Tempo di lettura: 2min
7/7/2011 | Marco Gementi
Secondo il commento di Hervé Lievore di AXA Investment Managers l’inflazione cinese sui prossimi dodici mesi non sarà uguale a quella dei dodici mesi appena trascorsi. Da un anno a questa parte siamo di fronte ad una forte inflazione legata alle commodity e allo stesso tempo ad un’inflazione sottostante quasi stabile, anche se minacciata da una timida accelerazione. Con la stabilizzazione degli indici globali dei prezzi alimentari dalla fine del primo trimestre, gli effetti di base saranno riassorbiti e quindi limiteranno la loro influenza sull’inflazione. Invece l’inflazione sottostante, quella core, ha molte probabilità di crescere per tre motivi.
Primo: lo shock legato alle materie prime durerà. La tendenza al rialzo ormai dura da dieci anni a questa parte, quindi nessuna strategia di copertura è abbastanza adeguata a evitare il rialzo dei costi di produzione e, qualora la produttività non migliorasse, i produttori sarebbero obbligati a riversare sui consumatori finali parte delle spese aggiuntive sostenute.
Secondo: il rapido sviluppo cinese condurrà ad un rallentamento dei premi di produttività in virtù della decrescita dei ricavi marginali e del settore dei servizi, che offriranno meno ricavi del settore manifatturiero.
Terzo: la Cina è vicina al non potere più beneficiare del cosiddetto ‘dividendo demografico’ che aveva generato una considerevole forza lavoro rispetto alla popolazione totale.
Quali saranno le mosse in termini di politica monetaria nei prossimi mesi?
Sicuramente un riequilibrio delle priorità, tra inflazione e crescita, da parte dell’autorità. Gli indicatori di riferimento segnalano che la crescita ha continuato a rallentare nel secondo trimestre, restando però alta.
Per quanto riguarda l’inflazione, gli effetti di base raggiungeranno i massimi a giugno, con un tasso tra il 5.5% e il 6%. I tassi reali sui depositi scenderanno allora a dei livelli preoccupanti (tra -2,25% e -2,75%).
Questo sarà un grande incentivo per ancorare le anticipazioni tramite un altro rialzo di 25pb dei tassi, eventualmente accompagnato da un rialzo di un mezzo punto del tasso delle riserve obbligatorie.
Passato il mese di luglio, l’attenuazione della pressione inflazionistica, in combinazione con un atterraggio morbido dell’economia cinese, spingerà la banca centrale ad adottare una politica di ‘status quo’ che, salvo imprevisti, continuerà al meno sino al cambio dei vertici politici a fine 2012. Sarebbe impensabile che le autorità cinesi prendessero dei rischi nei mesi che precederanno un avvenimento politico di tale portata.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie