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7/21/2011 | marco.gementi
In questi giorni la Commissione Europea sta lavorando a vari piani di ristrutturazione del debito. Le misure, più probabili, che si profilano all'orizzonte sono due: la prima, meno probabile, è forzare il default e sfidare la BCE, che sarebbe obbligata ad accettare questi bond come collaterale, a meno di contravvenire al dovere di assicurare il funzionamento del sistema monetario. La seconda è attuare un default selettivo nella speranza che abbia vita breve. Questa opzione porterebbe a una brusca riduzione degli spread, consentendo alle agenzie di rating di migliorare il giudizio nel giro di tre mesi. La soluzione a portata di mano resta comunque quella di fornire ulteriori finanziamenti alla Grecia.
Secondo Stuart Thomson, capo economista di Ignis Asset Management, nel caso si risolva la crisi greca bisognerebbe subito dopo procedere con pacchetti di aiuti all'Irlanda e al Portogallo che pretenderebbero gli stessi tipi di finanziamenti supplementari dati alla Grecia.
Questione cruciale è che le svalutazioni del debito sono necessarie a fornire uno sgravio fiscale, ma non migliorano la competitività, sono quindi essenziali riforme che puntino alla competitività e a risolvere la mancanza di crescita tra le economie.
Nei prossimi mesi, inoltre, sarà necessario prestare attenzione al deterioramento delle condizioni economiche dei paesi europei core. La combinazione del rallentamento globale nel secondo trimestre, insieme al rialzo dei tassi da parte della BCE e alla volatilità dei mercati finanziari potranno portare a un ulteriore rallentamento nei dati economici chiave.
La view di Ignis Asset Management rimane questa: la crisi del debito sovrano nell’Europa core è complessa ma gestibile almeno fino a che i politici continueranno a prolungare e a fingere. Ma nel momento in cui tutte le attività economiche dell’Europa core si avvicinano allo zero, la finzione viene meno. La mancanza di volumi e l’elevata volatilità suggeriscono che le posizioni aggressive sono rischiose, quindi continuiamo a sottopesare Grecia, Irlanda e Portogallo, così come continuiamo a mantenere posizioni di sottopeso su Italia, Spagna, Francia, Belgio e sull’Euro stesso.
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