in questo caso la definiscono una correzione sana. Mediamente, però, non si tratta di una correzione tale da giustificare un riposizionamento del portafoglio”. 

 

Secondo Schmitt, anche il celebre detto “sell in May and go away” (vendi in maggio e taglia la corda) in questo caso non va preso alla lettera: è vero che di solito i mesi estivi sono quelli più deboli in termini di rendimenti azionari, ma ci sono altri elementi molto più rilevanti che i risparmiatori dovrebbero considerare prima di prendere le proprie decisioni di investimento. “L’approccio di mercato di Ethenea cerca di prendere in esame tutti gli elementi che possono influenzare le future perfomance del mercato azionario”, spiega Schmitt, “e se mettiamo insieme tutti i dati macroeconomici, di politica monetaria, sui fondamentali, sulle valutazioni azionarie, sul mercato e sui segnali che vengono dalle altre asset class, come materie prime, valute e obbligazioni, la nostra conclusione è che vi sia ancora un contesto di mercato favorevole per le azioni. Quindi il calendario non è un motivo sufficiente per vendere in questo momento”.

 

In termini più specifici, il portfolio manager di Ethenea suggerisce di focalizzarsi su aziende con modelli di business di alta qualità e con driver di crescita strutturali, che sono presenti in qualsiasi settore e area geografica. In una prospettiva di selezione dei titoli di tipo top-down, resta la preferenza per le azioni Usa rispetto a quelle europee, che continuano a essere esposte a un elenco di possibili rischi di gran lunga maggiore rispetto a quelle americane.

 

“Detto questo, è bene comunque non sbilanciarsi eccessivamente sull’azionario”, conclude Schmitt, “e, dato che le obbligazioni denominate in euro non stanno offrendo rendimenti significativamente superiori allo zero, è consigliabile mantenere in portafoglio una buona quota di liquidità”.

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