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2/19/2018
Luca Tobagi, CFA investment strategist di Invesco, commenta questa primissimo inizio dell'anno che già si è dimostrato denso di avvenimenti.
L’avvio di 2018 dei mercati azionari è stato folgorante. La pagella di fine gennaio è quindi molto buona. Cerchiamo di capire, osservando la storia dei mercati finanziari, se e quanto le performance a fine gennaio siano indicatori attendibili dei risultati dell’intero anno.
Partire bene, storicamente parlando, è stata un’ottima cosa. Per l’S&P 500, con 90 anni di storia, l’evidenza è che nell’80% degli anni in cui gennaio ha chiuso positivamente, l’intero anno si è chiuso positivamente. Peggio hanno fatto i Paesi Emergenti, dove la corrispondenza fra andamento di gennaio sopra lo zero e annata positiva è più bassa: è infatti avvenuta “solo” nel 56% dei casi.
Si nota che, in modo apparentemente controintuitivo, la percentuale di anni positivi quando gennaio è molto forte, cioè con performance superiori al 5%, per alcuni importanti indici, come l’S&P 500 e il Topix, è minore di quando i rialzi sono più contenuti. Questo si può spiegare in due modi. Innanzitutto, il numero di volte in cui i rialzi in un singolo mese sono così grandi è minore, quindi il peso di un eventuale risultato negativo per l’intero anno è superiore.
In secondo luogo, alcuni degli anni con il gennaio molto forte sono stati in un passato distante e volatile, in cui i mercati hanno vissuto fasi di brusco rovesciamento (ad esempio 1929- 31, 1934 e 1946 per l’S&P, 1953, 1961-62, 1964 e 1974 per il Topix).
La conclusione da trarre non è scontata. Non possiamo escludere a priori che il 2018 possa essere un anno di rovesci sui mercati azionari. Le indicazioni storiche, tuttavia, sono favorevoli. Ricordiamo che gli anni con gennaio positivo e l’intero anno positivo non necessariamente sono stati una cavalcata trionfale di rialzi ininterrotti. È possibile assistere a qualche correzione fisiologica, soprattutto dopo un percorso pluriennale di rialzi, e poi recuperare, conseguendo un risultato positivo sull’intero anno.
Secondo Keynes, “l’espansione, non la recessione, è il momento giusto per l’austerità.”Parafrasando il grande economista britannico, è quando le cose vanno bene che è opportuno pensare a come preparare i portafogli ad affrontare eventuali fasi di turbolenza. Sempre ricordando che, con un’espansione economica in atto e una dinamica dei prezzi positiva e controllata, il contesto è favorevole alle attività finanziarie rischiose, più sensibili al buon andamento del ciclo. Tutto può succedere, ma la storia ci suggerisce che in oltre tre casi su quattro simili a oggi, l’anno borsistico si è chiuso positivamente: un segnale da non trascurare.
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