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2/20/2018 | Greta Bisello
L'uscita del Regno Unito dall'Unione è stata percepita sin dal giorno del referendum come un evento destabilizzante, nella realtà dei fatti però, eccezion fatta (si fa per dire) per la portata politica della Brexit, i mercati non sono sembrati estremamente preoccupati per le conseguenze di medio termine.
Secondo Colin Morton, vice president, portfolio manager UK equity team Franklin Local Asset Management sviluppi macroeconomici più generali, come ad esempio il cambiamento della politica monetaria nel Regno Unito e più in generale in tutto il mondo, rivestono un’importanza maggiore.
Nell'eventualità in cui nel Regno Unito l’inflazione cominciasse a salire in misura significativa, ci si aspetterebbe un aumento dei tassi da parte della Bank of England, volto a limitare le pressioni inflazionistiche. Questo evento potrebbe costituire un rischio di medio termine più elevato per le azioni britanniche. Queste prospettive prudenti potrebbero gravare sugli utili delle società britanniche a media e ad alta capitalizzazione i cui utili sono generati all’estero in dollari statunitensi. Di conseguenza, alcuni di questi titoli potrebbero diventare meno interessanti con il passare del tempo. Un irrigidimento delle condizioni del credito dovuto a tassi d’interesse più elevati potrebbe limitare i potenziali utili ed eroderei flussi di cassa delle società
Sulle azioni britanniche potrebbero incidere anche fattori internazionali. La decisione della Federal Reserve di non modificare le proprie prospettive per i tassi nel 2018, che prevedono tre rialzi dei tassi d’interesse, ha provocato un calo e un indebolimento del dollaro statunitense rispetto alle principali valute.
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