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1/11/2018 | Greta Bisello
Il 2018 sarà caratterizzato da un dollaro debole, secondo Maurizio Novelli (in foto), gestore del Lemanik Global Strategy Fund questo elemento porterà con sé non poche implicazioni: danni ai mercati azionari europei, sosterrà un recupero generale dei prezzi delle commodities in particolar modo dell’oro, continuerà inoltre a sostenere i flussi verso i mercati emergenti.
Le banche centrali dovranno rispondere all'indebolimento della divisa americana e lo faranno in maniera diversificata.
La Fed, a fronte di un elevato indebitamento del settore privato, non potrà aumentare i tassi come vorrebbe senza procurare una recessione. A sua volta, i mercati obbligazionari non si sentono sicuri a causa dello spettro inflazione (con l'attuale livello di tassi).
Il dollaro debole è tendenzialmente favorevole a una ripresa dell’inflazione poiché produce una rivalutazione delle monete dei paesi emergenti e sostiene le commodities. Un anno difficile si profila per i bonds e per il dollaro.
La Bce a sua volta vorrebbe che il dollaro si rafforzasse ma la Fed ha le mani legate e evidenza la mancanza di una strategia lungimirante, secondo Novelli infatti anche le dichiarazioni continue di voler ridurre il bilancio non servono a nulla perché non sono credibili e difatti il dollaro, che dovrebbe salire, scende.
I giapponesi preferiscono comperare euro e sempre meno dollari, e quindi meno Treasuries, con evidente irritazione della Bce e preoccupazione del Tesoro americano e la BoJ dal canto suo continua a perseguire un target di inflazione.
Il yuan si sta rivalutando contro il dollaro e sembra quindi evidente che la Cina continuerà a sottrarre flussi verso i Treasuries e quindi verso il dollaro, in una strategia finalizzata a diversificare sempre di più le proprie riserve valutarie.
La strategia di Lemanik per questo anno rimane focalizzata su dollaro debole in cedimento verso tutte le altre divise. Per questo hanno una posizione short di dollaro contro l’euro e verso Dollar Index del 25%.
Il dollaro debole a sua volta dovrebbe produrre un impatto negativo sui mercati azionari europei, in particolar modo il Dax, dove hanno una posizione short del 30%. Sull’obbligazionario americano la prospettiva rimane negativa a causa delle scelte della Fed.
L’oro persegue il suo cammino di lento ma costante rialzo, l’esposizione long del 14% è rimasta intatta lo scorso anno e potrebbe persino aumentare.
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