Tempo di lettura: 2min
11/3/2017 | Redazione Advisor
La riduzione degli acquisti mensili di bond da parte della BCE è improbabile che si traduca in un aumento degli spread. Questa è l'opinione di Deutsche Am che nella chart del week spiega che quando si parla di politica monetaria, le parole spesso sembrano più importanti delle azioni.
"La BCE ha recentemente annunciato la riduzione degli acquisti mensili di bond. La minore domanda di operazioni di acquisto da parte della banca centrale potrà portare maggiori rendimenti e premi di rischio, il che a sua volta potrebbe mettere a repentaglio una ripresa economica ancora fragile? Ne dubitiamo" si legge nella nota del gruppo.
"Guardando gli acquisti di obbligazioni della BCE e i movimenti dei premi per il rischio (prendiamo come riferimento gli spread delle obbligazioni sovrane italiane rispetto a quelle tedesche), sembra che sui mercati obbligazionari abbia avuto più effetto la comunicazione della Banca Centrale rispetto agli effettivi acquisti. Tra il 2010 e il 2012 i premi per il rischio sono aumentati, nonostante gli interventi della BCE sul mercato. Dopo il famoso detto del Presidente Draghi "fare tutto ciò che serve", gli spread sono sostanzialmente diminuiti, senza che la Banca Centrale spendesse un centesimo in titoli sovrani. Nel 2015, paradossalmente, quando la BCE ha iniziato a comprare nuovamente titoli sovrani (anche se per ragioni diverse rispetto al 2010), gli spread hanno cominciato a muoversi lateralmente e a volte si sono persino nuovamente ampliati" evidenziano gli esperti.
Il succo del discorso? Quando si parla di politica monetaria, le parole sembrano spesso più importanti delle azioni. Inoltre, il miglioramento dei fondamentali e dei rating sta dando un ulteriore sostegno al buon andamento delle obbligazioni italiane, spagnole e portoghesi.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie