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1/16/2018 | Greta Bisello
Il rischio è l'altra faccia dell'opportunità e ogni anno può celarne di diversi. Il 2018, secondo l'Allianz Risk Barometer (realizzato da Allianz Global Corporate & Speciality) le società temono l'Interruzione di attività (al primo posto con il 42% delle risposte). Ma non solo, al secondo posto si piazza il rischio rappresentato dall'informatica e al terzo le perdite generate dai disastri ambientali. Quest'ultimo è legato a doppio filo alla paura per i cambiamenti climatici che rientra per la prima volta nella top ten.
L'analisi condotta questo anno si basa su un campione di 1911 esperti provenienti da 80 Paesi.
“Per la prima volta, l'interruzione di attività e il cyber risk hanno la stessa importanza secondo quanto emerge dall'Allianz Risk Barometer, e questi rischi sono sempre più interconnessi", afferma Chris Fischer Hirs, ceo di AGCS. “Che si tratti di attacchi come WannaCry, o più frequentemente di guasti di sistema, gli incidenti informatici sono oggi una delle principali cause di interruzione di attività per le aziende collegate in rete, i cui principali asset sono spesso i dati, le piattaforme di servizio o i loro gruppi di clienti e fornitori. Tuttavia, i gravi disastri naturali dello scorso anno ci ricordano che l'impatto dei pericoli dell’ambiente o del clima non dovrebbe essere sottovalutato. I risk manager dovranno affrontare in futuro un ambiente estremamente complesso e imprevedibile, caratterizzato sia dai rischi aziendali tradizionali che dalle nuove sfide tecnologiche".
L'Italia non si discosta dal sentimento comune e piazza al 1° posto l’interruzione di attività, indicato dal 51% (in crescita rispetto al 36% della precedente rilevazione). Al secondo posto troviamo i rischi informatici, che con il 38% guadagnano ben due posizioni, seguiti dalle Catastrofi naturali (30%).
Scala la classifica il danno reputazionale o d’immagine, che passa dalla decima alla quarta posizione nel 2018. "Sottovalutato per molto tempo, il rischio informatico è una preoccupazione crescente per le aziende italiane, così come il danno reputazionale che è una minaccia in aumento", commenta Nicola Mancino, ceo di AGCS Italia.
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